1. Relazione introduttiva di Vincenzo Simoni,
segretario nazionale uscente dell'Unione Inquilini
I riferimenti alla nostra storia, ai nostri ideali, alle nostre profonde aspirazioni filtrano nelle diverse parti di questo documento. Forse non sarebbe necessario ricordarli a chi da decenni milita nell'Unione Inquilini.
Ma oggi con la forte espansione e allargamento della nostra base sociale qualcosa va ridetto anche per far capire subito "dove" uno s'iscrive e magari mette a disposizione il suo tempo come attivista. Non possiamo stare insieme se non "riconosciamo" in ognuno di noi un compagno nella medesima passione civile, nella tenacia e nel rigore morale.
Queste sono le caratteristiche che fanno delle nostre stesse sedi qualcosa di diverso da uffici con schie-e di impiegate e funzionari che devono far "ciccia".
Non siamo una aggiunta ad altri sindacati, anche se dobbiamo rapidamente coprire gli stessi spazi da loro abbandonati. Non lo siamo per il volontariato che ci spinge all'impegno ma anche per le diverse posizioni di politica sindacale a cui ci ispiriamo.
Non possiamo non ricordare che per noi la demolizione dell'equo canone in cambio dei patti in deroga resta una pagina nerissima per il coinvolgimento dei sindacati inquilini con riferimento confederale; e che l'attuale legge, la 431/98 è conseguenza di quella nefasta svolta: che questa non è una "nostra" legge e nemmeno qualcosa che le somigli; ed infine che la ventilata privatizzazione dell' Edilizia Residen-iale Pubblica è operazione addirittura più ributtante (lasciatemi utilizzare tale termine) della stessa demolizione dell'Equo Canone...
Non ci adeguiamo ai cosiddetti "segni dei tempi"- anzi, non abbiamo alcuna remora a farci considerare dei conservatori visto che tale epiteto si riferisce alla strenua difesa della dignità e della sicurezza sociale dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie. Rifiutiamo lo stesso uso della parola "libertà" e dei suoi derivati (liberismo, liberalismo, liberalizzazioni ecc.) quando questi servono a camuffare il saccheggio delle risorse sociali e la prepotenza padronale nei rapporti di lavoro. Sono solo "saccheggio e prepotenza".
L'Unione Inquilini sa che cosa ha di fronte; tiene conto del quadro politico, dell'influenza di altre organizzazioni, della necessità di agire con capacità tattica, di capire anche quando è necessario ripiegare...
Ma l'Unione Inquilini non confonde - come altri - la consapevolezza delle difficoltà della resistenza all'adesione politica ad un ripiegamento che è collaborazionismo di sistema con la controparte!
Ho voluto dire questo per cercare di dare una chiave di lettura allo stesso documento.
- 1.2.3.4.5.
Si affrontano le questioni del quadro politico. Giudizio molto critico per il bipolarismo "reale" - non corrisponde a due schieramenti alternativi ma solo a potenziali alternanze con posizioni analoghe, soprattutto il liberismo nelle questioni sociali ed economiche. Diversi i due poli, ma sempre meno, su alcune libertà individuali e sulla "tolleranza".
Il gruppo dirigente dell'Unione Inquilini deve schierarsi contro il referendum elettorale e tutti gli altri referendum invitando al boicottaggio e al non voto...
6.7. Ci proponiamo di agire sul terreno della casa, in controtendenza al saccheggio della ricchezza pubblica e alla riduzione dei servizi sociali come diritti universali e al drenaggio forzato degli stessi risparmi delle famiglie. Cerchiamo di contribuire alla costruzione di un "movimento complessivo nazionale", pur coscienti delle enormi difficoltà ma anche delle sue incredibili potenzialità: dunque massima apertura, nessun settarismo. In questo senso siamo il sindacato-movimento per il diritto alla casa.
- 1.2.3.
La seconda parte entra subito nel merito delle questioni: la prima applicazione della legge 431/98 in ordine ai contratti stipulati e al fondo sociale per l'affitto, il modo in cui questo rischia di essere malamente sostitutivo dell'ERP, l'irrisoria entità degli sgravi fiscali e le nostre rivendicazioni. Le nostre valutazioni.
4. Si affronta la questione ERP, che oltre alla non spesa o spreco dei fondi residui ex GESCAL e dei proventi dalle vendite della 560/93, vede profilarsi lo stravolgimento dell'assetto proprietario e della gestione del patrimonio di ERP: la privatizzazione fino alla formula radicale delle S.p.A. L'Unione Inquilini lancia una durissima campagna di opposizione e di alternativa con una proposta dirimente negli stessi rapporti sindacali. Si presenta in modo problematico anche la forte richiesta "difensiva" di migliaia di assegnatari per l'accesso alla proprietà, assumendo la socialità e inserendola nella lotta contro la privatizzazione dell'ERP.
5. Una parte rilevante di questo passaggio è riservato alle vertenze degli inquilini degli Enti Previdenziali e delle Poste (questioni canoni e vendite) e del significato politico generale della nostra contestazione al saccheggio del patrimonio immobiliare previsto dalla Finanziaria 2000.
6. Cooperazione oggi: la deriva imprenditoriale-speculativa e le difficili controtendenze dell'Altrosettore. Ci si riferisce alle proposte dell'UI di Modena, alle esperienze di Padova e Roma, ma anche a tendenze che stanno emergendo in città del meridione (Brindisi, Catania). L'esigenza di recuperare i ritardi.
7. Immigrazione e diritto alla casa. Si indicano alcune problematiche e si propone un intervento congressuale di approfondimento. Raccordare le esperienze di alcune sedi (Padova, Livorno, Firenze, Roma, Napoli, Brindisi...).
- 1.2.3.4.5.
Vengono affrontate le questioni dell'autonomia dell'Unione Inquilini, dei suoi rapporti con i partiti politici e le istituzioni rappresentative, con Sunia, Sicet, Uniat, con i sindacati confederali, con il sindacalismo indipendente e con l' "area dell'antagonismo sociale". Si da una definizione dell'insieme dei rapporti come ipotesi di modello di fase.
-
Sono presentati alcuni tentativi di aggiornamento sulla questione casa: il peso della proprietà e l'impoverimento relativo di milioni di cittadini e l'accresciuta miseria di chi era già in condizioni di povertà e precarietà, non solo per gli alti canoni ma per una durissima politica tariffaria.
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L'evoluzione dell'Unione Inquilini dal Congresso del 1997 ad oggi è documentata con la costituzione di nuove sedi, in altre regioni e con le massicce iscrizioni di assegnatari e inquilini dei grandi enti pubblici. Fortissima è in ogni modo l'azione di difesa degli sfrattati, degli occupanti e dei senza casa. Urgente la dilatazione degli attivisti e la formazione di nuovi quadri dirigenti.
Quadro politico dominante e movimenti di opposizione
L'Unione Inquilini si è sempre misurata con il quadro politico. Per i primi 20 anni della sua storia lo ha fatto stando "dentro" l'estrema sinistra e da questa casamatta si è confrontata con il resto della sinistra e tramite la sinistra con i Governi.. Oggi questo è del tutto insufficiente non solo per i limiti, che pur esistono, dell'estrema sinistra, ma perché il pendolo istituzionale si sta attestando verso un livello minimo di partecipazione e controllo democratico, in un unico disegno che, partito con la demolizione del sistema elettorale proporzionale, rischia di concludersi con la spoliazione di molti poteri delle assemblee elettive.
