Unione Inquilini da 30 anni per il diritto alla casa
Su "Liberazione" del 15.02.05, articolo sull'avvio del congresso dell'Unione Inquilini.
Vincenzo Simoni ricorda le origini dell'UI e le sue vicende ulteriori, e soprattutto quello che ora dobbiamo fare.
Unione Inquilini a Congresso: 30 anni per il diritto alla casa.
Il nome di Unione Inquilini appare nel “Processone” del 1927 contro Antonio Gramsci ed altri dirigenti comunisti. Nell’interrogatorio del 31 gennaio 1927 Ezio Riboldi ricostruendo il proprio impegno politico, informa il Giudice Istruttore che fino all’agosto 1926 aveva un suo studio in “colleganza con l’avv. Aldisio in via Ponzarella 10, che era anzi l’ufficio legale dell’Unione Inquilini con sede in Porta Venezia 97”.
Negli anni successivi l’associazione viene sciolta come altri organismi di massa e al suo posto nei caseggiati saranno installati i “caposcala” con compiti di sorveglianza fascista.
Ci vorranno più di 40 anni prima che risorga un’Unione Inquilini e questo si verifica a Milano nel 1968, come collegamento di comitati di base di inquilini delle case popolari. L’Unione Inquilini generata dall’insieme del movimento antiautoritario e anticapitalista, alimentata da una militanza tutta volontaria, era già allora sostenuta da settori critici dell’urbanistica e della stessa giustizia.
La prima tessera “nazionale” è però del 1976, con un’immagine storica, la casa nel pugno.
Da allora questo “movimento con funzioni sindacali” passa per tutte le fasi della sinistra critica e antagonista e del sindacalismo di base, con collegamenti mai interrotti, senza esserne in nessun caso una cinghia di trasmissione.
L’11 Congresso Nazionale (Chianciano, 18-19-20 marzo 2005) avrà comunque poco tempo per i ricordi. Potrà prendere atto della robustezza organizzativa del “sindacato per il diritto alla casa”, presente in tutte le regioni, della sua piena e autonoma capacità di promuovere e concludere vertenze locali e nazionali, di essere un interlocutore davvero indipendente per i Comuni, le Regioni e lo Stato; di essere rispettato.
Poi daremo sostanza alla linea portante che è quella di affermare il diritto alla casa come diritto alla vita. Non è una banalità e neppure una dichiarazioni ugualmente valida in ogni tempo e in ogni luogo.
L’accesso all’abitazione qualche decennio fa era possibile con un acquisto a prezzi contenuti, ancor più ridotti entrando in una cooperativa, l’affitto era ad equo canone, ogni anno dalla Gescal arrivano oltre 4000 miliardi di vecchie lire; si costruiva e si assegnavano centinaia di migliaia di alloggi. In poco più di dieci anni (dalla data nefasta l’11 agosto 2002, con i patti in deroga del primo governo Amato) queste condizioni che comunque garantivano un sostenibilità a milioni di famiglie sono state corrose fino alla loro estinzione: liberalizzazione totale degli affitti, dominio assoluto della rendita, estinzione della Gescal, prezzi inaccessibili per la locazione e per la compravendita.
Siamo al “diritto alla vita, negato”. Se cerchi casa e se sei sfrattato, in tutte le aree metropolitane, nelle città di “cultura”, nelle zone turistiche, sei allo sbando.
Questa assoluta precarietà mette sotto pressione un sindacato degno di questo nome; non possiamo ritrarci di fronte a chi chiede aiuto, chiede se ci sono delle possibilità, viene da noi con i moduli delle domande per il contributo all’affitto (sempre più ridotto) o per sperare in un alloggio pubblico.
Né possiamo affidarci ai buoni - o molto interessati - propositi di alcune regioni, di alcune fondazioni, o ai convegni sulla crisi, sull’esigenza, sull’auspicio e via dicendo.
