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Firenze: Considerazioni di fondo sulle questioni e sui rapporti di forza.


 

Firenze/Casa - Diritti &  Rovesci.

Considerazioni di fondo sulle questioni e sui rapporti di forza.

Per la difesa militante degli sfrattati stiamo reggendo grazie all’alleanza organica con il Movimento di Lotta per la Casa e questa linea di resistenza funziona anche se a fatica.

Ma qui abbiamo di fronte singoli proprietari e sono prevalenti le questioni d’ordine pubblico con forti valenze umanitarie, che in una situazione di tracotanza della rendita sono “comprese” anche dai poteri dello Stato. In questa resistenza la solidarietà “esterna” è stata ed è tuttora scarsa o simbolica e l’apporto degli altri sedicenti sindacati casa praticamente nullo.

Dunque in questo senso il fronte di lotta è autosufficiente.anche se solo noi dobbiamo proteggere circa 300 famiglie con sfratto esecutivo – nostri iscritti.

Quando siamo passati alla resistenza organica ai progetti del centrosinistra di governo (nella sostanza dei DS) le cose si sono complicate.

Nel caso specifico della resistenza alla legge regionale toscana n. 96/1996 e ai suoi effetti nella quali ci siamo impegnati dal 1996 al 1998, di grave danno è stata la posizione di fiancheggiamento del Sunia ai DS che governano la Regione e da decenni l’assessorato alla casa. Siamo riusciti così a correggerne solo alcune sue parti. Si ricorda che tale legge regola ancor oggi il sistema dell’accesso all’ERP, i punteggi, canoni, le cosiddette autogestioni e via dicendo.

Se si passa a Casa Spa le cose sarebbero andate meglio (anche se nei fatti l’opposizione sociale ha evitato che la forma privatistica diventasse sostanza) se il Coordinamento Autogestioni Assegnatari fosse diventato un’articolazione – beninteso con una sua autonomia – dell’Unione Inquilini. Avremmo quasi certamente influito in modo determinante su alcuni consiglieri DS, della Margherita, del PdCI, dei Verdi di Palazzo Vecchio (Rifondazione Comunista è stata sempre al nostro fianco) e le adesioni con delega all’UI non si sarebbero attestate ai 500 assegnatari ma sarebbero arrivate almeno al raddoppio.

Da qui la conclusione che senza un’Unione Inquilini molto più presente nelle case popolari passa tutto, o quasi tutto. L’espansione è di non facile approccio per la stessa natura degli assegnatari, nei quali ad un inevitabile invecchiamento si accompagna un progressivo allentamento della resistenza sociale con forme striscianti di opportunismo e di asocialità.

Lo sconteremo - e lo sconteranno gli assegnatari - dopo le elezioni regionali, quando i DS della Regione Toscana metteranno mano ai canoni, delegheranno l’operazione ai comuni, introdurranno l’ISEE già sperimentata per l’accesso al contributo all’affitto, e modificheranno lo stesso rapporto di assegnazione in locazione ( come in Emilia Romagna dove non è più a tempo indeterminato)…mentre per gli assegnatari la convenienza a comprare con la legge 560/93 sarà vanificata dallo stravolgimento delle rendite catastali

L’Unione Inquilini ha tentato di resistere ai processi di privatizzazione e di vendita “onerosa” agli inquilini da parte delle grandi proprietà, con vertenze molto intricate non tanto nel caso INA quanto in quello della Generali: in tutto si trattava di 800 inquilini.

Qui le difficoltà di strappare delle condizioni migliori sono derivate dalla forza contrattuale dell’assetto proprietario, del quale l’inquilinato era ben consapevole e nei cui confronti si presentava con differenziate capacità economiche.