Sindaci come podestà, comuni come principati, presidenti di regione come governatori, regioni come granducati; che cosa domani s'invererà nella figura del Presidente del Consiglio? Tutto questo nello schema del bipolarismo.
L'Unione Inquilini che agisce già ora si sta misurando con queste nuove condizioni. Questi appunti cercano di sistematizzare delle riflessioni provenienti da diverse esperienze delle nostre sedi in modo da offrire un quadro d'insieme e una prospettiva leggibile anche all'esterno.
- Il bipolarismo corrisponde alla consunzione di tutti i partiti di massa.
Il PdS (ultimo dei partiti di massa sopravvissuti a Tangentopoli) è oggi un'altra cosa dal partito delle sezioni e le sezioni sono sempre meno delle associazioni di iscritti identificabili per condizioni omogenee di classe. Forza Italia è un partito azienda. Gli altri interni ai due poli non sono che delle loro variabili dei due partiti maggiori e questo purtroppo vale anche per i Verdi che pur nacquero come alternativa organizzativa totale.
- La consunzione dei partiti di massa è solo in parte il "segno dei tempi".
Secondo un'analisi corrente tale drastico indebolimento deriva dal rigetto popolare del sistema politico bloccato da 40 anni di Guerra Fredda ma anche del "miglioramento" delle condizioni economiche di parti consistenti dei ceti subalterni e dall'accresciuto peso dei ceti intermedi.
Tali strati sociali uscendo dalla precarietà e consolidando la loro posizione economica avrebbero percepito non necessaria come un tempo la "protezione" dello Stato sociale.
Di conseguenza, di fronte al saccheggio dei beni e delle funzioni pubbliche non si sarebbero impegnati a resistere più di tanto. Insomma quello che sta succedendo deriverebbe da un mixing fatto di dolosa macchinazione istituzionale e di acquiescenza popolare a tali processi. E' una tesi che ha una sua forte persuasività ma che rischia nella sua unilateralità di portare alla paralisi dell'opposizione politica e sindacale.
- L'obiettivo di fondo dei due poli è chiudere la lunga fase di transizione iniziata nel 1992.
E' perseguita una stabilizzazione che può avere tre volti: un centro sinistra che accentua il suo centrismo e conquista la maggioranza (tesi estremizzata dai Democratici di Parisi); un centro destra che accentua il suo estremismo liberista (tesi estremizzata dalla lista Bonino e da parte di Forza Italia); una grande coalizione tecnocratica guidata direttamente dai poteri finanziari (ipotesi Fazio o Monti) che accelererebbe il processo di distruzione della democrazia rappresentativa (è l'autentico disegno della P2 di Licio Gelli).
- Opposizione al bipolarismo.
Sta emergendo oggi soprattutto in quella parte del Centro Destra (Forza Italia e gruppi post-democristiani) che sta tentando di ricostruire un nuovo centro erede del CAF. Il referendum elettorale che propone la soppressione della quota proporzionale ha l'obiettivo reale di impedire la riuscita di tale disegno. Per questo motivo gran parte del centro sinistra lo sostiene.
- Le differenze politiche tra i due poli sono sui tempi e modi di attuazione della scelta di fondo.
E' lo Stato "leggero", uno Stato leggero che non ha nulla a che vedere con la mitica "estinzione dello Stato" di anarchica e marxiana memoria. Il trasferimento di funzioni a soggetti non pubblici non risponde ad un'ipotesi di progressivo "meno Stato e più Società"; infatti in ogni processo di privatizzazione è stata escluso non solo l'azionariato popolare ma l'installazione all'interno delle nuove S.p.A. di strutture reali di controllo democratico.
- Quali le controtendenze e quali i problemi?
In questi anni abbiamo condiviso ogni movimento di opposizione sindacale e sociale perché noi stessi siamo parte di questo "movimento".
Le due domande cui dobbiamo rispondere potrebbero essere: a) è possibile di fronte alle "privatizzazioni di sistema" saldare la difesa delle condizioni di lavoro (salario, normative) ai bisogni sociali dei cittadini/utenti e sperimentare delle alternative di gestione? b) quale effetto sui movimenti di opposizione sindacale e sociale e sugli interessi che rappresentano dai nuovi rapporti tra R.C. e centro sinistra (sanciti dagli accordi elettorali per le "regionali") dall'eventuale inserimento di fatto (come effetto referendario di una legge elettorale tutta maggioritaria) della stessa R.C. nel Centro Sinistra?
- Che potremmo essere tutti noi tra pochi mesi?
Il nostro congresso nazionale avviene una settimana prima delle elezioni regionali e ad un mese dallo svolgimento dei referendum.
A mio avviso gli esiti di questi due appuntamenti avranno degli effetti sui modi e sui tempi di attuazione delle nostre scelte di fondo, ma non sulle scelte di fondo.
Per dirla in soldoni già con questo congresso dovremmo operare delle scelte di fase: a) se attestarci ed estenderci come un onesto e radicato sindacato degli inquilini (e non è poco!), b) se presentarci come un movimento di massa neoantagonista per il diritto alla casa, c) o se realizzare con atti di portata nazionale una sintesi di entrambe le opzioni. Cercherò di sviluppare in successione i punti 6-a e b e 7a,b e c.
6-a: una lotta generale contro le privatizzazione di sistema è pensabile solo con un accordo generale tra tutta l'opposizione sindacale (confederale ed extraconfederale) con parti significative dello schieramento politico ( da R.C. alle componenti non liberiste del Centro Sinistra) e interloquendo con chi opera nel campo dei diritti sociali (vero volontariato, oneste (?!) associazioni dei consumatori).
Propongo di incominciare da subito a mandare dei messaggi in tale senso e di dedicare una fase successiva al congresso ad un confronto sulla questione del "salario sociale e diritti dei consumatori". L'Unione Inquilini in questo confronto potrebbe ripresentare la proposta di una "alternativa alla privatizzazione o pura aziendarizzazione dell'ERP (Ater, Aler, Iacp ecc.) lanciando subito dopo il congresso una petizione nazionale tra gli assegnatari.
6-b: sono circolati in questi mesi dei documenti che dal rafforzamento del sindacalismo indipendente, collegato al movimento che si è espresso nella contestazione del vertice di Seattle e svincolato dai rapporti con R.C. , deducono l'attualità di un processo che porti alla creazione di un nuovo soggetto politico. Tale esigenza proviene da aree interne alla CUB, al Comu, ai Centri Sociali, ai Cobas-scuola e a frazioni di R.C. o ex R.C.
Mi pare che - a prescindere dalle propensioni politiche - una questione di fondo blocchi in questa fase tale progetto. E' la questione dell'ampiezza e della novità della crisi sociale che investe non solo i 12 milioni di poveri, ma una parte molto ampia di lavoratori e di famiglie che per effetto della demolizione del "salario sociale" e di una forsennata politica fiscale entrano nel campo della precarietà. Questo vuol dire cambiare linguaggio politico ma anche riferimento ideologico. Noi lo abbiamo sperimentato con l'estensione del nostro intervento sui patti in deroga, nell'ERP e nel Patrimonio degli Enti Previdenziali e Poste.
