Firenze, 8 dicembre 2000.

I due giorni a Nizza.

L'Unione Inquilini con i suoi aderenti (con decine di bandiere e un grande striscione) ha partecipato a diversi eventi: ai due cortei del pomeriggio del 6 dicembre - con lo stesso percorso ma intervallati da qualche centinaio di metri - dei sindacati aderenti alla CES (circa 100.000 partecipanti) e dei movimenti, associazioni e sindacati di base e alternativi (circa 15.000); il giorno dopo distribuendosi in due gruppi, il primo nella zona intorno all'Acropolis (massiccia e grigia sede del Summit), l'altro alla manifestazione "federalista e dei comuni" (un corteo di 2000 studenti portati dal Movimento Federalista Europeo più i rappresentanti di un centinaio di comuni italiani con bande e gonfaloni.

In tal modo siamo riusciti a disporre di informazioni o sensazioni dirette su buona parte degli eventi di strada e di piazza - questo era nelle nostre intenzioni di partenza assieme alla volontà di farci vedere e riconoscere da componenti politiche, associative e sindacali diverse.

A Nizza non era possibile - e la segreteria lo aveva dichiarato per tempo con un documento - rivedere lo stesso schema di Seattle, con l'unità nella diversità di movimenti e sindacati dei lavoratori in ogni fase della contestazione. I sindacati avevano infatti deciso di manifestare un giorno solo, alla vigilia del vertice dei rappresentanti degli Stati europei. Questo per non assediare con una massa impenetrabile il Summit nel quale prevalevano gli esponenti socialisti, socialdemocratici o di centrosinistra e dunque a prescindere dall0 scarso apprezzamento del testo della Carta dei Diritti Fondamentali, indicata anche negli striscioni come un grave arretramento dei diritti sociali. La critica era espressa da quasi tutto il corteo del CES con l'eccezione di una parte dei confederali italiani che brillavano per un piatto conformismo.

Non c'è stata neppure una "contaminazione" tra i federalisti democratici e i sindacati del CES; i primi chiusi in un cinema molto elegante con multisale nel quale dialogavano soprattutto gli esponenti delle ONG - spesso con posizioni condivisibili - ma in una atmosfera assurda, nella quale non penetrava nulla della tensione esistente intorno alla sede del Summit ed era palpabile la reticenza di chi sapeva nell'esporre in sala quello che succedeva a Ventimiglia.

Lo stesso percorso del corteo federalista - che in alcune sue parti esprimeva delle speranze di democrazia autentica e di solidarietà tra i popoli ma che nel complesso era molto rituale - era stato autorizzato in una zona lontanissima dall'Acropolis, isolata dal resto della città da barriere di transenne metalliche e da robusti presidi di CRS e reparti antisommossa collegati in ogni momento dagli elicotteri.

Gli scontri: solo in una zona sono stati percepiti in tutta la loro drammaticità; nelle altre arrivavano le notizie con i cellulari o da gruppetti di giovani che erano riusciti a filtrare oltre gli sbarramenti; anche noi abbiamo avuto dei seri problemi per riunire il gruppo dell'UI; una parte della delegazione era stata coinvolta nelle cariche e tra questi anche Gianni Belli, membro della segreteria nazionale.

Avete letto sui giornali parecchio sulle contestazioni. Sono iniziate fin dalla sera precedente quando un forte gruppo si è diretto ad una delle Stazione Ferroviarie di Nizza subendo la prima carica della polizia.

L'impedimento a migliaia di persone di passare la frontiera Italo-Francese non solo bloccando un Treno ma anche con dei duri controlli al valico autostradale è stato vissuto come una grave violenza.

Un collettività impegnata socialmente e politicamente espropriata da quelli stessi diritti fondamentali che ipocritamente venivano proclamati sulla Carta - doveva reagire e lo ha fatto giustamente sia a Nizza che a Ventimiglia.

Ancora sugli scontri: si è trattato di violenza poliziesca diretta contro gruppi di giovani praticamente inermi che cercavano di avvicinarsi all'Acropolis e di opporre alle cariche della polizia un minimo di ostacolo con quello che trovavano.

Sulla politica: alcuni mesi fa noi ed altri con noi (grosse componenti sindacali) speravano che la Carta dei Diritti fosse il cuore dell'appuntamento di Nizza e che fosse possibile influire su un testo che desse sostanza alla difesa pur dichiarata della dignità umana. Speravamo anche che fosse possibile dare una barra a sinistra all'Europa influendo sulle socialdemocrazie facendo perno su Jospin. Questo non è avvenuto ed è un dato politico grave percepito a caldo da tutti coloro che hanno partecipato alle manifestazioni ma bilanciato da un'altra sensazione; che da Nizza l'Europa Sociale in tutte le sue articolazioni non esce divisa e nemmeno "delusa"; decisa invece ad incalzare in modo ancora più pressante, massivo (e con maggiore autonomia) i governi e le multinazionali di riferimento.