Era chiaro per tutti che solo con un’eccezionale unità interna e una forte direzione sindacale si sarebbe potuto opporre una  resistenza efficace. Questo non si è verificato soprattutto nella vertenza Generali, nella quale ha pesato negativamente la surroga sindacale di un comitato inquilini che non si è posto in modo conflittuale con la controparte. A nostro avviso una conduzione sindacale unitaria (che s’era determinata) avrebbe potuto ottenere condizioni di vendita migliori (come è successo in alcune vertenze a Roma).

Fa storia a sé quella dell’accesso alla proprietà di due vasti settori di inquilinato, quello degli ex Alluvionati (in case del Demanio gestite dal Comune di Firenze) e quello dell’INPDAP (il caso INPDAI ora INPS è cosa dei prossimi mesi).

Il nostro ruolo a livello cittadino e, per le cartolarizzazioni, nazionale è stato dominante fino all’autosufficienza nella contrattazione. Di fatto abbiamo portato alla sicurezza abitativa a costi moderatissimi (ex alluvionati) o molto contenuti (inquilini INPDAP) circa 1500 famiglie riferendoci a Firenze e a Sesto Fiorentino.

Il prestigio dell’UI è cresciuto e in alcune fasce sociali si può ora misurare con le problematiche della revisione delle rendite catastali.

Abbiamo sfondato in tutti e due i casi ma soprattutto sulle cartolarizzazioni perché l’ostacolo principale non era il “potere politico locale” (DS e suoi alleati di centrosinistra) ma il Governo centrale, incalzato da una fortissima Unione Inquilini di Roma, con un centro sinistra che ci fiancheggiava e AN che doveva farlo per non perdere del tutto la Capitale.

Un ruolo nazionale di primo piano è stato svolto dagli inquilini INPDAP di Firenze, nostri aderenti a centinaia e ripetutamente e convintamene mobilitati a manifestare a Roma, sotto Montecitorio o davanti al Ministero dell’Economia. Avremmo avuto lo stesso risultato con un interlocutore tutto diessino?

Non ne siamo certi anche se queste cartolarizzazioni hanno il segno specifico del Centro Destra. Probabilmente con un Ministro come Cesare Salvi le cose si sarebbero risolte in modo più rapido e soddisfacente.

L’altra questione, di gran lunga la più importante, è quella della gravissima carenza di alloggi pubblici di nuova costruzione o in recupero, a fronte di un crescente e drammatico bisogno.

Dobbiamo ammettere che non siamo riusciti, nonostante una sistematica denuncia delle inadempienze del Comune di Firenze a determinare una svolta seria nell’uso delle aree 167 (a partire dal PEEP 1992 regalato alle Coop) o di quelle industriali o pubbliche di resulta.

In quelle industriali e nel recupero si sono ricavati  - e non ancora tutti realizzati - nell’arco del decennio 1996-2006 non più di 350 alloggi pubblici; zero edilizia pubblica nell’area della ex Fiat di Novoli e quasi nulla dalle grandi aree pubbliche  a S. Salvi, all’ex Panificio Militare, alle Off. Ferroviarie di Porta a Prato. 

Il progetto Fondiaria sulla cosiddetta area di Castello a tutt’oggi vede scomparsa ogni ipotesi di residenza sociale. I programmi della Regione Toscana sono tutti sulla carta, e per ora tutti per la locazione a canoni controllati ma su protocolli da concordare con i privati possessori delle aree; per l’edilizia sovvenzionata “futura”, nulla.

Questa sconfitta sulle questioni strategiche deriva da un insieme di concause. Invece di partire con la “cattiveria” del potere locale vorremmo aprire una riflessione sulla questione delle nostre alleanze. Intendiamo riferirci per esempio ai movimenti di base territoriali, ai comitati ambientali, ai comitati dei cittadini, con cui ci siamo incontrati in questi venti anni.

