Roma, 15 febbraio 2000.

Intervento di Vincenzo Simoni

Cipolletta e Veltroni: sintonie in una calda estate.

Il dott. Innocenzo Cipolletta, direttore Generale della Confindustria, al convegno su "Lavoro, cittadinanza, cambiamento sociale" promosso da "Reset" ha così sintetizzato il suo pensiero sulla riforma dello stato sociale:

"Ormai stiamo tutti meglio; in Italia siamo più ricchi dei nostri nonni e padri e la globalizzazione non ci permette di perdere competitività con le garanzie. Ciascuno si faccia il suo welfare individuale e quello collettivo sia solo residuale rivolto ai più poveri, a quelli che proprio non ce la fanno"

Ebbene, mi pare che il nocciolo duro del pensiero di Innocenzo Cipolletta sia contiguo a quello di Veltroni e identico a quello dell'area liberal dei DS. Chi non partecipa o non aderisce alla frenesia della competizione appartiene al mondo dei "più poveri" (Cipolletta), un mondo coincidente sostanzialmente con quei "settori deboli" delusi nei confronti dei governi di centro sinistra (Veltroni). I termini usati dai due (non sfruttati, non oppressi, nemmeno subalterni ma ... poveri e deboli) sono il segno di una condanna genetica; si tratta di persone da aiutare perchè pur sempre umane, ma "fuori gioco".

A Radio Radicale (sic!) Enrico Morando, responsabile nazionale per l'economia e coordinatore dell'area liberal dei DS ha attaccato la sua sinistra e Salvi in quanto essi tenderebbero a restaurare quel PCI che difendeva i settori "deboli" - sempre lo stesso aggettivo! - mentre questo DS dovrebbe sempre più rappresentare i settori "dinamici" della società individuati sbrigativamente in un certo lavoro autonomo.

Viene così irriso da una parte significativa dei dirigenti DS un percorso di sinistra di aspirazione al governo dell'economia e di fuoruscita dall'alienazione, che ha coinvolto per decenni milioni lavoratori, di studenti, tecnici, ricercatori, operatori culturali, addetti ai servizi pubblici e settori imprenditoriali con vocazione progressista e che in questi mesi riprende il cammino con un incrocio "mondiale" non solo di manifestazioni contro il liberismo globale ma di ricerche e ipotesi di settore.

Il movimento di contestazione in atto inchioda il preteso riformismo dei Cipolletta e dei liberals di contorno a quello che realmente è: una caparbia volontà di classe di imporre alla società un "percorso a ritroso".

Questo movimento obbliga anche chi non lo volesse ad uno scontro di fase con la Confindustria ma chiarisce al tempo stesso come sia impensabile qualsiasi intesa con i DS dei listini di borsa e con i piazzati nelle "privatizzazioni". Loro, per consolidate frequentazioni e per convinta appartenenza di classe solo altra cosa dalla sinistra in tutte le sue più diverse articolazioni, ma anche rispetto alle stesse aspirazioni alla sicurezza e a un diverso equilibrio, intrecciate e confuse da una profonda crisi di identità, di ampi strati del ceto medio.


Concludo: le intenzioni della Confindustra sono ben spiegate da Cremaschi nell'intervento a Liberazione del 4 giugno.

Veltroni ha cercato a mio avviso di insinuare nel dibattito una serie di carte false a partire da una discriminante tra chi ritiene e chi no opportuno "mettere in campo politiche di governo", come se esistesse davvero una vocazione di sinistra a non governare! Ed ha continuato spiegando che la "flessibilità reale perseguita da questi governi" sarebbe una "una opportunità (...) per lo stesso lavoratore", che la trasformazione dei cittadini in clienti dei servizi (quello che sta succedendo oggi con una serie di leggi ad hoc) preluiderebbe ad una riforma che muterebbe "alla radice la natura burocratica, statalista e inefficiente del vecchio stato sociale (...) che non solo deve non deve ridurre, ma estendere i diritti di cittadinanza".

Ma di che sta parlando?! Quale estensione dei diritti passa tramite la demolizione dell'edilizia sociale, il sistema di redditometri che esclude milioni di famiglie dall'asilo nido, da una residenza protetta, da una cura risolutiva?! Quale alternativa in un terzo settore gonfiato dalla demolizione e/o esternizzazione dei servizi pubblici e fondato sul lavoro precario e sottopagato?

Chi concorda con questi giudizi (siamo in tanti in tutta la sinistra e oltre la sinistra) sente comunque la necessità pressante di un confronto severo e circostanziato (deve essere pieno di fatti!) che investa tutta la società e produca però tempestivamente degli eventi visibili che diano il segno di una inversione - anche mediatica - della deriva di destra in atto

Perché non cercare di riunire in Italia, di fronte a decine di migliaia di compagni, Bertinotti, Natta, Pintor e Ingrao ... con Lafontaine e Livingstone... e provare ad invitare anche Cesare Salvi ?!

Il segretario nazionale

Aderente alla Consulta per la sinistra alternativa

Vincenzo Simoni


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