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Firenze: Ambiente, reddito e qualità della vita: una difficile riflessione sui voti di Firenze e della Sardegna. Vincenzo Simoni.


Ambiente, reddito e qualità della vita: una difficile riflessione sui voti di Firenze e della Sardegna.

 

Qualcuno ricorda quel Libertini (forse ancora nel PCI) che si prese un fracco di legnate dagli urbanisti per il suo “abusivismo dei poveri”?

Qualche anno fa abbiamo perso per l’Unione Inquilini la Sardegna. Carbonia chiuse, tentò Cagliari: non ressero. Venne a  Roma al seguito di una nave piena di operai disoccupati il compagno Giovanni C. era distrutto. Mi raccontava del degrado di quel distretto minerario industriale, della rovina della case popolari, della miseria crescente. Nominò Soru: “Ci sta rovinando”. Così era vissuto da lui e da tanto altro popolo l’avvio della proposta di legge paesaggistica.

A Firenze qualcosa di simile con alcune grosse diversità.

Il gruppo diessino oggi annichilito incrociava i grandi (spaventosi) lavori infrastrutturali (il treno-in città su tre direttrici dentro il centro storico, la collana di parcheggi sotterranei, il sottoattraversamento per la TAV) con : “Via le macchine dal centro storico, pedonalizzazione, piste ciclabili”.

E se i parcheggi sotterranei, molto cari, erano tutti vuoti? “Divieti di sosta nel raggio di 500 metri e multe feroci!”. E gli artigiani? E i residenti? e i professionisti? E i pendolari? Inesistenti per la grande politica.

Dicevo della diversità: Soru mi è apparso come una persona retta, un idealista. A Firenze, roba da aula di tribunale e in tribunale ci vanno, assessori e immobiliaristi.

Cosa legava allora l’abusivismo dei poveri, la rivolta delle seconde case, e i devastati dai grandi lavori?

Un ambiente urbano e urbanizzato degradato e in affanno ma consolidato da decenni.

E sul termine “consolidato” che dobbiamo soffermarci.

Chi se ne occupa e chiede prudenza e gradualità è un “conservatore”. Ebbene, io lo sono.

Mi cito: era un giovanotto e mi avvicinavo alla sinistra estrema. Conoscevo le rivoluzioni, distinguevo la violenza dei sommovimenti dai risultati consolidati. Se c’erano erano delle faticose, parziali, e contradditorie “riforme”. Non palingenesi. Ma per ottenerle bisognava esercitare una pressione immane nella (e non sulla!) società consolidata. Per questo mi convinse a metà degli anni ’70 un gruppo della nuova sinistra (Avanguardia Operaia) che indicava una linea che oggi sarebbe definita come ossimoro: “La via rivoluzionaria per le riforme”.

Mi scuso con i lettori che queste cose non le hanno conosciute! Prendetele come un flash di storia che qualcosa dice all’oggi.

L’azione accorta (non l’avventurismo dei ceti dirigenti) non è immobilismo se si sostanzia con interventi che proteggono (da nostro punto di vista) la grandi maggioranze delle popolazioni. Certo, non tutte insieme, ma quando qualcosa si fa che sia robusto. Non ci sia danno ma riassestamento e riequilibrio.

Pensate che lo dica in astratto? Sono disposto a fornire una filza di esempi per la mia città, che è appunto Firenze, anche su quella cosa vischiosa che è il sistema del traffico, della mobilità e della sosta.

Certo,ogni cosa vuole il suo prezzo e bisogna che qualcuno (classi, categorie, bilanci collettivi) lo paghi.

Flash: i parcheggi e la sosta, il loro prezzo (politico per larghe fasce!), un servizio di utilità sociale… e dunque un finanziamento che non può essere quello  del progetto di finanza.

E questo per tante altre cose che ci hanno investito. Ricordate le vendite degli alloggi degli Enti Previdenziali? Noi non lo richiedemmo ma quando il procedimento fu avviato ci battemmo perché la casa come valore d’uso fosse accessibile al minor prezzi possibile. E vincemmo e la gran massa degli inquilini era con noi.

E sulle case popolari? Non tutti hanno capito la mediazione virtuosa della mia-nostra (non unanime) proposta di condizionare l’eventuale vendita al divieto di rivendita speculativa. Eppure questo era l’entrare negli impulsi contradditori del popolo (sicurezza e/o lucro) scartando posizioni ultimative ma indirizzando un corso che può essere devastante in un alveo socialmente compatibile.

Mi sono citato. Lo fo con convinzione; è anche questo un intervento nel nostro avvio al congresso nazionale di inizio aprile.

La sinistra se è sociale e non solo “politica” deve essere organica nella vita delle “masse”, deve percepire e ragionare, ricordando le cose migliori dei nostri migliori maestri. Senza alcuna citazione vi rinvio ad alcuni passaggi contenuti in un piccolo libretto rosso che, a mio avviso mantiene una sua validità oltre le vicende di una lunga fase.

Erano sul metodo.

Vincenzo Simoni

 

 

 

 

 




Data notizia17.02.2009