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Firenze: A Firenze - e non solo - sindacati confederali e grandi imprese edili contro i comitati di difesa ambientale e la sinistra alternativa.


16 gennaio 2010. Red. Firenze di www.unioneinquilini.it

 

La sinistra ha sempre visto nel cosiddetto movimento operaio, di cui il sindacato era parte essenzia­le, un riferimento strategico. I comitati di difesa ambientale un po' meno, anche se la composizione degli esponenti  più impegna­ti li portava a ricercare con i sindacati delle convergenze. Ora le cose vanno molto male. Che si tratti della TAV, del sotto attraversamento alpino o di quello tosco-fiorentino, del Ponte sullo Stretto di Messina, della destinazione delle aree dismesse, della svolta  nucleare o della diffusione degli inceneritori, quello che emerge è  la sostanziale indifferenza sindacale non solo per gli impatti ambientali ma anche per le destinazioni sociali. Quello che conta è lavorare, comunque.

Non solo. Di fronte alle crisi aziendali - talvolta ad arte suscitate – la difesa del posto di lavoro  è ben utilizzata dai titolari delle medesime imprese per esercitare una azione intimidatoria nei confronti degli enti locali.  I comunicati congiunti sindacati-imprese e  le delegazioni dei lavoratori si pongono contro la vallata che non vuole essere distrutta, la città che resiste allo sfascio, il quartiere che richiede del verde pubblico.

Dal generico ai fatti e tra i fatti quelli dell'area fiorentina nella quale si sono prodotti in questi ultimi due anni dei laceranti conflitti. Di seguito:

- L'opposizione alle linee della cosiddetta tranvia, con referendum consultivo vinto da questa opposizione e una sconfitta bruciante del blocco composto da PD, cooperative, sindacati, Lega Ambiente (sic!) e La Repubblica. Una debacle per la leadership pidiessina. .

- Sull'uso di grandi aree pubbliche dismesse, una costellazione di comitati si oppose alla satu­razione edilizia con assemblee di quartiere tempestose nelle quali con competenza vengono denunciate le connivenze dell'urbanistica di Palazzo Vecchio con i gruppi Ligresti, Margheri e Baldassini-Tognozzi-Pontello.

- Il tunnel di otto chilometri per la TAV e la nuova stazione FS si configura come un pro­getto che rischia di riprodurre a Firenze il disastro del Mugello. I comitati  promuovono un grande corteo che sfila per Firenze. mentre il neo-sindaco Matteo Renzi tenta di opporre una alternativa meno devastante

Ebbene, in tutte questi conflitti i vertici sindacali confederali si muovono con monolitica “coerenza”. I contenuti espressi nel referendum sulla tranvia (che andava per loro tutta fatta!) riemergono nelle loro esternazioni a mezzo stampa contro i “ritardi” per la TAV. Nella crisi d'astinenza del gruppo Baldassini-Tognozzi-Pontello le segreterie provinciali Fillea CGIL, Filca CISL, Feneal UIL di Firenze segnano un altro punto: “Chiedono ai Comuni interessati ai cantieri quanto di loro competenza”.

E che sarà?! Sono da rimuovere i ritardi derivati “dalla mancanza di passaggi formali e autorizzazioni da parte delle amministrazioni comunali”. L'AD del gruppo BTB accenna anche a “a ritardi dovuti al sistema bancario” ma su questo il comunicato in­tersindacale non si sofferma.

Eppure dovrebbero sapere come dirigenti sindacali che la crisi delle comparto delle costruzioni settore deriva dal crollo della produzione industriale, dalla caduta di interesse per infrastrutture di servizio alle imprese, per la conseguente flessione valori immobiliari e dalla riduzione delle commesse pubbliche per la concomitante crisi fiscale e dello stato e degli enti locali.

 

Detto questo, avremmo voluto soprassedere sul rapporto intercorso negli scorsi anni tra Riccardo Fusi, presidente delle BTP e il conte­sto fiorentino. Lo rammentiamo per l'asfissiante sequenza delle frequentazioni.

Fusi era l'unico imprenditore invitato in un incontro a Palazzo Strozzi, convenuti il patron del Ci­breo, Fabio Picchi, il guru di Repubblica Pietro Jozzelli, il fiancheggiante docente Massimo Morisi, e l'immancabile assessore regionale alle infrastrutture Riccardo Conti. Fusi concertando con Tossani, Ancab costituiva “Affitto Firenze”, pigliatutto dell'edilizia residenziale universita­ria; concordava con l'Assessore all'Urbanistica Gianni Biagi un lucroso protocollo per la locazione “sociale” (a 12 euro al mq/mese!) a compensazione urbanistica per l'intervento nell'ex stabilimento di Viale Belfiore. Era la nuova Signoria.

Vogliano approfondire? Il giovane Riccardo Fusi aveva del coraggio, Firenze gli era stretta, andava oltre,  verso lo Stretto, dopo esserci impegnato nella Variante di Valico, nello scavo della Galleria Melarancio. nell'asse viario Quadrilatero Umbria-Marche. E lo faceva anche a rischio, perché, come rammentava Lunardi, indimenticabile ministro alle infrastrutture, industriale dei tun­nel, “con la mafia bisogna convivere”.

 

Leggiamo in Aprile-Online: 9 luglio 2007, da “A3, autostrada della 'ndrangheta.”

