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Da Angelo Petrini (CUB): Crisi e precarietà quali risposte possiamo costruire insieme?


(Tribuna congressuale UI)

 

16.01.09. Da Angelo Petrini dalla Cub – Lombardia - riceviamo un volantino e delle proposte che riguardano le questioni dei lavoratori e dei precari. Per le evidenti connessioni con le altre precarietà, li pubblichiamo volentieri.

 

I soldi son pochi e nun se po’ campa!

 

Licenziamenti, cassa integrazione ordinaria e straordinaria: le indennità che i lavoratori ricevono sono insufficienti e vanno aumentate all’80% del salario lordo.

No ai licenziamenti: rendere vincolanti prima la cassaintegrazione i contratti di solidarietà.

 

Poco più di 730 euro netti per 12 mesi mettono in crisi chi va in cassa integrazione e/o viene licenziato… I lavoratori con il salario di circa 1.000 euro mensili fanno fatica ad arrivare alla quarta o alla terza settimana…. C’è chi vuole abolire i contratti nazionali e quando si concludono sono in ritardo e gli aumenti inadeguati. Sono in molti che dicono che con 1.000 euro non si arriva a fine mese.

Si dovrebbe passare dalle parole ai fatti e perciò invitiamo il Consiglio Regionale Lombardia, le commissioni che discuteranno di spendere denaro pubblico per gli ammortizzatori sociali, per la formazione dei licenziati e per il reimpiego di rivedere le scelte e chiedere al Governo di fare altrettanto indirizzando la spesa e gli interventi verso:

  • la estensione a tutte le forme di precarietà dell’ombrello degli ammortizzatori sociali;
  • la rivalutazione degli attuali trattamenti almeno all’80% del salario o reddito percepito;
  • la introduzione di limiti e vincoli a licenziamenti e ristrutturazioni e esternalizzazioni o delocalizzazioni per le aziende in attivo;
  • rendere vincolanti prima dei licenziamenti l’uso dei contratti di solidarietà e della redistribuzione del lavoro esistente fra tutti con la riduzione dell’orario di lavoro
  • un piano di reimpiego e di assunzioni per un piano di manutenzione straordinario e di recupero e bonifiche ambientali come di lotta alla evasione contributiva, fiscale e per la sicurezza nei posti di lavoro (pubblici e privati) e nella società.

 

15 gennaio 2009                                                 

 

 

Ai coordinatori CUB;

e.p.c Coordinamento e delegati

 

Crisi e precarietà quali risposte possiamo costruire insieme?

 

La crisi di cui tutti parlano almeno tra noi dei sindacati di base è chiaro che cercheranno di farla pagare ai lavoratori. In queste settimane si parla di settimana corta con cassa integrazione e contratti di solidarietà per evitare licenziamenti di massa. Qualcuno della Confindustria risponde con l’aumento a sei giorni lavorativi per risanare il deficit statale.

Per i 180.000 lavoratori ai quali va in scadenza la cassa integrazione è evidente il pericolo ma ad oggi non c’è per loro una proposta alternativa al licenziamento azienda per azienda.

A questi si aggiungeranno altri dipendenti che hanno diritto agli ammortizzatori soliti (alla fine comunque si arriva sempre il licenziamento). In mezzo ci sono quelli delle piccole aziende e dei settori non industriali che (dal 2004) potrebbero (se li conoscessero) utilizzare gli ammortizzatori in deroga che rendono disponibili i tradizionali ammortizzatori (cigo, cigs, contratti di solidarietà e licenziamenti collettivi ovvero la mobilità. Anche se il finanziamento è rinnovabile annualmente). Per l’utilizzo di questi strumenti serve un accordo tra le parti e non sono esclusi i sindacati di base (ma anche nella ricca Lombardia nel 2007 avanzarono milioni di euro non spesi da riutilizzare nel 2008). La mancanza di diritti, dello statuto dei lavoratori rende difficile per i lavoratori ottenere l’applicazione di queste leggi mentre padroni e consulenti fanno fatica anche quando le conoscono a digerirle e applicarle.

Per i circa tre/quattro milioni di precari:

-                     tempi determinati a questi con una deroga si potrebbero applicare i migliori diritti della/e aziende dove hanno lavorato negli ultimi due anni??

Per gli interinali, a sommnistrazione e partite iva si potrebbe anche per loro applicare la stessa ricetta?

E’ ovvio che ciò avrebbe dei costi che vanno messi a carico delle aziende che li hanno sfruttati in questo periodo (retroattivamente chiedere una quota o dirottare il cuneo fiscale dal padronato agli ammortizzatori sociali??). In pratica si tratta di aprire tra i sindacati di base una campagna che di fronte alla crisi cerchi le cause, le ragioni e costruendo e aggiornando le ragioni attuali rilanciare la parola d’ordine delle redistribuzione del lavoro esistente fra tutti applicando un blocco temporaneo dei licenziamenti (e comunque prima è obbligatoria la cassa integrazione e poi i contratti di solidarietà). In questo modo una parte dei posti a rischio verrebbero salvati. Quelli delle aziende che chiudono per fallimento ecc. dovrebbero trovare reimpiego in un piano di investimenti straordinari per ambiente, sicurezza e manutenzione a tutti i livelli e in un piano di formazione ad hoc (e non per spendere le risorse europee e poi fra qualche anno scandalizzarsi dei corsi fasulli).

La crisi a livello internazionale è pesante e sarà duratura… lorsignori vogliono uscirne abbassando diritti e salari.. non basterà una buona campagna e qualche azione dei sindacati di base in Italia perciò è un buon segnale la firma dell’appello internazionale da parte dei sindacati del Patto di Consultazione Permanente a cui però dovrebbe seguire un impegno di ricerca, di proposte e di azioni che abbiano il respiro adeguato.

Quel che dovremmo fare non è facile ma in molte aziende i nostri delegati, gruppi di attivisti sono alle prese con i licenziamenti dei dipendenti da una parte (che le aziende ottengono anche a suon di decine di migliaia di euro) e con la conclusione, rescissione dei contratti precari… e a volte diventa difficile fare a livello aziendale qualche azione di rilievo che faccia vivere un altro modo di fare sindacato.

Perciò sarebbe utile negli attivi intersindacali che precederanno la assemblea nazionale di febbraio discutere proposte (quelle sopra e/o altre) e trovare le forme più adeguate per dare organizzazione a chi resterà senza posto di lavoro.. come ad esempio comitati di cassaintegrati, licenziati e precari rimasti senza posto di lavoro…

L’utilità per lavoratori e senza lavoro del sindacalismo di base si misurerà dalla capacità di promuovere azioni che aprano nuove strade e consentano di difendere al meglio il posto di lavoro e la nostra azione congiunta potrà solo favorire questi risultati perciò dobbiamo fare anche su questo passi avanti.

Non può essere sottaciuta la esigenza salariale: perciò va ripristinata e generalizzata ai vari strumenti l’80% reale dello stipendio lordo come prima del 1991 (senza nessun tetto) e aperta caso mai la discussione per un salario minimo che non vada al di sotto di una soglia da definire (è il caso di ricordare che la paga dei facchini di Milano del 1999 anno in cui è stata bloccata era di 11.800 lire a cui andava aggiunta 13esima, 14esima, ferie, rol, e TFR e questa paga è superiore a quella di oggi del contratto pulizie multiserivizi che comprende anche altre figure professionali).

 

Fare riassunto proposte??

 

 




Data notizia16.01.2009