6-c: insomma questa è la fase di un movimento di massa abbastanza concreto negli obiettivi ma con un orizzonte strategico indeterminato.
Dovremmo agire e riflettere, sperimentare e teorizzare in un processo che non può essere concluso per tutta una fase storica. Questo vuol dire che il movimento tendenzialmente antagonista ma con aspetti di volta in volta trade-unionistici, socialdemocratici, corporativi, ambientalisti deve scontare una buona dose di eclettismo di alleanze politiche, di volta in volta determinate senza che questo comporti una sua crisi di autonomia.
Questa è comunque una posizione da discutere con molta attenzione al nostro interno, perché diversi settori sociali autoorganizzati si chiedono se devono semplicemente prendere atto che nelle istituzioni rappresentative - non solo per effetto delle leggi elettorali - è stata espulsa la rappresentanza operaia, dei ceti medi impoveriti, per non dire del vasto precariato e se questi strati siano condannati a rifluire sempre più e soltanto in un passivo astensionismo.
Dico questo alla luce anche di tensioni e pulsioni esistenti nel corpo sociale che tentiamo di rappresentare. E' una questione non rinviabile.
7- a, b e c: se si condivide comunque l'orientamento proposto per la fase in corso (medio periodo) dovremmo comportaci come sindacato-movimento capace di contestare e contrattare, di "occupare" e "presidiare" e di "firmare" degli accordi quand'anche non corrispondessero pienamente alle nostre opzioni.
Autonomo e al tempo stesso riaggregante; disponibile a far blocco su precise opzioni sociali con aree e rappresentanti politici di diverse formazioni che possono andare anche oltre il centro-sinistra.
Lo stiamo sperimentando, lo abbiamo fatto almeno dal 1996, quando rovesciammo la delibera CIPE sui canoni sociali nell'ERP, fino agli scorsi mesi con lo scontro/incontro sulla Finanziaria 2000, che ha registrato un nostro forte successo in termini di emendamenti sui piani di vendita del patrimonio degli Enti Previdenziali e sulle garanzie per gli inquilini di questi enti e delle Poste.
Quello che è necessario fare è esporre questo comportamento come una dignitosa e valida linea di politica sindacale non solo per noi ma per l'intero movimento di opposizione sociale.
E' questione che in questi mesi stanno dibattendo i Cobas Scuola, che hanno la responsabilità di capitalizzare qualcosa di storico. Ritengo tuttavia necessario - e con la massima urgenza - per l'intero vasto movimento di opposizione attivare un vero collegamento a rete, che sia improntato alla informazione e alla discussione e al rispetto tra tutti. Dobbiamo trasformarci, essere di nuovo curiosi, indagatori, anti-conformisti... solo così potrà scaturire da noi qualcosa di concretamente rivoluzionario.
Casa. Diritti e rovesci.
- La grande precarietà degli sfrattati e dei senza casa.
Effetti del fondo nazionale per il contributo all'affitto: chi ha cominciato a raccogliere le domande per il contributo affitto verifica una pesantezza sociale estrema. Famiglie povere, indigenti, in continua rincorsa di morosità... Una situazione non limitata agli anziani soli ma anche a coppie giovani. Ed ancora: la disoccupazione esiste, i mestieri umilissimi ci sono.
Stiamo affrontando anni davvero difficili. I 600 miliardi l'anno per il contributo all'affitto (derivati da una infame sottrazione di fondi Gescal... su questo dovremo riprendere la contestazione e contrapporvi un finanziamento derivato dall'ICI cioè dalle imposte pagate dalla proprietà!) sono comunque una miseria; nella aree metropolitane il limite delle 500 mila lire il mese di contributo per i più poveri è adeguato solo per la minoranza degli inquilini poveri con la sola disdetta per finita locazione, con un proprietario disposto a rinnovare il contratto e lo saranno probabilmente per gli inquilini poveri degli Enti Previdenziali e di alcuni comparti assicurativi. Il contributo è assolutamente insufficiente per chi deve andare sul mercato. Ogni sede dell'Unione Inquilini deve calarsi nella gestione di "bandi" con uno spirito di grande partecipazione, raccogliendo informazioni e trasformando le "disgrazie individuali" in denunce, e vertenze (con gli assistenti sociali, con gli uffici casa e quant'altro). Già ora siamo in grado di denunciare qualcosa di aberrante nel comportamento di gran parte dei Comuni, intrigati a confezionare bandi assurdi, ostici per persone normali, pieni di clausole di esclusione e di trabocchetti, molto diversi da quando da noi auspicato, cioè da uno sportello moderno di erogazione con poche ed essenziali clausole per l'ammissione (quelle del decreto del Governo e non altre!).
- No al contributo affitto come sostitutivo dell'edilizia sociale!
La linea del contributo all'affitto sottintende per molti Comuni qualcosa di aberrante; cioè il rifiuto a dare una risposta abitativa a migliaia di famiglie con punteggio un tempo "utile" per avere un'assegnazioni di alloggio di E.R.P.. E' un disegno da rigettare, e lo possiamo fare richiedendo: la preassegnazione degli alloggi già programmati, con procedure già esecutive anche se con cantieri non iniziati (questo si può fare ed è stato fatto in passato); la garanzia di mantenere il punteggio anche con il contributo per l'affitto.
Sappiamo che in molti comuni ci saranno delle resistenze (a Firenze la cosa è passata come documento ufficiale del Consiglio Comunale, ma la struttura burocratica dell'assessorato sta sabotando): la pre-assegnazione equivale ad un impegno legale a realizzare davvero i programmi di ERP! E' una linea da generalizzare? Le sedi devono verificare la loro condizione reale. Proponiamo alle sedi di lavorare "sugli" ultimi bandi: prendere i nominativi con punteggio "utile" e organizzare dei "comitati" per imporre l'attuazione dei programmi e le "pre-assegnazioni".
- Legge 431/98: una miseria per gli inquilini.
Mentre la proprietà ha tutto (liberalizzazione con il primo canale contrattuale, enormi agevolazioni e detrazioni con il secondo, accelerazione incontrollata degli sfratti), l'inquilino ha in questo caso qualcosa di insultante. Nessuna detrazione sui contratti in corso, o nel primo canale, e detrazioni solo sul concertato, cioè per pochissime centinaia di famiglie
in tutta l'Italia (sicuramente per l'anno in corso di puro decollo del canale concertato). Non solo: le detrazioni sono miserrime: 320.000 lire se il reddito complessivo non supera i 30 milioni; 160.000 se esso sta tra i 30 e i 60 milioni. In sintesi: gli inquilini nell'anno e mezzo dall'entrata in vigore della 431/98, con canoni liberalizzati, non hanno avuto alcun sostegno. Su questo terreno la nostra posizione nel confronti del Parlamento e del Governo è difficilmente definibile se non con termini insultanti.
