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Roma: Relazione introduttiva al Congresso dell’Unione Inquilini di Roma – 5 marzo 2005


 

Relazione introduttiva al  Congresso dell’Unione Inquilini di Roma – 5 marzo 2005

Care compagne e cari compagni,

a tre anni dall’ultimo congresso ci ritroviamo tutti insieme ad attraversare una fase congressuale nazionale che ci vede coinvolti e che ci fornisce l’occasione per  tracciare il consuntivo di tre anni importanti, faticosi e pieni zeppi d’impegni.

L’Unione Inquilini di Roma è un’organizzazione complessa ed ognuno per la sua parte d’intervento, sia che si occupi di cartolarizzazioni, di dismissioni, di rinnovi contrattuali, di politica urbanistica, di autorecupero, di edilizia residenziale pubblica, sfratti ecc ha sentito sulla propria pelle gli enormi cambiamenti, in peggio, avvenuti nella nostra città.

Roma è stata, e lo sarà ancora per alcuni anni, attraversata da processi di dismissioni e di innalzamento dei canoni che non sono effetto di un mercato con regole certe ma di una vera e propria giungla dove l’inquilino di fronte a richieste di rinnovi, o l’ex inquilino costretto all’acquisto rappresentano gli agnelli sacrificali.

Assistiamo, a Roma, in forme e quantità come in nessuna altra realtà metropolitana italiana, ad una situazione di precarizzazione di decine di migliaia di famiglie romane e di migliaia di migranti e rom.

Se questo è vero allora dobbiamo cominciare a dire con forza che il conflitto nella nostra città ha innumerevoli sfaccettature che non si esauriscono solo con le occupazioni altrimenti ci troveremmo di fronte,  mio parere, ad una modalità vecchia di approccio alla questione, che non tiene conto di tutte le articolazioni della questione casa nella nostra città. Senza per questo dare delle priorità a determinate espressioni di lotta piuttosto che ad altre

Voglio farmi capire bene su questo aspetto che è delicato e che credo sarà oggetto di discussione sia nel nostro congresso romano che in quello nazionale.

Noi partiamo dal presupposto che a Roma non c’è una grave “emergenza abitativa” ma è in atto con molteplici strumenti  e in un vasto ventaglio di situazioni una strategica  precarizzazione di massa per  decine di migliaia di famiglie.

Oggi c’è un filo rosso che unifica le famiglie in disagio sociale, economico e abitativo con le famiglie di ceto medio degli enti previdenziali pubblici soggetti a cartolarizzazione o a dismissioni da parte di ex grandi proprietà private o di enti privatizzati, così come lo stesso filo rosso unisce le famiglie in graduatoria a partire dai dieci punti ai senza tetto, ai migranti, ai rom.

Il filo rosso è composto dalla rendita immobiliare e speculativa che ha pianificato negli ultimi anni, anche a fronte delle difficoltà incontrate negli investimenti a livello finanziario nella Borsa, un intervento sul mercato immobiliare di proporzioni enormi. I soggetti di questo sommovimento immobiliare sono le grandi proprietà pubbliche e private e grandi lobby immobiliari e bancarie internazionali. Quindi non solo Caltagirone e compagni ma anche JP Morgan, Lehmann Brothers, ABN Amro (molto presente in Capitalia) ovvero gli stessi soggetti sponsor che ritroviamo sia negli scandali Parmalat ed Enron, per fare i casi più noti, che nelle cartolarizzazioni di SCIP 1.2.3 e nelle dismissioni di proprietà private ad esempio le Generali.

Un ruolo in tale contesto lo svolge non a caso anche la Pirelli Real Estate, non a caso trade union nelle gestioni di patrimoni comunali di Roma, Napoli e Venezia, tutte amministrate da giunte di centro sinistra e rifondazione comunista, attraverso il fido alleato Romeo.

L’obiettivo è quello di estinguere la grande proprietà privata che in passato ha svolto forme, anche se parziali, di cuscinetto, penso ad esempio alle quote di alloggi per sfrattati.