Questo esito era probabilmente previsto in anticipo da alcune componenti che non hanno partecipato alle manifestazioni; ci riferiamo in particolare all'assenza della DGB (i sindacati tedeschi) assenza che è stata immediatamente rilevata dall'Humanité organo del PCF. E' un aspetto di enorme complessità che riguarda il futuro di tutta l'Europa Sociale.

Qui ci fermiamo rilanciando a tutti l'invito a inviarci altre impressioni e opinioni.

AVVERTENZA

Non sappiamo se tutti i lettori conoscono la fantascienza - in particolare Philip Dick, che è stato un grandissimo scrittore in tutti sensi.

Il pezzo che vi proponiamo è in effetti un "apologo", cioè qualcosa che poteva succedere ed era giusto che succedesse. In questa forma può avere degli effetti particolari: alcuni dei partecipanti alle manifestazioni di Nizza lo hanno letto in anteprima e ... CI CREDEVANO!

L'Unione Inquilini con i suoi aderenti (con decine di bandiere e un grande striscione) ha partecipato a diversi eventi: ai due spezzoni di corteo del pomeriggio del 6 dicembre - intervallati da qualche centinaio di metri - dei sindacati aderenti alla CES (circa 100.000 partecipanti) e dei movimenti, associazioni e sindacati di base e alternativi (circa 15.000); nella mattinata del giorno successivo ha partecipato ad un evento del tutto imprevisto, alla assemblea al Palazzo dello Sport, non molto distante dall'Acropolis, massiccia e grigia sede del Summit.

A Nizza era molto difficile - e la segreteria lo aveva dichiarato per tempo con un documento - riprodurre lo stesso schema di Seattle, con l'unità nella diversità di movimenti e sindacati dei lavoratori in ogni fase della contestazione. I sindacati avevano infatti deciso di manifestare un giorno solo, alla vigilia del vertice dei rappresentanti degli Stati europei. Questo per non assediare con una massa impenetrabile il Summit nel quale prevalevano gli esponenti socialisti, socialdemocratici o di centrosinistra e dunque a prescindere dallo scarso apprezzamento del testo della Carta dei Diritti Fondamentali, indicata anche negli striscioni come un grave arretramento dei diritti sociali.

Il fatto nuovo che ha segnato lo stesso summit di Nizza si è prodotto qualche ora prima della partenza dei cortei, quando - da notizie frammentarie ma che stanno gradualmente avendo conferma - la trattativa per lo sblocco del treno a Ventimiglia si è intrecciata con la richiesta di un rapporto di massa, controllato e protetto dagli stessi aderenti ai sindacati del CES, con una delegazione dei governi "prima" della ratifica della Carta.

L'accoglimento di tale richiesta non era per niente scontata, e questo non solo per le scontate resistenze di alcune delegazioni governative (gli spagnoli, anche Chirac?) ma perché contro tale possibilità, che dava un grande prestigio all''Europa "sociale", si sono mosse altre componenti, quelle che si ritrovavano al Cinema Pathè in Rue Medecin, che si ritenevano le sole autorizzate a stabilire durante il Summit un rapporto con i governi. Una sorda resistenza era frapposta - e lo apprendiamo in queste ore - anche dai promotori del Corteo Federalista e dei Comuni del giorno dopo, voluto fortemente da Francesco Rutelli, sindaco di Roma e candidato premier del centrosinistra.

La storia di queste ore andrà scritta nel modo più approfondito perché per lo sblocco del treno e per l'accoglimento dell'assemblea di confronto (tesa a portare non solo simbolicamente a sinistra la barra della Unione Europea) devono essere intervenute oltre Amato altri esponenti del governo italiano - non solo Pecoraro Scanio! - e senza dubbio gli uomini di punta dei sindacati francesi (non ho notizie di una posizione in tal senso di Cofferati).

La notizia dell'assemblea al Palazzo dello Sport è filtrata durante il corteo (sono stato raggiunto al cellulare da Roma da una telefonata di Massimo Pasquini dal suo ufficio alla Camera ) ed ha avuto degli effetti contradditori; le posizioni critiche nei confronti della Carta sono diventate richieste di modifica in un nuovo percorso democratico; ma ha prodotto una seria divergenza tra i partecipanti al secondo spezzone del corteo - quello alternativo - tra una parte, comprendente Rifondazione Comunista, i centri sociali di Milano e del Nord-Est, Attac, i troschisti di Alain Krivine e i sindacati di base francesi, disposti a partecipare e confrontarsi con gli esponenti dei governi europei all'assemblea del giorno dopo; e gli altri, anarchici, centri sociali della Toscana, parte dei Cobas, gruppi indipendentisti come i Baschi, intenzionati a mantenere comunque l'"assedio" all'Acropolis.