(…) “ In questa tela nera, un ruolo determinante è stato giocato secondo gli inquirenti da Noè Vazzana, 58enne di Rosarno, assunto come assistente di cantiere dalla Baldassini – Tognozzi nell'agosto del 2004; aveva il ruolo di trait d'union tra le varie imprese italiane e le cosche della piana di Gioia Tauro. Sindacalista della Fillea-CGIL, da cui è stato immediatamente allontanato, Vazzana era legato anche da motivi personali al super latitante Bellocco, avendone sposato una cugina della moglie”.

C'era da fare in questa zona! Dal Bilancio civilistico 2008-BTP... con gli “ Appalti Italferr Reggio Calabria-Metaponto nel tratto Pellaro-galleria Capo D'Armi (PA 764) per arrivare a IDP 2 Napoli” ecc. ecc.

 

Aggiornamento: A Firenze si deve “fare” di tutto.

Via libera alle altre due linee della Tranvia (treno in città), alla Stazione Foster ai Macelli (un macello), al tunnel di 8 chilometri. Quale resistenza civile e sociale? Quali rischi per chi si oppone?

 

Firenze, La Repubblica del 15 gennaio 2010.

 

Stazione Foster, tra venti giorni si parte


di Massimo Vanni

Alla fine la spuntano le Ferrovie: si faranno il tunnel sotterraneo e la stazione Foster così com'era stata progettata. I lavori potrebbero partire tra una ventina di giorni, appena l'osservatorio ambientale avrà dato il via libera al progetto esecutivo. Non passa la richiesta del sindaco Matteo Renzi di fare solo una fermata sotto la Fortezza  Avanti con la stazione Foster. E avanti anche con il tunnel. Il vertice romano con il ministro dei trasporti Altero Matteoli e l'ad di Ferrovie Mauro Moretti finisce con un generale via libera all'Alta velocità fiorentina. Niente più ipotesi "mini" o fermate alla Fortezza: la stazione si farà così com´è, le carte progettuali non cambiano. E tra dieci-venti giorni al massimo, il tempo per l´Osservatorio di formulare il parere finale, si potrà partire con i lavori. Almeno quelli preliminari: "Si è concordato di avviare nelle prossime settimane i lavori del tunnel", annuncia del resto in una nota diffusa dal ministero di Matteoli.
C'è un ultimo spiraglio. Quello aperto dalla Regione sull'eventuale spostamento della stazione verso viale Belfiore: "Entro febbraio verrà convocata la Conferenza dei servizi per studiare i collegamenti con Santa Maria Novella e la possibilità dello spostamento", dice l'assessore regionale Riccardo Conti. "Le Ferrovie verificheranno i possibili adattamenti", conferma del resto anche il ministero. Ma si tratta di uno spiraglio. Che oltretutto per Renzi fa poca differenza. Più qua o più in là, cioè sotto gli ex Macelli o sotto la ferrovia che corre lungo il primo tratto di viale Redi, si farà comunque la stazione Foster. Quella che Renzi non voleva. Quella con il "camerone" lungo 450 metri e profondo 25 e il rischio idrogeologico derivante dall´effetto-barriera nei confronti della falda sotterranea. Almeno ne sono convinti il ministro Matteoli, l´assessore Conti e anche il presidente della Provincia Andrea Barducci che, di ritorno dal vertice romano, dice: "Bisogna affrettarsi". Il sindaco Renzi, fermo invece sulle sue posizioni, ne è un po' meno convinto. A Moretti ha rinfacciato di aver avuto sul tavolo ben sette ipotesi di localizzazione e di non aver studiato l'unica che il Comune aveva chiesto: la fermata sotto la Fortezza. L'Ad di Ferrovie ha replicato che un´ipotesi del genere avrebbe richiesto una nuova valutazione d'impatto ambientale. Cioè altri anni di ritardo. E Renzi avrebbe a quel punto reagito con un "fate come vi pare, per quanto ci riguarda saremo scrupolosi nel controllo dei cantieri, vi faremo le bucce". In pratica, quello che ha scritto nella lettera inviata al ministro soltanto qualche giorno fa: appena ci sarà qualcosa che non torna Palazzo Vecchio interverrà e, magari, bloccherà i lavori con un´ordinanza del sindaco come massima autorità sanitaria.
Sarà possibile per le Ferrovie costruire la stazione Foster "contro" il Comune di Firenze? Procedere con i lavori sotto la continua "spada di Damocle" degli stop ordinati da Palazzo Vecchio? E' questa la partita dei prossimi anni: il sindaco sa di poter dar molto filo da torcere alle Ferrovie. Che a questo punto difficilmente potranno ottenere il via libera alle case e agli uffici che pensavano di poter costruire nelle aree ferroviarie della città. Il ministro si dice comunque soddisfatto: "Quanto concordato consente di realizzare l'opera senza allungare i tempi". Un'unica consolazione per il sindaco Renzi, in quello che potrebbe essere definito il suo "giovedì nero", se si considera che nelle stesse ore del vertice romano sull´Alta velocità il patron viola Diego Della Valle lo chiamava in causa (vedi servizio a pagina IX).
La consolazione sta nell'okay che il ministro Matteoli ha annunciato per le linee 2 e 3 della tramvia. Come aveva da tempo chiesto Palazzo Vecchio, la commissione ministeriale concederà finalmente l´autorizzazione per il primo tratto Peretola-Santa Maria Novella. E allo stesso tempo lo sblocco di fatto dei finanziamenti per entrambe le linee, la 2 per Peretola e la 3 per Careggi.

 




Data notizia16.01.2010