Milano: Fiamme Gialle a Milano
Milano. Un vorticoso giro di denaro occultato dal Fisco, per un valore complessivo di oltre 1 miliardo e 230 milioni di euro. L’inchiesta giudiziaria, i sequestri delle Fiamme Gialle. Connessioni con gli interventi su Montecity-Santa Giulia (già Zunino). Dal Corriere Adriatico(21 ottobre 2009), Il Giornale (6 novembre 2009) , e un comunicato dell’Italia dei Diritti.
Corriere Adriatico, 21 ottobre 2009.
Bufera sulla bonifica, fondi neri per oltre 22 milioni di euro
Inchiesta Montecity, cinque arresti In carcere l’imprenditore Grossi
Milano Nuovi arresti nell’inchiesta della procura di Milano su presunte irregolarità nella bonifica dell’area Montecity-Santa Giulia, dove è sorto in parte il nuovo quartiere residenziale del gruppo dell’immobiliarista Luigi Zunino. Ieri mattina sono finiti in carcere Giuseppe Grossi, imprenditore noto nel campo dello smaltimento dei rifiuti, tre suoi collaboratori, e Rosanna Gariboldi, assessore provinciale a Pavia nonchè moglie del deputato del Pdl Giancarlo Abelli. Altre due persone sono state fermate. L’inchiesta, nata oltre un anno e mezzo fa, ha portato alla luce fondi neri per oltre 22 milioni di euro, creati sovraffatturando i costi delle operazioni di bonifica e facendo transitare i soldi su società off-shore con sede nei paradisi fiscali. Nel febbraio scorso erano finiti in carcere il legale svizzero Fabrizio Pessina, “organizzatore” e “regista” dell’attività di riciclaggio e al quale allora venne sequestrato un computer con una lista di oltre 500 clienti che avevano capitali all’estero. Insieme a lui vennero arrestati anche i due ex finanzieri Paolo Pasqualetti e Giuseppe Anastasi, per i quali si aprirà il processo con rito immediato.
Nel nuovo capitolo di indagine Grossi e tre suoi collaboratori sono accusati, insieme al legale e ai due ex militari, di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, all’appropriazione indebita, alla truffa, al riciclaggio e alla corruzione di pubblici ufficiali. Reato quest’ultimo che potrebbe portare a una nuova e clamorosa svolta nell’inchiesta. Nel provvedimento del giudice, notificato dalle Fiamme Gialle, si osserva infatti che il “sovrapprezzo” dei costi di smaltimento dei rifiuti di “almeno il 30 per cento in più (...) sembra rispondere solo alla necessità” di costituire “riserve occulte a favore di soggetti allo stato ignoti”. In più altri elementi dovrebbero arrivare da una pendrive sequestrata a Grossi, sulla quale erano stati registrati acronimi e cifre di presunti versamenti. In carcere è finita anche Rosanna Gariboldi, assessore provinciale di Pavia (in serata si è dimessa) e moglie del parlamentare del Pdl Giancarlo Abelli. Per lei l’accusa è solo riciclaggio.
Nelle pieghe delle indagini, spuntano accertamenti sui rapporti tra Grossi e Zunino, indagato per appropriazione indebita. L’immobiliarista sarebbe stato “beneficiario” di un conto svizzero sul quale sarebbero affluiti “almeno un milione di euro” sottratti proprio al gruppo Risanamento di cui Zunino era presidente. In più, il giudice ritorna di nuovo sugli orologi di lusso comprati nel corso degli anni da Grossi per un valore di quasi sei milioni e mezzo di euro, e sugli “spalloni” usati per portare denaro dalla Svizzera in Italia, circostanze queste messe a verbale dai due ex finanzieri, uno dei quali il 28 aprile scorso aveva anche parlato di presunti “versamenti a favore di Forza Italia” effettuati su richiesta dell’ imprenditore.
6 novembre 2009.