Dobbiamo rivendicare delle detrazioni che portino a rimborsi di imposte sull'ordine di milioni di lire e non poche centinaia l'anno con l'estensione a tutti i contratti e in tutti i comuni. Per quanto riguarda gli effetti della 431/98 sul rinnovo dei contratti i primi dati dalle sedi e in particolare dalle aree metropolitane sono scoraggianti; ovviamente non rinnovano i proprietari con la "necessità" o con aspirazioni alla vendita o ad altri più lucrosi affitti; c'è un certo flusso nei nuovi contratti, qualcosa per i contratti transitori e per studenti. In sede congressuale opereremo un primo check up nazionale che ovviamente non sarà esaustivo in quanto deve entrare a regime il meccanismo del fondo nazionale. Comunque sta emergendo una tendenza della proprietà a scansare il canale concertato, a prendere tempo sui rinnovi potenziali per produrre un logoramento dello stesso impianto della 431/98 da liberare da qualsiasi residuo paravincolistico. Ed ancora, sugli sfratti: stanno arrivandoci delle notizie sconvolgenti sull'effetto perverso della sparizione delle Commissioni Prefettizie.
Il caso limite è quello di Milano con esecuzioni con preavvisi di due-tre giorni, sospetti di connivenze tra ufficiali giudiziari e avvocati della proprietà, una estrema difficoltà di costruire un movimento che contrasti tale barbarie. In conclusione, tutta la nostra organizzazione è chiamata a: 1) far resistenza agli sfratti, con un appello largo alla solidarietà di classe; 2) respingere l'ulteriore degenerazione della 431/98 imponendo la linea di "solo canale concertato" e in una fase intermedia "zero detrazioni per i locatori nel canale libero": una.linea da qui alle prossime elezioni politche.
- Nell'Edilizia Sociale vogliamo riconquistare pari dignità per tutti e respingere la privatizzazione.
- Pari dignità con le sanatorie.
Per ricondurre a normalità le vaste aree di un abusivismo di necessità, le morosità per bisogno e degrado. Non la normalità degli sgomberi, è chiaro, ma di sanatorie finalizzate al recupero di cittadinanza. E' quanto si sta realizzando grazie ad un rapporto molto positivo con la Regione Lazio. E' quanto si è cominciato a fare a Napoli, a Brindisi, a Catania... dove la difesa si coniuga con una seria contrattazione. E' quanto si manifesta invece come sofferenza e scontro a Milano, che pure ha bisogno di questo recupero di cittadinanza in enormi aree di ERP e che purtroppo trova come oppositori i dirigenti del Sunia. E' importante elevare a linea civile di grande spessore questo nostro impegno: non è solo per il diritto alla casa in un area sociale molto disgregata, ma per risalire dalla disgregazione e dal massimo di individualismo di sopravvivenza alla conquista della cittadinanza a pieno titolo, che si traduce non solo come sicurezza nel futuro abitativo ma capacità di occuparsi in prima persona della qualità della vita di interi quartieri popolari.
- Pari dignità con l'accesso alla proprietà.
In vaste aree del paese dobbiamo rispondere al desiderio di decine di migliaia di assegnatari di sottrarsi ai canoni sempre più alti e all'incertezza degli assetti degli IACP con l'accesso alla proprietà. La questione è stata affrontata nel Congresso Nazionale - Chianciano 1997 e fissata in una mozione... che non ha avuto alcuna traduzione nella prassi. La tradizione sindacale dell'UI, le posizioni contigue di R.C. e di altre parti della sinistra (ad esempio tra i Verdi) ha portato di fatto a considerare deviante tale posizione. La questione va definitivamente risolta perché - se andrà velocemente avanti la trasformazione degli IACP non solo in aziende economiche (in molti casi già definite) ma in vere e proprie S.p.A., la volontà di sottrarsi a tale disastrosa prospettiva sarà vissuta dagli assegnatari con redditi non di povertà come un'esigenza pressante, tale da tradursi in un movimento di massa.
La questione, intimamente connessa alla nostra opposizione alla privatizzazione dell'ERP è cruciale.
Teoricamente sarebbe giusto conquistare questo assetto nell'ERP:
- l'ERP esistente e futura deve essere gestita da strutture controllate dalle rappresentanze dei lavoratori dipendenti e degli assegnatari;
- la struttura dei canoni va modificata in modo da non penalizzare ingiustamente le famiglie plurireddito e in questa rinnovata stabilità va bloccata ogni vendita.
Ma che dobbiamo fare se l'ERP viene saccheggiata dalle S.p.A. e le S.p.A. assumono la proposta dei canoni già ventilata dalla Federcasa (ex Aniacap) e cioè canoni concertati per tutti e sussidio per i poveri ?
Su tale linea stanno procedendo celermente alcuni comuni della Toscana - ma tendenze simili emergono in Lombardia e nel Veneto e non sappiamo che cosa succederà nell'ANCI nazionale (presieduta dal sindaco di Firenze) dopo le elezioni regionali. Aspettiamoci il peggio. Potremmo pensare a questa linea d'azione (con delle varianti già messe in conto).
- Priorità alla campagna contro la privatizzazione.
Propongo con petizioni e presidio nelle "nostre" IACP (inizio subito, lancio al congresso, applicazione in maggio). Se la questione viene aperta in Toscana convergere TUTTI su Firenze con una fortissima manifestazione. Potremmo in questa fase unire tutti i fronti: "La privatizzazione è nemica di chi resta in affitto e di chi vuole comprare". Verifica degli effetti politici, sapendo già da ora che abbiamo contro di noi un coacervo di avidi interessi che contagiano anche gli altri sindacati degli inquilini. E' chiaro che avremmo delle difficoltà di ridefinire una linea totalmente unitaria - se la nostra campagna non producesse effetti significativi, ma bisogna partire per vincere! che comunque dovremmo essere capaci di aggiustare subito.
- Il significato delle vertenza degli inquilini degli Enti Previdenziali e delle Poste.
Soprattutto a Roma, nella quale si concentra più della metà del patrimonio immobiliare di questi enti, l'Unione Inquilini ha assunto una ruolo di organizzazione e di sintesi sindacale di un movimento di comitati che di questo aveva bisogno.
Stiamo rappresentando, in un quadro normativo non da noi voluto e scontando l'esistenza di aree spurie anche nell'inquilinato, due aspirazioni legittime: quella di mantenere delle condizioni d'affitto sopportabili per chi resta conduttore e al tempo stesso di ottenere delle condizioni di vendita non esose per chi era intenzionato all'acquisto disponendo di un modesto capitale.
Ma il tratto politico dominante e che da il segno ad una lotta in corso è un altro: è l'essersi schierati contro una operazione, non ancora sventata, di saccheggio speculativo di questo patrimonio sociale da parte di "intermediari immobiliari" non rivelati ufficialmente ma circolanti negli ambienti degli Enti e forse anche in alcuni sindacati inquilini. E' una contestazione che si collega a quella contro la privatizzazione dell'ERP, dunque di grande respiro e con la possibilità di condurre una campagna politica a tutto campo.
Nel Congresso Nazionale la volontà di contestare questa operazione sarà esplicitata con molta forza perché saremo in grado di verificare quello che sta succedendo in queste settimane.