Infatti i passaggi in blocco non servono solo a modificare la struttura proprietaria ma anche e soprattutto a speculare sulla pelle degli inquilini con vendite che avvengono solitamente in un arco molto breve di tempo. Il risultato è che migliaia di famiglie sono costrette obtorto collo ad acquistare con un evidente e netto peggioramento delle condizioni di vita attraverso l’obbligo di ricorrere a mutui comunque operosissimi oppure a vedere in faccia lo spettro dello sfratto più o meno vicino;  mentre la rendita immobiliare e speculativa introita enormi risorse economiche.

Se quanto detto sopra è vero le occupazioni e gli sfratti, in particolare quelli per morosità,,  sono la punta dell’iceberg, la parte più evidente di un innalzamento della conflittualità ma che rappresenta una parzialità nell’intera della conflittualità che si esprime nella città di Roma. Sia chiaro ulteriormente non sto dando priorità di importanza fotografo la situazione data.

Ecco perché a noi non piace che nella città di Roma si parli di “emergenza abitativa” e che questa dia sempre il destro a tentativi di rispondere a questa di fatto con interventi tampone ed “emergenziali”.

Noi riteniamo che a partire dalla complessità e gravità della situazione di Roma la richiesta forte unitaria  deve essere quella dell’affermazione del diritto alla casa in tutte le sue sfaccettature.

Per questo abbiamo aderito alla campagna internazionale “Sfratti zero”, per questo abbiamo voluto alzare il livello dell’impatto mediatico e della discussione politica ,che si apre finalmente al confronto su politiche abitative che abbiano valenza reale, anche attraverso l’operazione portata avanti prima nei confronti della Commissione diritti umani dell’Onu e successivamente con la recente  Missione del Comitato Sfratti dell’ONU.

Il punto fondamentale è come Roma si doti nei prossimi tre anni di almeno 25000/30.000 alloggi da destinare alla locazione sovvenzionata, o a canone concordato nella fascia minima dell’accordo locale o a riscatto con mutui di importo non superiore ai 300 euro.

Noi riteniamo che riuscire nell’impresa di offrire entro i prossimi tre anni 25.000/ 30.000 alloggi pubblici o sotto il controllo pubblico darebbe la possibilità di uscire dalle secche della politica giorno per giorno e della lotteria a chi arriva prima.

In tale contesto troverebbero, secondo noi, soluzione sia i soggetti in emergenza abitativa, come classicamente definiti che quote consistenti di famiglie oggi in graduatoria.

E’ stato sulla base di queste analisi e di  questi ragionamenti che  abbiamo avviato, due anni fa, il percorso di confronto  con l’amministrazione comunale e che ci ha portato prima, a firmare con l’Assessore Minelli e il delegato del Sindaco Galloro, unitamente alle altre organizzazioni sindacali il protocollo d’intesa del gennaio 2004.

Protocollo che finalmente dettava impegni precisi per l’avvio di un’azione programmatica di una vera politica abitativa che possa definirsi tale.

Al Protocollo è seguita la delibera programmatica approvata dalla Giunta ed ora in discussione nel consiglio comunale, che recepiva parti importanti del Protocollo e sul quale si è avviato un partecipato, ampio e coinvolgente dibattito.

Quindi in primis è necessario un forte intervento pubblico per alcune decine di migliaia di alloggi. A questo deve aggiungersi la capacità di portare i resti della grande proprietà ad accedere al canale concordato, impedendo loro l’accesso al libero mercato..

In tale ambito giudico importanti, e non sempre di semplice riduzione del danno, gli accordi integrativi per i rinnovi delle locazioni  raggiunti negli ultimi tre anni, ad esempio, con Enasarco, Inpgi, Sara Assicurazione, Poste spa, Enpaf, Generali.

A questi si è aggiunto nei giorni scorsi, la firma  dell’accordo con l’Inarcassa e il rinnovo degli accordi con Enpaf, e Sara assicurazioni.

