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“ A Santa Croce, uno sfratto dei nostri tempi”Il signor L., un anziano, pensionato e solo, sfrattato da via Ghibellina da un alloggio in uno stabile acquistato in blocco da un’immobiliare, voleva rimanere nel quartiere. Nel 1995 era riuscito a stipulare un contratto a patti in deroga per 450.000 lire/mese in via dei Macci per un piccolo alloggio, con solo wc, pavimenti sconnessi e impianto elettrico fuori norma. Ma al signor L. andava bene, perché poteva ancora incontrarsi con tutti gli amici d’infanzia. Con il proprietario, anche lui di una certa età, concorda verbalmente di poter effettuare alcuni lavori interni in modo da rendere un po’ più abitabile il quartiere: rifà il pavimento e installa un box doccia. Qualche anno dopo l’anziano proprietario, con il quale L. andava d’accordo, purtroppo muore e da allora per L. incominciano i guai perché gli eredi hanno l’intenzione di far fruttare al massimo questo “patrimonio”. Pertanto obiettivo fondamentale è liberarsi di questo inquilino! Si comincia con esosissime richieste di spese condominiali, per uno stabile abitato solo in quest’alloggio. Si richiedono ad esempio 180.000 al mese per la pulizia di una sola rampa di scale! Il signor L., che usufruisce del contributo all’affitto dal Comune di Firenze solo per queste spese si vedrebbe dimezzata l’efficacia del contributo. Inizia un contenzioso tra L. sostenuto dall’Unione Inquilini e gli Eredi. L. per non incorrere nella morosità continua a pagare e con enormi difficoltà. I proprietari – per liberarsi di questo tenace inquilino – imbocca un’altra strada: la ricerca di una inadempienza contrattuale. In tutti i contratti è stabilito che l’inquilino non può effettuare lavori interni senza l’autorizzazione scritta del proprietario. Poiché quest’autorizzazione scritta non esiste e che il defunto non può più testimoniare, potrebbe essere richiesta la risoluzione del contratto per violazione di quella clausola. E così viene fatto; queste le sequenze che portano al dramma dello sfratto: - maggio 2000 – deposito del ricorso; al signor L. non perviene l’avviso di comparizione, anche perché il suo campanello non è stato mai funzionante! - nel novembre 2002 si celebra l’udienza in assenza dell’inquilino, che non può dunque presentare delle controdeduzioni: L. viene condannato contumace, con il pagamento di tutte le spese processuali per circa 6 milioni di lire! Non solo, per garantirsi questo pagamento, la proprietà ottiene dal giudice il parziale pignoramento della pensione. Si arriva con tempi veloci alla fissazione dello sfratto con forza pubblica per il giorno 10 novembre 2003. - Nel frattempo il signor L. cerca di opporsi a livello giudiziale, chiedendo alla Corte d’Appello la sospensiva dello sfratto in attesa dell’udienza fissata nel 2004. La richiesta è stata respinta e così …. per senso di giustizia ci troviamo lunedì 10 novembre dalle ore 8.30 in via dei Macci angolo Via Ghibellina. Qui si vedrà come va a finire. Ultimissime di sabato 8 novembre 2003 : i proprietari dell’immobile in questione hanno presentata una istanza al Comune di Firenze – Edilizia Privata perché apra un procedimento teso ad “accertare” dei pericoli per la stabilità dell’immobile e nel caso procedere con ordinanza di sgombero. Ripetiamo: in questo immobile ormai ci abita solo il signor. L. Un brevissimo commento: su questo quartiere la pressione speculativa è enorme e colpisce e colpirà non solo gli inquilini ma anche i proprietari della loro sola casa, con drastiche rivalutazione delle rendite catastali, una drammatica situazione dei parcheggi, il proliferare di locali con un caos ad ogni ora del giorno e della notte. Per questo si sta gradualmente saldando un fronte di resistenza contro l’espulsione. Firenze, 7 novembre 2003. Nota redatta dall’Unione Inquilini. Per richiedere la completa documentazione: Via dei Pilastri 41 r. Tel. 055 244430 – fax 055 2342713. e-mail: unione.inquilini.fi@agora.it |
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