L'Unione Inquilini in questo modo sta contribuendo ad innalzare lo scontro generale contro il disegno complessivo delle privatizzazioni-saccheggio, che è parte fondante del programma "unitario" di gran parte del ceto politico (che è non solo mandatario di altri potentati ma anche aspirante im/prenditore "senza rischio"). Ci riferiamo all'ambigua offerta di alcune centrali cooperative di farsi "intermediario immobiliare" per gli inquilini acquirenti, a cui si chiede un aggio notevole (il 50% del vantaggio dell'acquisto in blocco) oltre alla proprietà dell'invenduto e affittato ora a canoni remunerativi. E' questione di queste settimane che sarà ormai definita nella nostra fase precongressuale. Noi recepiamo un fortissima diffidenza degli inquilini a tale "offerta" e non possiamo non condividere le resistenze a prestarsi ad una operazione che spesso è collegata con delle precise cointeressenze con i "gestori" dell'attuale patrimonio (è soprattutto il caso dell'INPDAP in diverse regioni).
- Quale cooperazione?
Tra la deriva liberista e i tentativi di Altrosettore.
L'Unione Inquilini ha tentato nell'ultimo triennio di accostarsi ad una realtà enorme e lo ha fatto soprattutto con la sede di Modena che testardamente ha tentato di proporre come linea nazionale la formula delle "cooperative a proprietà indivisa". Questa formula avrebbe dovuto collegare le esperienze già realizzate di autocostruzione a Bologna, Padova e Roma, rafforzate da nuovi atti legislativi nel Lazio e presentare la proposta al Comune di Catania.
Si sarebbe dovuto tenere conto di un interesse all'autocostruzione nell'area dell'autoorganizzazione e in autentici gruppi di volontariato (anche cattolici). Avremmo dovuto valorizzare l' Altrosettore (propongo questo termine). Non lo abbiamo ancora fatto soprattutto per carenze di impianto nazionale che dobbiamo sanare in questi mesi.
E' importante esaltare anche il "poco e buono" che esiste perché è un segno di opposizione al "molto e cattivo" che oggi prevale e che cerca di co-saccheggiare quello che finora non ha potuto e cioè l'ERP e il patrimonio degli Enti Previdenziali. La campagna per la riaffermazione della socialità dell'ERP potrebbe coincidere con un confronto ampio con l'Altrosettore che ci porti a decidere se ad esempio la formula della "cooperativa a proprietà indivisa" può essere recuperata come nostra linea nazionale anche per l'ERP.
Lo faremmo a caldo, non in modo accademico, cioè con delle vere contestazioni di massa.
- Immigrazione e domanda casa.
Non si può affrontare la questione in modo schematico ma tanto meno accantonarla. Questioni profondamente sentite da molti aderenti (soprattutto sfrattati) sono quelle dei sistemi di punteggio nei bandi ERP con nuclei di immigrati ai primi posti e della distorsione del mercato delle locazioni derivato dalla disponibilità a subire canoni esosissimi da parte di lavoratori immigrati. Sono aspetti in verità non nuovi nella storia del bisogno a casa; trent'anni fa si manifestavano nei confronti degli immigrati meridionali, con molti figli e condizioni di grande precarietà. Oggi la questione è più complicata perché è quasi del tutto crollato l'intervento pubblico nel settore casa e offrendo pochissimi alloggi è molto difficile superare il profondo astio degli esclusi.
L'Unione Inquilini ha affrontato finora solo in alcune città o con interventi sperimentali la questione. Ricordiamo l'esperienza di Padova (la più significativa all'interno del progetto Coralli), una consulenza rigorosa a Firenze, un orientamento coraggiosa e apprezzabile a Napoli (con una proposta che sottoporremo al Congresso), l'impegno a tutto campo della sezione di Brindisi (che agisce davvero in condizioni eccezionali con uno spirito di positiva solidarietà).
E' necessario mettere la questione rapidamente in agenda a livello nazionale e sarà bene che anche in sede congressuali si intervenga con delle anticipazioni.
E' importante assumere una posizione unitaria e nazionale anche perché altrimenti c'è il rischio che per diverse regioni ci siano normative diverse per l'accesso, per l'accoglienza, per la formazione delle graduatorie nella stessa ERP.
L'autonomia dell'Unione Inquilini e i rapporti politici, istituzionali, sindacali e associativi.
- L'autonomia dell'Unione Inquilini.
Scaturisce dalla spontaneità del volontariato di tutti gli attivisti e dei dirigenti, dalla sua indipendenza economica, dalla disponibilità di sedi proprie (in locazione!) e dalla democrazia sostanziale nella sua vita interna, nella quale in genere si vota poco, ma si discute con una totale fiducia nella genuinità delle diverse opinioni, perché esse derivano sempre da esperienze sociali di massa. Può darsi tuttavia che in un quadro di radicale bipolarismo politico e di una nostra forte espansione questo non sia sufficiente. Già lo abbiamo verificato sul piano locale, in occasione dei rinnovi dei consigli comunali, con esponenti dell'Unione Inquilini candidati in diverse liste, anche se sempre appartenenti a schieramenti di sinistra o di centrosinistra... con esiti modesti o nulli. L'Unione Inquilini nel suo statuto ha garantito la massima libertà di scelta individuale, non ha posto nessuna incompatibilità, ma deve riflettere sui problemi che possono derivare da un coinvolgimento sistematico dei suoi dirigenti in contese elettorali ad alto rischio per il prestigio di un indipendente sindacato che è al tempo stesso movimento di base. Incominciamo ad affrontare per tempo la questione, senza esiti precostituiti, ma pronti a introdurre anche a livello statutario delle più precise clausole di garanzia per la nostra autonomia. Altrimenti potremmo rimanere invischiati in una situazione politica a dir poco caotica.
- I rapporti con l'opposizione di sinistra.
E' stato essenziale nei primi 20 anni della nostra storia un originale rapporto con uomini e donne dell'area della Nuova Sinistra; lo è in questa fase il rapporto con diversi compagni di Rifondazione Comunista, quasi sempre provenienti dalla storia della Nuova Sinistra (Democrazia Proletaria in particolare). E' un flusso di nuovo volontariato sociale, non imponente, ma qualitativamente importante in Toscana, nelle Marche, Umbria, Puglia, in parte in Sicilia. Una questione da affrontare è invece il senso della proposta di Rifondazione Comunista di dar vita ad una Consulta ampia estesa a forze politiche e sociali diverse. Sarebbe interessante entrare nel merito, anche se dobbiamo rilevare che all'Unione Inquilini questa proposta non è mai arrivata. Per parte nostra saremmo disponibili a concorrere alla costituzione di un centro di lavoro politico nazionale che documenti la verità delle privatizzazioni, della demolizione delle protezioni sociali, dell'inefficacia delle authority e dei diversi garanti, ma anche del vero e del falso sul terzo settore. Forse su questa base si potrebbe arrivare non a proposte intellettualistiche o marginali ma a qualcosa di alternativo nello stato di cose presente.
- E' tempo che nuove disponibilità si manifestino anche in altre aree politiche, rosso-verdi e riformiste.
Questo perché l'Unione Inquilini si presenta ormai in molte aree del paese come il solo autentico sindacato per il diritto alla casa, assolutamente convinto dei valori fondanti della Costituzione Italiana, di quell'Articolo 3 che ha campeggiato nella nostra tessera 1998.
