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Roma, marzo 2002 - Unione Inquilini - Segreteria Nazionale

Lettera aperta ai compagni del Sunia,
verso il loro Congresso Nazionale

In una situazione aperta, critica e anticonformista - per fortuna di tutti - nella quale i palchi diventano forum, le manifestazioni raduni di popolo, i dibattiti confrontisenza reti, mi è sembrato naturale intervenire sulle questioni che interessano le nostre organizzazioni e nello specifico sulle tesi congressuali; documento che ho "scaricato" da Internet.
Lo faccio anche se nelle vostre tesi è stato espurgato ogni riferimento alla pratica unitaria (in casi sempre più frequenti) tra Unione Inquilini e Sunia: come se non avessero alcuna rilevanza le dure vertenze negli Enti Previdenziali, le manifestazioni davanti a Montecitorio, gli sfibranti incontri con l'ANIA, fino al recentissimo importante corteo intorno alla Regione Lombardia. Pazienza.
A novembre il vostro segretario generale è venuto al nostro congresso nazionale ed ha esposto l'essenza delle posizioni che ritroviamo nelle tesi.
Sul suo intervento si è sviluppato un serrato dibattito al nostro interno che cercherò di riassumere evitando tuttavia di ripetere le nostre posizioni, che potete ritrovare e scaricare dal nostro sito Internet.
Mi limiterò a qualche considerazione su due o tre questioni dirimenti:
- che fare di fronte ad un feroce mercato delle locazioni, che almeno nelle grandi aree metropolitane non è stato affatto calmierato dalla 431/98?
- come intervenire nell'attacco al sistema di Edilizia Residenziale Pubblica con delle alternative credibili?
- come prefigurare il nuovo assetto dell'ERP ?

1) Il primo canale contrattuale sta sterilizzando il secondo e la controparte sta avanzano sempre maggiori richieste come quella della completa liberalizzazioni dei contratti ad uso transitorio, che diverrebbero la norma.

Mi domando e vi domando: dobbiamo andare ad una ricontrattazione della Convenzione Nazionale subendo tali pretese o non invece assumere un posizione unitaria che attacchi la deriva in corso e s'inserisca nel vasto schieramento di opposizione sociale che emblematicamente si sta raggruppando attorno alla difesa dell'art. 18 e che va subito oltre rivendicando l'allargamento dei diritti?
Noi saremo parte del popolo del 23 marzo, assieme ai giovani dei Social Forum e al fianco di tanti lavoratori. Auspichiamo una vostra identica posizione.
Certo questo non risolve, ma c'incoraggia.
A che cosa? A denunciare i soprusi, a portare in piazza l'infamia di canoni che vanno oltre il salario medio, a dare inizio ad una campagna incessante contro il potere assoluto delle proprietà privata.
Dove potremmo arrivare?
A vertenze che autoriducano il canone in quanto lesivo del diritto alla vita delle famiglie?
E' il massimo concepibile. Eppure che altro dovremmo fare - certo all'interno di una campagna generale perché questo è quello che va fatto!?.
Non bisogna rassegnarci, non serve prendere atto di un isolamento della questione casa, che pure esiste. E forse nemmeno è sufficiente immaginare chissà quali nuove soluzioni, che sembrano moderne e progressive, ma rischiano di non essere altro che complici del saccheggio e dei malaffare altrui.
Ecco perché ci sembra fuorviante una campagna di moralizzazione indirizzata essenzialmente all'evasione fiscale del locatore come se - una volta entrato nella correttezza - fosse socialmente accettabile ogni sua pretesa contrattuale.

2) Parte della vostra ipotesi sul futuro è agganciata ai fondi di investimento immobiliare e ai fondi pensione che potrebbero investire per l'affitto.

Per noi che siamo un organizzazione di base, "povera" di mezzi e con radicali aspirazioni di giustizia sociale, e soprattutto senza relazioni col mondo dei "fondi", la prospettiva ci è sembrata a dir poco stravagante.
Poi ci siamo interrogati e a rischio di sbagliare abbiamo sviluppato una riflessione.
Un fondo deve rendere; se si rivolge nell'investimento immobiliare deve aspettarsi un ritorno adeguato (lo scrivete anche voi nelle tesi).
Ed allora ci dite verso quali comparti immobiliari dovrebbero rivolgersi tali investitori?
Gli immobili degli Enti Previdenziali? Ma stanno in un altro processo di dismissione e di trasferimento.
O … visto che si tratta di un comparto quasi intatto, gli immobili di Edilizia Residenziale Pubblica?
Ipotesi da brivido perché implica la cosiddetta "valorizzazione" di tale patrimonio, che non potrebbe avvenire se non con la demolizione del sistema di canoni sociali e dell'impianto della 560/93.
E questo che auspicate? Vorremmo saperlo. Non diteci che sono nostre fantasie se è vero come è vero che in processi di privatizzazione dell'edilizia sociale in Germania stanno intervenendo proprio i fondi pensione americani di cui parlano con molto favore le vostre tesi.

3) Passiamo all'ERP.