L’Unione Inquilini ha tentato da sempre di stabilire rapporti organici con l’ambientalismo; anzi, in alcune fasi è stato organico ad esso (tutta l’opposizione 1985-90 al Piano Fiat Fondiaria ha questo segno unitario); li ha promossi nella fase dei Comitati dal 1988-1992; con parte di essi ha realizzato nel 1999 la Lista Indipendente; con l’impegno di suoi esponenti significativi (anche se direttamente non come UI) ha contribuito nel 2004 al successo del fronte unitario di opposizione a sinistra mandando al ballottaggio il candidato a sindaco di Firenze Leonardo Domenici.

Con quali risultati ? Effetto indubbiamente positivo è stato quello di essere percepiti come una forza reale, e rispettata. Questo ci ha incoraggiato in certi momenti a non mollare; ma ben poco di più s’è ottenuto nella prassi che conta. Salvo che per qualche dichiarazione d’intenti e non sempre data di buonagrazia, l’uso sociale, veramente sociale, del territorio urbanizzato o in via di urbanizzazione, non ha prevalso sul conservazionismo che di per sé non è qualcosa di negativo ma che è altra cosa. Di questa impermeabilità bisogna che ce ne facciamo una ragione.

Altro fattore strutturalmente frenante, la difficoltà di organizzare vasti gruppi di pressione sulle aree.

A differenza dei soci delle Cooperative di abitazione,  facilmente radunabili dalle loro centrali anche perché finanziariamente molto coinvolti, i nostri “soci”, un vasto popolo, corrispondente al popolo dei precari della casa e disperso nei Bandi ERP, non si sono presentati come una massa d’urto.

L’Unione Inquilini - e solo l’Unione Inquilini - lo ha tentato fino agli ultimi mesi. Con sforzi notevoli si riesce a portare in cruciali scadenze istituzionali al massimo qualche centinaio di nuclei a fronte dei 4-5000 inseriti nei bandi.

Si potrebbe fare di più? Forse sì se funzionasse una specie di lobby per la “sovvenzionata” che riunisse i sindacati dei lavoratori e degli inquilini avendo al fianco un robusto pacchetto di consiglieri comunali e regionali; purtroppo a tutt’oggi questo non s’è verificato. Sistematico, è stato il disimpegno del Sunia che forse ha ritenuto di poter agire per linee interne; ma con nessuna efficacia.

In tal modo diventa molto problematica una svolta sostanziale verso il sociale ed non si determina nemmeno una decente mediazione tra interessi diversi (privati – coop – sovvenzionata).

Insomma, a meno di una concordata azione politica unitaria con tutta la sinistra politica e sociale esistente la morsa resta molto stretta, con la precarietà della casa non assunta da chi legittimamente difende la “propria” qualità della vita (anche se afferma di rappresentare interessi generali) ed emarginata dal coacervo politico - finanziario che destruttura e ristruttura per uno “sviluppo” contestato nei convegni e negli studi, ma apparentemente inarrestabile

C’è bisogno di guardarci “negli occhi”, di fare un po’ di conti, di farlo con meno illusioni, forse anche decidendo delle “incursioni” in ambiti da tempo non toccati.

Per ora il bisogno di un alloggio a canoni o a prezzi di vendita contenuti (aspirazioni di almeno il 20% delle famiglie residenti a Firenze e di decine di migliaia di studenti e di lavoratori migranti) non ha altri supporter che l’Unione Inquilini, i compagni del Movimento di Lotta per la Casa e qualche associazione di volontariato. Dobbiamo capire prima di tutto se noi siamo in grado di andare oltre a quello che finora abbiamo prodotto e con chi.

Le classi sociali non sono scomparse; si manifestano e si ricompongono su ogni questione critica. Insinuante e avvolgente e molto attenta alle dinamiche del mercato è la classe dei rentiers immobiliari, in tutte le sue dimensioni.

La rendita ha molte vittime, ma anche molti profittatori. Non tutti i proprietari dispongono solo della prima casa; si sta diffondendo addirittura il subaffitto di singole stanze in alloggi di grandi dimensioni non completamente utilizzati.