Del resto a livello di relazioni con i gruppi parlamentari, con consiglieri e assessori comunali e regionali, talvolta con esponenti dell'attuale Governo, questi collegamenti esistono e con risultati positivi.
Dobbiamo inoltre a stabilire rapporti anche con aree distanti dalla nostra tradizione, ad esempio con il variegato ambiente dei Democratici nei quali convivono opzioni civili da sostenere nei confronti di altre non in sintonia con i nostri obiettivi.
Ma attenzione: se l'isolamento e il settarismo non ci appartiene il rigore morale e sociale è irrinunciabile. E' bene ribadire che atti politici o amministrativi che calpestano la dignità delle persone (e il diritto alla casa è conquista di dignità) questo da noi sono - e saranno - radicalmente contestati, da chiunque provengano. In sintesi questa potrebbe essere una "linea di massa" (come si diceva qualche tempo fa!) da rendere pienamente esplicita.
- Sui complessi rapporti con il Sunia, Sicet e Uniat.
Dall'aprile del 1997 ad oggi ci sono stati incontri, rapporti epistolari, delegazioni a 4; ci si parla. Talvolta ci si accorda, con tutti o con alcuni. Ma a tutt'oggi non è stato possibile stabilire un metodo sistematico di confronto e - nel caso - di elaborazione di piattaforme comuni. In parte tale impedimento deriva da uno schema consolidato, preferito (e imposto) soprattutto dal Sunia, di presentarsi sempre come una "triplice" collegata organicamente ai sindacati confederali e caso mai di considerarci un'aggiunta tollerata... quando questo non disturba.
Ma la realtà fa spesso giustizia di tanti schemi, per l'adesione crescente dell'inquilinato alle nostre proposte e per il rafforzamento del sindacalismo indipendente che in alcuni casi assume valenza maggioritaria (oggi già si manifestano episodi di questo tipo nella scuola, nei trasporti e nel pubblico impiego). Questa tendenza è destinata ad accentuarsi se il centro sinistra non corregge radicalmente la tua tendenza liberista assumendo dei contenuti di "sinistra".
Ebbene, anche se la realtà costringesse Sunia, Sicet, Uniat a cambiare atteggiamento, cioè a accettare un rapporto costruttivo paritario con l'Unione Inquilini, non si produrrebbe comunque lo schema " tre più uno", ma quello qualitativamente diverso dei " tre e uno ".
Fuori degli schemi c'è tuttavia una questione discriminante che va affrontata subito e che diventa cartina di tornasole per i futuri rapporti sindacali: è la questione ERP.
Se Sunia, Sicet, Uniat concordassero con l'Unione Inquilini una campagna nazionale contro la privatizzazione degli IACP e per un'alternativa democratica e popolare nella gestione e nel controllo, si potrebbero determinare delle evoluzioni positive e durature nei rapporti sindacali. Se al contrario si manifestasse un atteggiamento opportunista o addirittura complice nei progetti di usurpazione rappresentati dalle S.p.A., l'antagonismo già oggi acuto nelle ex regioni rosse, trainer dell'Ulivo in variante DS, diventerebbe linea generale. Questa è una discriminante concreta sulla "linea sindacale" perché ci farebbe percepire che altre operazioni che già si intravedono, come quelle di introdursi nell'affare "Enti previdenziali" nelle vendite, nella gestione e nella costituzione di società miste, rappresentano una linea strategica irreversibile e antagonista alla nostra.
- Quali rapporti con CGIL,CISL,UIL?
Finora non ci sono formali "rapporti" con le Confederazioni; non ci sono stati incontri nemmeno interlocutori con i gruppi dirigenti nazionali; solo occasionalmente con qualche esponente provinciale. Ma l'accresciuto prestigio dell'U.I. nelle aree metropolitane e la sua quasi completa copertura nazionale corrispondono ad adesioni crescenti di inquilini iscritti anche ai sindacati confederali; questo è molto evidente in Toscana, lo sarà presto anche in Umbria e nelle Marche.
Si tratta di inquilini che stimavano da tempo la nostra organizzazione, non si riconoscevano più, nonostante il marchio di qualità confederale, nel Sunia, e che stanno decidendo ora di aderire all'U.I. con totale e matura convinzione. In alcuni casi si tratta di dirigenti sindacali e di esponenti dello S.P.I. (pensionati CGIL) che vogliono portare la legittimità della adesione all'Unione Inquilini nelle loro strutture.
E' qualcosa di interessante che va nella tendenza di scomposizione e ricomposizione sindacale che sta penetrando in un popolo di sinistra profondamente turbato. Teniamone conto, attrezziamoci in questo senso, rispondendo senza remore ideologiche alle richieste che proverranno all'Unione Inquilini !
Ma queste sono ancora considerazioni che guardano ad un aspetto della questione quella che riguarda il diritto alla casa; bisogna valutare ben altro: e cioè come una rinnovata e spesso legalizzata prepotenza imprenditoriale e dirigenziale sul lavoro dipendente produca resistenza e duro impegno sindacale in significative categorie aderenti alle Confederazioni, non ultima quelle del terziario nel quale i processi di precarizzazione colpiscono in profondità la dignità umana dei lavoratori. Insomma, c'è tutta una parte del "quadro sindacale", soprattutto periferico, che mantiene un sincero antagonismo sindacale, che va apprezzato e con la quale dobbiamo incontrarci.
- I rapporti con il sindacalismo indipendente e con l'area dell'antagonismo sociale.
- Rapporti con il sindacalismo indipendente.
Da alcuni mesi non riusciamo a partecipare alle riunioni nazionali della CUB e questo non per una scelta politica della Segreteria. Il fatto è che i ritmi della nostra attività, le campagne nazionali da noi affrontate, le necessità di alcuni collegamenti politici non sempre sono stati in sintonia (anche se non in contraddizione) con quelli della CUB. E' una situazione di cui prendono atto gli stessi dirigenti del sindacato indipendente di cui noi siamo sempre e in modo convinto parte costituente.
C'è una nostra specificità che ci fa diversi dai sindacati indipendenti dei lavoratori: noi dobbiamo avere rapporti continui di incontroscontro con gli IACP, tentare di conquistare Sindaci ed Assessori alle nostre proposte, siamo obbligati ad esigere "protezione sociale" al Parlamento e al Governo perché nel conflitto con la controparte di classe (i locatori nel settore privato) la nostra è strutturalmente più debole di qualsiasi lavoratore nei confronti del suo padrone (anche se l'indebolimento si sta drammaticamente accentuando nel mondo del lavoro non solo del settore privato ma anche in quello privatizzato e pubblico). Insomma noi non siamo in grado di condurre uno sciopero dell'affitto o la sua autoriduzione; per farlo dovremmo essere in una situazione di lotte sociali ancora più radicali di quelle degli anni 70. Un altro aspetto che complica lo stato dei rapporti con il Sindacalismo indipendente è la difficoltà (ad essere diplomatici) di concordare delle iniziative comuni nazionali.