Concordiamo con la vostra richiesta di un rifinanziamento pubblico dell'ERP. Certo, deve essere un'opzione forte, sulla quale si manifesta, ci si scontra con il Governo, ci si presenta davanti alle Camere.

Su questo proponiamo un'azione di massa magari coincidente con una Conferenza Nazionale sulla Casa di cui si parla da mesi ma che non sarà facile ottenere (il governo ricorda l'infausta iniziativa sulla scuola della Moratti!).

Ma se questo è l'asse portante non è pensabile alcuna acquiescenza ai processi di trasformazione privatista delle gestioni (per ora si parla di queste) del patrimonio pubblico.
Ecco una questione dirimente sulla quale è bene un definitivo chiarimento.

Noi siamo assolutamente contrari all'affidamento a S.p.A. o a Fondazioni o a strutture pubblico-private di una funzione che non sarebbe limitata alla gestione del patrimonio pubblico ma andrebbe ben oltre.
Lo prefigurano del resto i primi atti della Giunta della Regione Lombardia e purtroppo le stesse scelte in Toscana del Comune di Firenze.
E neppure possiamo convenire che al sistema di leggi sui canoni sia sostituita la contrattazione sindacale; grave retrocessione questa nel processo che porta dalle lotte ai contratti parziali, dai contratti parziali a quelli erga omnes e da questi ad una legislazione avanzata sul lavoro e sui diritti sociali.
Come si può dire che è meglio contrattare quello che già s'era ottenuto per legge?!
Misero modo di intendere la funzione sindacale quella che vede il suo sviluppo nella dilatazione delle precarietà! Ed ancora come potremmo barattare tale retrocessione con (testuale nelle vostre tesi) l'"affidamento, totale o parziale, a strutture di patronato dei sindacati dell'utenza, di tutta una serie di attività amministrative (…) che oggi gravano sui gestori" e che potrebbe portare " a una forte riduzione dei costi" ?
Ecco di nuovo riemergere quello che abbiamo subito nel quinquennio precedente in tutto il settore pubblico, con l'esternalizzazioni di funzioni cruciali, la riduzione o la maggiore onerosità delle prestazioni, la privatizzazione dei rapporti d'impiego, e, in cauda venenum, la subalternità politico-sindacale del personale dipendente da compiacenti cooperative di lavoro.
Difesa dell'esistente, allora? No davvero, ma sì alla difesa della funzioni pubbliche, per esempio con una revisione radicale dell'assetto burocratico degli IACP e dei suoi derivati.
Vogliamo confrontarsi su questo? Noi stiamo lavorando in modo appassionato sulla applicabilità della democrazia partecipativa, pensando ad un salto di qualità nelle funzioni degli organismi di autogestione, alla elettività degli organi amministrativi e così via.
Utopie? Vuol dire che siamo in questo in ottima ed abbondante compagnia.
Volente unirvi a tale ricerca? Ne saremmo entusiasti.

Cari compagni,

ci sono tante cose interessanti nelle vostre tesi; tutta la parte sul Consumo e sull'esigenza di un rinnovato movimento dei consumatori ci interessa vitalmente. Ma anche su questo terreno bisogna intenderci. Nel settore c'è di tutto; nicchie finanziate dal Ministero dell'Industria, lottizzazioni partitiche e cose più serie.
Nel nostro congresso una relazione ad hoc è stata fatta dal presidente di una delle più antiche associazioni dei consumatori; interessante e impegnativa per lo sviluppo di una controtendenza al saccheggio dei servizi pubblici, con la distorsione dei sistemi tariffari, da cui sta sparendo ogni protezione sociale e così via.
Discutiamone.

Per concludere, qualcosa che va oltre al nostro comune e quotidiano impegno.

L'Unione Inquilini ha cercato di guardare oltre; si è collegata con organismi di lotta per la casa in diversi paesi europei e di altri continenti. Fa parte di Habitat International Coalition; ha partecipato ai lavori preparatori alla Carta Europea per i Diritti Fondamentali.
Ha manifestato a Nizza con la CGIL e la CGT; siamo stati nelle tragiche giornate di Genova ma anche alla grandiosa e pacifica marcia per la pace di Perugia - Assisi e poi a Porto Alegre.
Niente è facile e sarebbe errato ogni eccessivo entusiasmo derivato dall'impatto mediatico di tali eventi.
Ci vuole lavoro, ci vogliono strutture solide e continue ma questo verrà perché ne hanno bisogno masse immense; noi con pazienza e talvolta con tanto spirito di sopportazione stiamo dentro questo movimenti dei movimenti e poco a poco si procede.

Nel sito web dell'Unione Inquilini troverete ad esempio una proposta che è stata recepita dall'Assemblea Nazionale del Social Forum Italiano (Bologna 2-3 marzo 2002): realizzare i "libri neri sul saccheggio". Leggete anche le motivazioni allegate.
L'inziativa ha una portata strategica non solo a livello nazionale; perché non vi partecipate in piena autonomia?
Disponibile alle vostre repliche, correzioni e a quant'altro, vi saluto cordialmente.

Cominciamo, compagni, a riprenderci TUTTI INSIEME quello che abbiamo perduto!

Il segretario nazionale dell'Unione Inquilini
Vincenzo Simoni


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