Chi può scaricare i costi sociali su altri sente in altro modo la crisi; i silenzi negli comitati dei cittadini nei confronti delle nostre istanze derivano forse da interessi e pulsioni di questo tipo? Come interpretare diversamente il senso di estraneità delle nostre due sigle nelle riunioni di coordinamento dei comitati? Pensiamoci bene.

Marx aveva avvertito di non dimenticare che la coscienza sociale - nei grandi numeri - risponde sempre a determinati interessi di classe! Altro che letture libresca!

Abbiamo dunque seri problemi non sulla resistenza, che pratichiamo con assoluta determinazione, ma sul progetto.

Il primo problema è senza dubbio quello della frammentazione dei soggetti sociali di riferimento, ma l’altro di pari grado è la pervasività del controllo politico di ristretti gruppi di poteri interni ai DS sul territorio che “rende”; altra cosa è la  condizione dell’Unione Inquilini in una città come Roma dove Storace minaccia le aspettative del centro sinistra!

A Firenze si sommano dunque due fattori, un assetto di governo che si sente “sicuro” e un’opposizione civica che non assume (forse per sua natura) le priorità sociali, per noi individuate in casa, lavoro, salute, come dominanti della sua azione.

Ma attenzione, questo non vale solo sulle questioni del diritto alla casa o sugli altri fondamentali che potrebbero essere assunti da soggetti sindacali; per assurdo questo demarcarsi si sta producendo anche sulle questioni del traffico e della sosta.

Blocchi del traffico, costo dei parcheggi, targhe alterne, appaiono misure protettive per la salute, ma sono anche – e lo saranno tra qualche settimana – prodromi per la rottamazione obbligatoria non solo di vetture inquinanti ma di vetture seminuove con effetti spaventosi per le condizioni economiche di una massa enorme di poveri e quasi poveri possessori di un’autovettura! 

Un ambientalismo schematico può essere utilizzato per un brutale saccheggio di classe.

Può succedere qualcosa di simile con la stessa revisione degli estimi catastali, che stringerà alla gola quei proprietari della sola prima casa, con redditi da pensione e sudatissimi risparmi bancari.

Stiamo parlando di popolo impoverito, schiacciato politicamente, non residuale ma politicamente sottorappresentato, debole di collegamenti, con scarso appeal per l’informazione dipendente dagli inserzionisti immobiliari e con un non chiarito rapporto con gli stessi altermondialisti.. 

A nostro avviso, e in dissenso non da oggi con i movimentasti, quello di una adeguata rappresentanza per questo popolo è il problema dei problemi.

Ritorniamo al nocciolo materiale della questione.

Dobbiamo schiodare qualcosa di serio sul piano degli investimenti e della disponibilità di spazio per l’edilizia sociale; altrimenti si ritorna ai ritagli (come quelli che ci hanno centellinato nel decennio trascorso). E con i ritagli non c’è alcun calmiere alla rendita più feroce e spregiudicata. E’ una prospettiva che siamo obbligati a respingere.

Ecco perché dobbiamo entrare nel merito, con il nostro punto di vista, sulle questioni dello stesso “Piano Strutturale” e in particolare sulle cosiddette “aree strategiche”; bisogna capire se è possibile determinare una posizione che “difenda e ottenga”; nella quale la sostenibilità  ambientale sia connotata da una autentica socialità. Non possiamo ripercorrere lo stesso schema sperimentato vent’anni fa con l’opposizione rosso-verde alla Variante Fiat-Fondiaria che portò solo ad un suo rinvio ma non ad una alternativa.

In questi giorni dovrebbe uscire allo scoperto una proposta di unità d’azione per il diritto alla casa a firma Maurizio De Zordo, Stefania Ferretti, Monica Sgherri.

Va letta insieme ai proponenti, va fatta una contabilità delle risorse umane da impiegare; insomma c’è da essere molto seri.

15. 02. 2005




Data notizia18.03.2005