Qualche anno fa la Segreteria Nazionale dell'Unione Inquilini propose alla CUB una petizione nelle grandi aziende per rivendicare un pieno ed efficace utilizzo dei fondi Gescal. La proposta non fu neppure esaminata e questo ha purtroppo lasciato traccia. Oggi potremmo (e lo dobbiamo fare) lanciare a tutto campo la proposta della resistenza e alternativa alla distruzione dell'ERP dentro una linea più ampia di contestazione. Ci proponiamo di investire in prima battuta tutta la CUB e di invitare una sua forte delegazione al nostro congresso nazionale. Insomma va chiusa la fase dei comportamenti paralleli (UI-CUB) e proposta una fase unitaria di azioni visibili dentro una campagna nazionale di tutto lo schieramento di opposizione sindacale e a sociale contro il liberismo e i saccheggio del patrimonio sociale. La CUB oggi propone anche a noi di confluire in un Primo Maggio 2000 di contrapposizione sociale e di anticipare il referendum con uno sciopero generale dei movimenti di base e dei sindacati indipendenti.
Si tratta di una sfida grande che merita una positiva attenzione.
- Area dell' "Antagonismo sociale" e Unione Inquilini.
Chiariamo subito: l'Unione Inquilini è antagonista alla riduzione dei diritti in "prestazioni" e dei cittadini in "clienti". Qui sta il senso profondo dell'antagonismo. Il resto è tipologia di azione e nella comunicazione - aspetti di enorme importanza che non concordati ci hanno portato spesso a episodi di rottura con chi avrebbe dovuto essere nostro vicino.
Eppure l'area antagonista è cosa più seria delle forme con cui si presenta. Sta ad esempio dentro (spesso come promotrice e trainer) una rete di comunicazioni modernissima e internazionale, capace di rapida e massiccia mobilitazione. Dispone di informazioni abbastanza capillari sulle nuove dinamiche nel mondo del lavoro e se ne occupa; si misura con coraggio con i problemi dell'immigrazione; in alcune aree geografiche dialoga con il modo politico senza reticenze. Bisogna con tutta la cautela necessaria, rivendicando la dignità della nostra iniziativa e della nostra immagine (questa è sempre un "a priori" irrinunciabile) ristabilire subito una linea di comunicazione senza dedurne ipotesi di fusioni o sovrapposizioni. Ma dall'area dell'antagonismo ci aspettiamo reciprocità. Se c'è interesse a rompere i recinti questo deve produrre nuovi e sinceri (e spesso non lo sono) approcci. Insomma oggi non possiamo andare oltre alla "comunicazione" e alla "disponibilità" a recepire ...
Sintesi di questo capitolo
Il complesso sistema di rapporti delineato deriva da qualcosa di oggettivo. L'Unione Inquilini opera in un "territorio sociale" sempre più largo; rappresenta senza casa totali, occupanti, morosi, sfrattati poverissimi, ed altri inquilini un tempo sicuri ed ora impoveriti dai canoni o costretti a svenarsi per comprare.
Ci incontriamo e organizziamo persone responsabili deluse dai grandi schieramenti politici ma non per questo rivoluzionarie ed altri che vogliono uscire da una condizione di totale precarietà ed esprimono quest'ansia con rabbia. Questo ha prodotto "duttilità" politica, articolazione organizzativa, sensibilità delle differenze. E' la nostra forza ma anche la nostra difficoltà, una difficoltà giusta, che ci impone una costante vigilanza, adesione ai tempi delle rivendicazioni, scambio continuo di pareri. Non è corretto dire che siamo in una zone di confine: stiamo al contrario coprendo una società vasta, che non è possibile omogeneizzare, anche dal punto culturale, con manifestazioni di facciata; una società per ora unificata da uno stesso grande bisogno, il bisogno di dignità e di sicurezza e che in un percorso di conquista di dignità può recuperare altri valori oggi soffocati (la solidarietà nel rispetto di ognuno).
Fonti:
CNEL 1997: "Il sistema abitativo nei paesi dell'Unione Europea". 8° rapporto. Rapporti del Censis. Osservatorio Casa del Comune di Venezia. Rapporti 1996 e..... Riguardano in particolare la situazione nelle 12 maggiori città italiane. Varie pubblicazioni dell'Aniacap-Federcasa. Ricerche del Sunia.
Attendibilità: discreta sui dati statistici, molto meno sulla valutazione degli affitti. In genere si tratta di sottostime anche nelle rilevazioni Sunia. Quasi tutte le ricerche - salvo degli aggiustamenti molto settoriali - si basano sui dati del censimento 1991. Noi dobbiamo invece cercare di ragionare sulle tendenze del decennio trascorso e disporre di un serio check up 2000.
Un dato che va aggiornato:
è quello del rapporto tra abitazioni e consistenza del nucleo familiare. E' da ritenere infatti che la riduzione dei matrimoni e ancor più delle nascite assieme all'aumento percentuale degli anziani (>65 anni) stia determinando in gran parte del paese un'enorme sottoutilizzazione degli alloggi (rapporto tra n.vani e occupanti).
Abbiamo rilevato sul campo tale situazione nei comparti dell'ERP e degli Enti Previdenziali, soprattutto in alloggi costruiti prima del 1980 (l'estrema maggioranza).
Questione: nel medio periodo (decennio 2000-2009) è prevedibile che una quota consistente delle abitazioni occupate a vario titolo si liberi in modo crescente anno per anno per decesso degli anziani occupanti.
Domanda: se e in quale misura questa tendenza possa influire sul mercato immobiliare, nel caso che il fenomeno fosse davvero consistente e non adeguatamente corretto da nuove destinazioni d'uso o da una sostituzione/occupazione da parte di inquilini o proprietari di altre nazionalità.
Che è successo nel decennio 1991-2000?
Dal censimento 1991 - patrimonio abitativo complessivo: 25.028.522 unità immobiliari. Nelle 13 principali città 4.038.624 unità immobiliari.. Abitazioni secondarie sul totale: 21,1%..
Rispetto al 1981 il processo di terziarizzazione aveva portato ad una riduzione percentuale delle unità abitative destinate ad abitazioni solo a Milano (-2,7%) e a Torino (-3,2%).
Abitazioni in affitto: nel 1990 il 20%, di cui il 5% al comparto sociale; nel 1999 il 16%, di cui meno del 4,5% al comparto sociale (fonte :Osservatorio sugli Enti Previdenziali.)
L'innalzamento degli affitti con i patti in deroga, gli ulteriori programmi dell'edilizia agevolata e convenzionata, le vendite del patrimonio residenziale pubblico e negli ultimi due anni la riduzione dei tassi per i mutui prima casa (tendenza oggi in inversione) oltre che la disponibilità finanziaria di ceti medi affluenti hanno determinato un notevole incremento percentuale degli alloggi in proprietà.
La previsione è che tale tendenza continui..
E' probabile che alla fine del prossimo decennio in Italia le abitazioni in proprietà arrivino al 90% del totale.
Le percentuali non sono però sufficienti a delineare in modo completo la situazione del comparto abitativo e nemmeno i suoi problemi. Dobbiamo riferirci infatti anche ai dati assoluti sul patrimonio esistente e sulle tendenze nel decennio 1990-2000 e soprattutto capire quale è la situazione economica di frazioni significative delle famiglie proprietarie della prima casa e di coloro che sono "costrette" all'acquisto.