Maxi operazione della guardia di finanza: perquisite ottanta società, cento indagati. Un giro di evasione da 300 milioni Nel mirino imprenditori, commercianti e professionisti. Erano tutti nella lista dell’avvocato che riciclava i soldi di Grossi. Quando le fiamme gialle lo fermarono per un normale controllo al terminal 1 di Malpensa, il 18 marzo scorso, scoprirono di trovarsi tra le mani un piccolo scrigno dei segreti finanziari di mezza Italia. L’avvocato Fabrizio Pessina, poi finito in carcere, aveva con sè un computer. E dentro al pc, una lista di 576 «clienti». Evasori. Personaggi più o meno facoltosi che avevano affidato allo specialista i propri «risparmi», in modo da occultarli nei paradisi fiscali: Svizzera, Panama, Liechtenstein, Zurigo, Vaduz. A partire da quella lista sono iniziate le indagini del Nucleo di polizia tributaria della guardai di finanza, che ieri ha perquisito ed effettuato sequestri in 80 società sparse in tutto il territorio nazionale, per verificare la documentazione relativa a false fatturazioni per oltre 300 milioni di euro. Un centinaio gli indagati, tra cui lo stesso Pessina, e due commercialisti: Mario Merella, marito della cantante Marcella Bella, e Siro Zanoni. L’indagine è coordinata dai pubblici ministeri Laura Pedio e Gaetano Ruta, gli stessi che in queste settimane stanno lavorando sull’affare Santa Giulia e sui fondi neri del re delle bonifiche Giuseppe Grossi, anche lui tra quelli che avevano approfittato dell’abilità contabile dell’avvocato svizzero. Si tratta, in effetti, di un filone parallelo di inchiesta, dal quale è emerso un vorticoso giro di denaro occultato dal Fisco, per un valore complessivo di oltre 1 miliardo e 230 milioni di euro. Una piccola finanziaria off shore, alimentata dai soldi «fantasma» di industriali, imprenditori, commercianti e professionisti. Lo sviluppo di questo filone di inchiesta, avviato proprio dopo il sequestro del pc di Pessina, ha permesso di fare emergere un gruppo criminale con base a Milano che - attraverso società fittizie - contabilizzava costi fasulli per società italiane così da consentire la distrazione di ingenti capitali su conti esteri. Denaro che rimaneva in realtà nelle disponibilità degli imprenditori, rientrando poi in Italia grazie a una batteria di corrieri. Su ogni movimento, secondo la guardia di finanza, Pessina, Merella e Zanoni si assicuravano una provvigione del 10 per cento. I reati contestati sono associazione per delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio, dichiarazione fraudolenta con l’aggravante delle transnazionalità. Quella di Pessina era un’enorme ragnatela di clienti, estesa in tutta Italia. Per lo più, però, era in regioni come la Lombardia e il Veneto che l’avvocato svizzero poteva contare sui portafogli più ricchi. E proprio nella provincia di Milano, Pessina aveva il maggior numero di clienti: nel computer sequestrato dalle fiamme gialle, infatti, erano registrate ben 129 posizioni (qui accanto, la lista delle società perquisite ieri dai finanzieri). A seguire la provincia di Verona con 78 insospettabili clienti, quindi Vicenza con 44 posizioni e Varese (39 nomi). In realtà la mappa dei «furbetti» del Fisco copriva tutto il Paese: da Palermo e Catania (con due posizioni) a Trento (10), fino a Padova (20), Brescia (28), Piacenza (13), Modena (19), Reggio Emilia (8), Bologna (9).
"Il Giornale", 6 novembre 2009 (di Enrico Lagattolla)
COMUNICATO STAMPA
Il viceresponsabile cittadino dell’ Italia dei Diritti analizza i recenti provvedimenti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta Montecity-Santa Giulia
Milano, 5 Novembre 2009. La Guardia di Finanza di Milano ha perquisito e sequestrato la contabilità di ottanta società in tutta Italia che risultavano censite nel computer di Fabrizio Pessina, legale svizzero arrestato nel febbraio scorso per un troncone dell’inchiesta riguardo la bonifica dell’area Montecity-Santa Giulia. L’operazione delle fiamme gialle coinvolge un centinaio di indagati, ai quali sono contestati reati come associazione per delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio, dichiarazione fraudolenta con l’aggravante delle trans-nazionalità. Secondo i coordinatori delle indagini, i pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, gli ideatori dell’illecito avrebbero sfruttato società fasulle create in paradisi fiscali per false fatturazioni, il tutto a danno dell’erario.
“Purtroppo tra le reazioni che questa notizia mi suscita non è presente lo stupore”, commenta il vice responsabile per Milano dell’Italia dei Diritti Filippo Monteleone, e aggiunge: “Avvenimenti del genere non vengono censurati dallo Stato. Sono necessari interventi seri e mirati sulla condotta delle banche e sui movimenti di denaro delle società. Fin quando rimarranno blandi e saltuari, - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - le forze dell’ordine e la magistratura potranno sopprimere o monitorare soltanto vicende come Montecity-Santa Giulia che rappresentano l’iceberg del malcostume, lasciando la radice, pericolosa e celata fautrice del danno, libera di speculare alle spalle degli onesti cittadini”.