Per bene che vada, qualche cosa può uscirne non prima di tre quattro anni ed intanto rischia di aggravarsi un ripiegamento che è economico e morale. Avere un alloggetto a 500 euro al mese diventa un traguardo insperato (ed è la metà di un salario!), subaffittare una stanza è la soluzione per pagare un mutuo, è normale affittare come monolocale un fondo di magazzino, ma non nei bassi di certe città, ma nelle felici città di Bologna e Firenze. I contratti “concordati” a 800, 900 euro mese sono nella norma! Il ripiegamento porta a crolli umilianti: la morosità diventa causa di sfratto per il 65% delle sentenze, e ogni giorno si ripete lo stillicidio dei suicidi, dei morti per freddo, degli atti inconsulti, delle proteste disperate. Invitiamo per questo i lettori di Liberazione, e non solo essi, ad entrare nel sito www.unioneinquilini.it (ad oggi quasi 130 mila accessi): troverete di tutto, le news dai comuni, gli interventi politici, le iniziative sindacali e… tanta tensione sociale.
Da tre anni ci stiamo attrezzando alla resistenza – i picchetti antisfratto in alcune città sono diventate aggregazioni trasversali, con residenti, inquilini, migranti e volontari “sociali”; ma siamo ancora inadeguati nella contestazione al mercato, nella denuncia sistematica, nell’atto concreto che penetra nello stabile imposto ai prezzi più assurdi, apre una vertenza, pratica di fatto nuove forme di autoriduzione. E’ questa una delle “tensioni” che percorrerà il congresso nazionale; perché, appunto, non si può programmare il futuro se non si contesta il presente.
Questo radicalismo proposto non è una fuga in avanti; sta dentro una sensibilità vivissima tra tanta popolazione onesta, quella che non vuole scaricare su altri le proprie difficoltà e tanto meno lucrarci; si incontrano con l’impegno storico degli Abbè Pierre e dei Padre Zanotelli … Isolati non siamo, il nostro prestigio è commisurato alla prassi, se si pensa all’effetto che sta avendo in questi giorni la missione ONU in Italia per verificare le inadempienze dello Stato nel rispetto del diritto sociale all’abitazione; una missione derivata dal nostro contro-rapporto alla sessione di Ginevra del novembre 2004!
Qualcosa sulla proposta va detto: da mesi abbiamo chiarito come deve essere rifinanziato il settore e come sia strategica la questione delle aree di resulta; è urgentissimo il collegamento di tutti i comitati che si misurano sul destino di centinaia di aree industriali dimesse, di tanti edifici pubblici in disuso. Bisogna far presto perché il saccheggio è avanzatissimo da parte di possenti e sospetti gruppi finanziari, fiancheggiati da comuni di centro destra (Milano docet) e di centro sinistra (come è il caso di Firenze). Dalle proteste, i dossier, dai dossier all’azione diretta: è questa una linea che verrà portata al Congresso Nazionale dell’Unione Inquilini e agli invitati di tanti settori a noi contigui. Certo, con altre e cruciali questioni, tra cui emergenti quelle delle periferie da Milano a Napoli nelle quali operano decine di sedi dell’Unione Inquilini in condizioni particolari; dovremmo prepararci a quello che si intravede per dopo le elezioni regionali, con altri propositi di privatizzazione dell’edilizia residenziale pubblica esistente; ci attrezzeremo ad un inevitabile fronteggiamento. Potrei continuare raccontando di altri incontri; di come per primi a Porto Alegre, nel 2002 insistemmo sulla centralità della lotta per la difesa dei beni comuni, e come questa linea sia stata da noi perseguita a Firenze, come a Parigi e a Londra; e che questo veniva da noi manifestato nell’ottobre 2000 a Nizza. E che alcuni di noi c’erano a Genova in quel sconvolgente luglio del 2001.
Mi piacerebbe raccontarvi del popolo dei cartolarizzati, di come conoscemmo (si fa per dire) gli gnomi della SCIP, di come abbiamo strappato 1800 miliardi di vecchie lire a Tremonti, abbassando i prezzi delle vendite imposti agli inquilini e obbligando il Tesoro a restituire il maltolto. Cose grosse, compagni, molto grosse. E’ stata in questi tre anni la “nostra” FIAT!
Vincenzo Simoni
Segretario nazionale dell’Unione Inquilini