La notizia dello sblocco del treno di Ventimiglia ma soprattutto dell'assemblea di confronto ha messo lo scompiglio al Cinema Pathè; non era possibile che le ONG continuassero a discutere al chiuso - in una ambiente molto elegante - mentre il cuore politico del Summit, anche se per una sola mattinata, stava da un'altra parte. Le ONG francesi, belghe e spagnole hanno deciso subito di partecipare all'assemblea del Palazzetto dello Sport. Sconcerto tra le ONG italiane, che avevano in testa un altro schema. Ho visto personalmente andare nel pallone la Francescato e molto imbarazzato, anche se non ostile, Gabaglio, presidente del CES e di origine aclista.

L'assemblea al Palazzo dello Sport.

Nella nottata, in una riunione estenuante alla sala Serge Leyrit, in via Fornero Menei, (alla quale siamo stati presenti anche noi dell'Unione Inquilini), si sono confrontate le posizioni di Alfonso Gianni (R.C.), Krivine, Cohn Bendit, Huedi Susan George (Attac), Erik Wesselius (CEO), Alexandra Wendel (FoE) con i massimi dirigenti della GCT e della CFGT, e ... ho ascoltato anche un intervento molto lucido di Oreste Scalzone - e poi tanti altri esponenti sindacali (anche Malabarba dei Cobas). Conclusione: scelti gli interlocutori (7 per il CES - 2 francesi, 1 spagnolo, 1 italiano - 2 delle ONG, 3 dello schieramento alternativo (Susan George, Alfonso Gianni, Alain Krivine) che dovevano intervenire all'assemblea.

Si è anche deciso come realizzare un severo servizio d'ordine.

Sull'assemblea avrete letto e sentito tutto: è stata trasmessa in diretta per l'Italia da Radio Popolare Network. E' stato difficile far posto a centinaia di reporter, fotografi, tv di tutta Europa e anche dopo - nel corso dell'assemblea-incontro-scontro - la loro presenza eccessiva è stata disturbante.

Per ragioni di tempo - i rappresentanti dei governi dovevano rientrare all'Acropolis - gli interventi si sono ridotti a tre, quella del segretario generale della CFGT per la CES, di Susan George per le posizioni dell' "Altra Carta", e di un esponente italiano delle ONG (Tom Benettollo dell'ARCI): accentuazioni diverse, taglio unitario.

Indiscutibile il favore dell'assemblea a Jospin che è intervenuto assieme al ministro degli esteri della Germania. Jospin si è conquistato il ruolo di guida della la sinistra europea.

Alcuni "incidenti" si sono verificati in una zona accanto a Place Garibaldi dove stazionavano gruppi di anarchici e di baschi, ma non hanno caratterizzato la giornata, anche se di molto grave e disturbante è stato l'attacco incendiario ad una sede della Banque de Paris; in ogni altra parte ha funzionato un controllo non solo della polizia ma da una componente sindacale molto decisa e molto visibile. Il resto dell'assemblea - anche per controllare meglio la situazione - ha concentrato in una unica zona tutti i compagni, con un presidio non molto distante dall'Acropolis: concordato con la Prefettura.

La manifestazione federalista e dei comuni è stata inevitabilmente e giustamente condizionata dall'avvenimento della mattinata. Rivoluzionata la regia: prima del corteo gli interventi, con un buon discorso di Cohn Bendit. Rutelli ha cercato di recuperare e in parte ci è riuscito con l'abilità di adattamento che ben conosciamo esaltando il ruolo del centrosinistra nella sua capacità di unire.

Sulla politica: alcuni mesi fa noi ed altri con noi (grosse componenti sindacali) avevano auspicato che la Carta dei Diritti fosse il cuore dell'appuntamento di Nizza e che fosse possibile influire su un testo che desse sostanza alla difesa pur dichiarata della dignità umana. Speravamo anche che fosse possibile dare una sterzata a sinistra all'Europa facendo perno su Jospin. Questo è nei fatti avvenuto ed ha del miracoloso; stanotte, di ritorno da Nizza, scrivendo a caldo queste note, sento ancora una forte emozione.

Dunque: da Nizza l'Europa Sociale in tutte le sue articolazioni non esce divisa e nemmeno "delusa"; al contrario fiduciosa nelle sue possibilità di condizionare i governi, cercando di allentare (non è prevedibile altro per il momento ma sarebbe già molto) la presa finora esercitata su di loro dalle multinazionali e dai centri finanziari europei e internazionali.

L'unico ma non trascurabile elemento di inquietudine è rappresentato dall'assenza in queste due giornate di Nizza della DGB (i sindacati tedeschi), assenza che è stata immediatamente rilevata dall'Humanité, organo del PCF. E' un aspetto di enorme rilevanza che riguarda il futuro di tutta l'Europa Sociale ma anche l'intero rapporto con la Germania che sarebbe pericoloso contrapporre al ruolo di direzione assunto dal governo francese.

Qui mi fermo rilanciando a tutti l'invito a inviare altre impressioni e opinioni.

Il segretario nazionale

Vincenzo Simoni


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