Linea generale di approccio al congresso Note di Vincenzo Simoni, Segretario Nazionale
Linea generale di approccio al congresso
Note di Vincenzo Simoni, Segretario Nazionale
DIRITTO ALLA CASA /DIRITTO ALLA VITA
Abbiamo bisogno di una linea nella fase attuale – divisa in due tempi:
a) dalle elezioni regionali 2005 alle elezioni politiche 2006;
b) dopo le elezioni politiche 2006 (la cosa richiederà un aggiornamento).
A prescindere dalle scadenze politiche è essenziale un programma di fase, comunque triennale, perché, anche supponendo un qualche rilancio dell’edilizia non di mercato, i tempi “morti” sono di circa 3-4 anni è nel frattempo c’è solo tanta prepotenza della rendita, qualche sussidio, qualche resulta dall’ERP esistente.
Nella fase a) questa linea si realizza:
- con atti di contestazione generali e diffusi contro il dominio della rendita immobiliare
- con la difesa dell’alloggio come valore d’uso
- con la ricostruzione - difesa e sviluppo - dell’edilizia residenziale pubblica
Queste parole d’ordine si articolano:
Nei confronti della rendita:
- con la pratica di sfratti zero
- con l’istituzionale obbligo di soccorso
- con una serie di atti dimostrativi nonviolenti nei confronti degli autori del caro-casa e presenze di massa a scadenze/convegni sulla questione casa
Tali “comportamenti” non affidati alla sola spontaneità (che è poca) dovrebbero trasformare l’oppressione in resistenza e l’autolesionismo di tanti sfrattati e senza casa in contestazione. In un clima in cui si estende la condanna civile al dominio assoluto della rendita potremmo contare su sempre più vaste e trasversali solidarietà. Considero questa resistenza imprescindibile per ogni ulteriore conquista anche solo in una accezione “riformista”.
Per una difesa della casa come bene primario (valore d’uso):
- con una generalizzata azione sull’ICI e l’aggiornamento delle rendite catastali, e il rilancio delle nostre proposte fiscali per ora non emerse nel dibattito politico e da collegare al rilancio dell’ERP
- con una opposizione ai disegni di trasformare la proprietà di anziani poveri o non autosufficienti in “nuda proprietà” (espropriazione);
- con la costituzione dove è possibile di un settore UI-proprietari utenti prima casa come soggetto che va al confronto-contrattazione con i Comuni;
- con il mantenimento e qualificazione in tal senso dei comitati di neo-proprietari degli ex enti previdenziali e di grandi proprietà
Per una rilanciata edilizia residenziale pubblica:
- con azione di contrasto al depistaggio realizzato con la formula di “edilizia sociale” intermedia tra i livelli massimi del canone sociale e quelli massimi degli affitti di mercato. E’ purtroppo una tendenza forte che ha molte possibilità di prevalere ma che con una seria contestazione può essere almeno resa meno invasiva;
- suscitando ( o unendoci a… ) atti di contestazione al saccheggio di particolari aree di resulta pubbliche o private; arrivare al congresso con un libro nero/bianco su quello che già è stato conquistato dalla rendita finanziaria e su quello che resta e su cui agire. Disporre di dati e riflessioni almeno su Milano e hinterland – Venezia e hinterland – Firenze e hinterland – Roma – Napoli e hinterland. Ma l’invito è rivolto a TUTTE le sedi!
- costituendo con i nuclei che hanno fatta domanda ai bandi ERP e con la nostra assistenza “gruppi di azione per l’ERP” capaci di intervento in eventi pubblici significativi ma anche sulle aree di resulta
- producendo un manifesto-dichiarazione-appello entro la campagna elettorale delle Regionali 2005 contro la privatizzazione-demolizione sociale dell’ERP esistente, azione già in atto ma non conclusa, e in pectore in diverse Regioni e IACP e loro derivati;
- realizzando un check up sullo stato dell’edilizia sovvenzionata incrociato ai propositi di comuni – regioni – fondazioni per la cosiddetta “edilizia sociale” (secondo libro bianco se possibile da portare al Congresso anche se con dati incompleti).
Il radicalismo nella prassi coniugato all’allargamento dei fronti sociali, deve essere in grado di incalzare le istituzioni e le altre strutture sindacali e associative. E’ quello che in molti casi già stiamo facendo, ma dobbiamo e possiamo farlo emergere come punto focale all’attenzione più vasta.
E il caro affitti?
Ritengo troppo forte lo scarto tra le proposte di una specie di equo canone contrattato come unico canale (vedi petizione dei confederali e sindacati inquilini di riferimento) e la pratica sociale che dovrebbe sostenerla (non è pratica sociale – anche se serve – la denuncia dell’insostenibilità del mercato delle locazioni). Assodato che non è cosa della fase a) (fino alle prossime elezioni politiche), la possibilità di imporre quella proposta ad un centro sinistra vincente è condizionata ad una incalzante e preventiva (alla scadenza 2006) serie di azioni contro la rendita; azioni, non solo dichiarazioni.
CON QUESTO SFORZO (fatto di radicalità, allargamento, visibilità, progettualità) SI PASSA ALLA SECONDA FASE.
Dico subito che non è indifferente la sconfitta dell’attuale governo (si pensi alle difficoltà che abbiamo avuto su tutte le cartolarizzazioni!); un terzo governo Berlusconi avrebbe un effetto traumatico (del tipo sperimentato in questi mesi negli USA dalla riconferma di Bush); l’opposizione sociale non potrebbe procedere oltre senza pagare scotto.
Pertanto questa stessa proposta di linea sta dentro il travaglio delle sinistre sociali, politiche e sindacali e al loro sforzo di irrobustire una proposta di governo e non solo ancora troppo abbozzata o addirittura ondivaga. La questione fiscale da noi assunta ha un grande valore e va al contrattacco; la questione delle aree di resulta sta dentro il processo di deindustrializzazione e cerca in qualche modo di intercettarlo; la questione del rilancio dell’alloggio pubblico sta dentro una vasta opposizione alle privatizzazioni per la riconquista pubblica dei beni comuni.
Insomma, le cose da noi dette nel 2001 in grande solitudine e spesso in ingiusto isolamento (anche nei social forum) sono ora nell’agenda principale; questo è successo non tanto per merito nostro (ma un po’ anche) ma perché avevamo i terminali conoscitivi giusti per farci vedere bene quali erano le cose che contavano.
Questo non è successo al Sunia, che caso mai si è attrezzato per “partecipare” all’equivoco dell’edilizia “sociale”, con connubi tra fondazioni, fondi pensione e quant’altro; cose di non poco conto che vedranno questo soggetto inserito in un fronte ambiguo, con silenzi confederali e connivenze imprenditoriali (comprese quelle delle centrali coop).
Non sottovaluto questo fattore che in parte sta al nostro fianco (nel senso di sfiancare), in gran parte contro, e che può essere raddrizzato solo se qualcosa di diverso riusciamo a produrre.
In un certo senso è quello che si sta discutendo in senso più largo in queste settimane sul rapporto con l’intero centro sinistra nelle sinistre.
Autonomia non è separazione, non è isolamento; è partecipazione ad un disegno di riconquista sociale.
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Questa prima nota affronta il “che fare” da ora in poi. Ci sono altre questioni che non tratto in questo documento e che saranno oggetto di altre note:
· Il bilancio politico-sindacale 2002 – 2005.
· Le questioni strutturali-funzionali per l’Unione Inquilini
· La fornitura di servizi all’utenza;
· Il ruolo dell’informazione
· I rapporti con la CUB
Vincenzo Simoni
Firenze, 19 gennaio 2005.