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Ai compagni della CUB


Ai compagni della CUB

 

Vi prego di considerare questo come un intervento.

 

Prima di passare all’intervento alcune informazioni:

 

Da 18 al 20 marzo, sempre a Chianciano (Hotel Santa Chiara, Via dei Colli 50), teniamo il nostro XI Congresso a cui sono invitati almeno i Coordinatori Nazionali della CUB. E’ un congresso particolare perché l’Unione Inquilini nella sua dimensione nazionale con il 2005 compie 30 anni. Alcuni dei suoi esponenti c’erano già allora e però a Chianciano ci raggiungerà da Francoforte, Giuseppe Zambon, il fondatore dell’UI del 1968, in quel di Milano.

I compagni sono caldamente invitati a visitare il sito www.unioneinquilini.it - è un organo di informazione efficiente (ha superato i 130.000 accessi ed è collegato con reti nazionali e internazionali). Nel sito troverete anche i documenti di avvio al dibattito congressuale che ci piacerebbe fossero da voi conosciuti.

 

Detto questo passo alle questioni che stiamo discutendo e che potrebbero esigere delle decisioni.

 

Alcune di merito:

-         la questione delle abitazioni non è solo questione relativa allo stato di bisogno e precarietà, ma ad un processo massiccio di spostamento di reddito e risparmio, uno spostamento di classe; finora ha investito l’inquilinato, ora – constatato che l’inquilinato è stato abbondantemente scremato - si passa al parco buoi dei proprietari-utenti prima casa; è cosa avviata in queste settimane, con il processo di revisione degli estimi catastali. Informatevi dettagliatamente dai compagni che lavorano nel settore di che si tratta; vi basti valutare che l’ICI per ampie zone e per TUTTI i centri storici potrebbe essere triplicato o quadruplicato, con conseguenze tragiche per molti pensionati che vivono da sempre in modeste casette.

-         Questo impoverimento fa parte di qualcosa di “classico”, collegato alla distruzione di consolidati comparti industriali, all’assottigliamento dei fattori di coesione interfamigliare, alla progressiva configurazione delle figura dell’anziano non autossuficiente come un pericolo per la famiglia allargata, rapinata dai ricoveri nelle RSA e via dicendo.

-         Non voglio dir nulla della precarietà dei lavori e sulla loro funzione strutturale; lo sapete bene. Ma gli attacchi al  diritto al lavoro e alla sua dignità– come alla casa e alla salute, essenziali per una vita in sicurezza, vanno colti come un unico processo di riaccumulazione finanziaria dentro una complessiva compressione sociale. Se questo è condiviso vi chiedo di non considerate la questione delle abitazioni e dello spazio urbano o urbanizzato come qualcosa che si delega e di cui si parla a fatica, al margine di altri punti dell’ordine del giorno.

-         Come reagire. Due problemi cruciali: 1) se la ricostituzione di un ampio patrimonio di alloggi pubblici ha bisogno di finanziamenti, come ottenerli? Con una nuova Gescal, con delle tasse di scopo, …. Con un certo uso del TFR o dei Fondi Pensione? Con un accordo con le Fondazioni? O piuttosto da un utilizzo mirato di parte dei proventi dell’ICI configurata come una patrimoniale? E’ tutto un parlarne nei convegni, in incontri specializzati, in sede ANCI, nelle maggiori Regioni, e noi non possiamo attendere ma dobbiamo dire. E per le aree: perchè non agire sulle immense aree industriali dismesse, tentando un recupero di progetto sociale, denunciando quello che è stato già saccheggiato e resistendo su quello che ancora c’è? Come si fa a non capire che quello che avviene a Milano con l’operazione Montecity, nel trasferimento della Fiera, nei comparti ex industriali di Sesto San Giovanni – ma anche a Torino, a Porto Marghera, a Napoli, come a Genova e Firenze e in modo diffuso nella stessa Capitale - interessa centinaia di migliaia di persone che senza spazi urbani conquistati non hanno alcuna possibilità di sfuggire al macello delle immobiliari?

 

Il nostro congresso ha al centro le questioni suddette, che danno un senso a tutte le resistenze, a tutte le denunce, a tutto quello che promuoviamo. Vorrei che queste cose fossero anche nella vostra agenda.

 

Poi c’è la questione del nostro stare in un mondo di organizzazioni di base, con la CUB che per la sua forza ed estensione ha particolari responsabilità. C’è una richiesta di unità, che oggi a mio avviso è tutto fuorché una petizione di principio.

Non rimuoviamo la questione. Quello che sta determinandosi, a partire dal TFR, congiunto alla neo-concertazione dei confederali, rapportato ad un particolare centro-sinistra che non mi pare molto condizionato dai propositi di Rifondazione Comunista, ci porta a serrare tutte le file, a presentarci TUTTI in forze, a determinare una nuova massa critica indipendente, capace cioè di rompere sul nascere quello che sta nella testa e nella prassi del centro destra e dello stesso centro sinistra.

 

Non è questa dell’unità una petizione di principio, ma una necessità ed è una POSSIBILITA’. Dico qualcosa sulla “possibilità” di rappresentare masse, maggioranze e non solo sezioni di classe.

Sta nella rottura delle coesioni, delle penate sicurezze, nella frustrazione di parte del lavoro in formazione (quello ed è tanto che non ha santi in paradiso); la radicalità delle lotte PUO’ rappresentare per parti maggioritarie degli OPPRESSI delle necessità.

Su questa che non è INTUIZIONE ma pacata analisi, alla quale non mi sembrano emergere persuasive controindicazioni, si fonda l’obbligo di accelerare, se mai è iniziato, un percorso unitario.

Sapete di che parlo; non mi chiedete di raccontare quello che mi arriva, i messaggi, le riunioni, le aspettative e così via.

Nessun può voltare la testa da un’altra parte.

 

Qui mi fermo e mi scuso se non sono tra di voi, materialmente; lo sono con tutta la mia passione.

 

Ciao a tutti

Vincenzo Simoni

Segretario Nazionale dell’Unione Inquilini – Cub

 

Firenze, 4 marzo 2005.




Data notizia18.03.2005