Dinamiche sociali di difficile lettura.
Dobbiamo tentare di elaborare un quadro, il più possibile corrispondente alla realtà, sul processo di impoverimento di parti consistenti della popolazione per effetto del processo di riduzione del salario "sociale" e dell'intervento dello Stato sul monte interessi del debito pubblico. Nel primo caso si tratta di valutare gli effetti della progressiva sparizione del salario sociale rappresentato dai prezzi politici dei servizi alla persona, delle tariffe dei servizi all'abitazione (energia, riscaldamento, smaltimento rifiuti, acqua, telefono ecc.), dei trasporti pubblici ecc. ecc.
Nel secondo caso si tratta di valutare il significato della riduzione dei redditi delle famiglie (soprattutto di quelle con una forte presenza di anziani) per effetto della drastica riduzione degli interessi sui Titoli di Stato e addirittura per la perdita di parte del capitale impiegato in obbligazioni.
Questa detrazione di reddito che riguarda la quasi generalità delle famiglie assume una particolare gravità per milioni di inquilini passati dall'equo canone ai patti in deroga.
Si sono ulteriormente aggravate le condizioni della popolazione povera.
L'andamento del costo della vita non è correttamente rappresentato dagli indici dell'inflazione ma - in misura che dovremmo calcolare... propongo un'inchiesta - dai cosiddetti costi sociali.
Ho dei segnali preoccupanti sull'effetto di vero e proprio immiserimento che stanno avendo i continui ritocchi sulle "bollette", "tariffe" e sugli stessi "canoni sociali". Sempre di più veniamo a conoscenza di famiglie che non hanno più il telefono, che hanno staccato il riscaldamento, che rincorrono continui stati di morosità, che si rivolgono in modo angosciante all'assistenza sociale e questo non solo in aree di crisi del paese ma dove c'è "sviluppo" e arricchimento. Non è per niente vero che un atteggiamento più fiscale nei confronti di strati un tempo relativamente protetti sia stato bilanciato da una maggior protezione per i più "deboli".
Ed ancora: stanno moltiplicandosi altri stati di sofferenza: fallimenti, espropri immobiliari, sequestri del quinto dello stipendio, vere e proprie rapine degli avvocati nei confronti degli sfrattati di lunga durata... L'Unione Inquilini deve "capitalizzare" la consulenza, l'assistenza, il suo essere difensore civico, per tentare delle iniziative che "rompano" l'indifferenza metropolitana.
Dal congresso del 1997 si sono aggiunte sedi in:
tutta la Liguria, l'Umbria, le Marche, il Molise, la Sicilia (salvo Messina); altre sedi sono state costituite in Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia. Molte sedi esistono da poco, anche da pochissimo. In alcuni casi si tratta di comitati promotori. L'espansione è stata facilitata dalla conquista della rappresentatività nazionale anche a livello della contrattazione istituzionale.
La proiezione congressuale.
Si registra una forte espansione in termini d'iscritti a Milano, Pisa, Roma, Brindisi; e una buona espansione (su soglie già alte) anche a Firenze e Napoli. Notevole l'apporto dalla nuova sede di Catania.
All'espansione ha contribuito anche l'attenzione di Rifondazione Comunista alla questione casa (che nel 1997 era molto meno sistematica) ed anche una considerazione diversa di questo partito nei nostri confronti. Di fatto molti dei punti UI di nuova creazione derivano dall'interesse di militanti di RC soggettivamente già coinvolti nella questione casa. Non credo invece che ci sia un'indicazione formale di RC a costruire l'UI e questo mi sembra corretto. Un contributo notevole all'espansione territoriale dell'UI lo sta dando l'adesione al nostro sindacato di Maurilio Turchetti, già segretario generale dell'UNIAT. Le situazioni della Liguria, dell'Umbria e di Salerno sono collegate anche alla sua influenza ma si prevedono altri positivi sviluppi.
Il contributo della CUB è organica a Milano ma anche in Sicilia - l'UI a Catania è intimamente collegata alla CUB.. La situazione in Toscana è molto articolata: Firenze aveva un forte riferimento CUB che ora allentato; Sesto Fiorentino è senza collegamenti politico-sindacali, le altre sedi sono dirette da militanti di estrema sinistra in gran parte di RC e del PdCI. I settori politici di centro sinistra sono organicamente vicini all'UI solo in Abruzzo anche se vi sono discreti rapporti in diverse regioni, soprattutto nel Sud.
La base sociale dell'Unione Inquilini.
La tendenza già registrata nel 1997 si sta accentuando: tra gli iscritti sta crescendo il peso degli assegnatari dell'ERP e degli inquilini degli Enti Previdenziali e assimilabili.
Gli inquilini della grande proprietà hanno meno peso specifico rispetto al 1993-96 (fase del decollo dei Patti in Deroga), mentre è ancora cospicua la percentuale di iscritti provenienti dalla emergenza sfratti e dalla precarietà abitativa (soprattutto a Milano, Firenze, Roma).
Le questioni che hanno portato gli assegnatari e gli inquilini degli Enti ad aderire all'Unione Inquilini sono connesse da un'esigenza unificante: l'aspirazione alla sicurezza abitativa non ancora conquistata o precipitata in una condizione a rischio; sicurezza in crisi per i nuovi livelli dei canoni, per la precarizzazione dei contratti e per l'onerosità dell'acquisto dell'alloggio. Meno presente (salvo che in certe sedi meridionali e diversamente dagli anni 70-80) il mondo dei senza casa e degli immigrati che sono oggi oggetto di attenzione specifica dai "movimenti" derivati dall'Autonomia e vicini ai Centri Sociali.
Chi sono i nostri dirigenti e i nostri attivisti: sono adeguati a questa nuova Unione Inquilini?
E' materia di serio accertamento e di approfondimento congressuale. Una relazione specifica sarà presentata successivamente come parte distinta per il dibattito e per le proposte congressuali. Ricordo per titoli solo alcune questioni per illustrare quanto sia impegnativa questa parte congressuale:
- rapporto tra aumento degli iscritti e ridotto numero dei militanti-volontari ;
- limiti del volontariato in alcune grosse sedi (Milano-Roma);
- affaticamento del quadro dirigente sulla breccia da più di 20 anni (che mantiene tutto lo slancio ideale ma ...! );
- presenza massiccia di anziani tra i nostri aderenti e specifiche necessità di assistenza sindacale;
- esperienze positive di allargamento e ringiovanimento del quadro dirigente in alcune sedi.
I compagni di Milano ritengono a questo proposito urgente e attuale una strutturazione dell'Unione Inquilini basata su una autentica partecipazione degli inquilini, soprattutto per comitati omogenei. Oggi questa linea è inevitabile non solo perché è giusto in sé ma perché sta dentro la nostra trasformazione in atto con la apertura di sedi decentrate in molte città e province. E' questo del resto l'unico modo per garantirci non tanto - in questa fase - da deviazioni verticistiche, quanto da un vero e proprio collasso organizzativo a partire dalla tenuta dei compagni dirigenti.
Roma - Firenze, aprile 2000.
Vincenzo Simoni.
Indice Congresso Nazionale 2000