Accordi che sono il risultato di un procedere comune con le altre organizzazioni sindacali e che pur nelle difficoltà ricorrenti e nelle culture e pratiche di organizzazioni differenti hanno trovato modi di approccio alle trattative sui rinnovi contrattuali che si sono basati su due solide basi: restare nella definizione dei canoni all’interno delle fasce minime e medie della convenzione locale, l’approvazione di ogni accordo tramite assemblee o referendum che ratificassero le ipotesi di accordo. E questo ha funzionato.

Restano aperte le vertenze, che ci vedono presenti anche con nostri comitati, con Cassa Forense, Cassa Ragionieri, l’Ipab Sant’.Alessio il Fata assicurazioni etc

Così come molto forte è stata in questi anni  la presenza organizzata tra gli inquilini soggetti alle cartolarizzazioni dovuta alla nostra capacità , da una parte di rappresentare gli inquilini e le esigenze nelle lotte per le tutele e per l’applicazione dell’ex art 3 comma 20 sui prezzi al 2001 per coloro che hanno espresso la volontà di acquisto e dall’altra con una presenza qualificata nei mandati collettivi. In questo contesto sottolineo la nostra azione di contrasto alle pretese delle  società di gestione che hanno cercato in tutti i modi di approfittare di conguagli per arricchirsi indebitamente.

Rivendichiamo come una nostra prima vittoria la fine del rapporto società di gestione – Inpdap. Questo mentre altri soggetti, inventatisi mandatari, invitavano in maniera subalterna a corrispondere alle società di gestione quanto indebitamente e ingiustificatamente richiesto.

Così come, nell’ambito delle dismissioni private riteniamo importanti gli accordi raggiunti con Enpaf, per le vendite di Ostia, con Enpam sempre per le vendite di Ostia e nell’ambito dell’ex Ina l’accordo, il prezzo, le tutele dell’accordo per via Taranto.

Solo per citare aggiungo i non facili accordi raggiunti con la Pirelli Real Estate nelle dismissioni riguardanti l’ex INA, e il patrimonio ex Assitalia, accordi che contenevano sia prezzi che tutele, parziali, ma tutele.

Insomma il quadro delineato è di una realtà cittadina nella quale il problema abitativo è vissuto in maniera davvero drammatico, appesantito semmai ulteriormente dall’ancora evidente presenzi di numerosissimi contratti a nero che investono studenti e migranti, ma non solo.

L’Unione Inquilini pur nelle mille e una, contraddizioni di un’organizzazione di stampo volontaristico senza alcun sostegno di carattere sindacale, né funzionari stipendiati, sorretta esclusivamente dalle 2500 famiglie che mediamente si iscrivono ogni anno, ha saputo svolgere una mole enorme di lavoro ritagliandosi uno spazio nella città, una visibilità e una capacità di interlocuzione con le istituzioni ma anche con le altre realtà che operano sul territorio, che spesso non è compiutamente conosciuta neanche, al nostro interno, in tutti i nostri militanti più attivi e questo è un problema che più volte ci siamo posti e che non abbiamo ancora risolto, ma che è nostra intenzione mettere al centro del nostro funzionamento come realtà sindacale

Ma questo congresso è chiamato a determinare linee guida per l’intervento nei prossimi anni. Con chiarezza politica di intenti  e finalità.

L’Unione Inquilini è un sindacato maturo che non ha intenzione né di appiattirsi in un semplice ruolo di servizio sindacale ma neanche di perdersi in un movimentismo di immagine. Noi stiamo e vogliamo stare ed operare dentro un variegato movimento che si batte per l’affermazione del diritto alla casa. Movimento del quale a nostro dire sono parte integrante, pur con tutte le contraddizioni che si possono indicare, sindacati, volontariato, comitati di lotta e tutte le forme nelle quali i soggetti precari della casa ritengano di organizzarsi.

Non riconosciamo a nessuno né primogeniture né autocandidature a rappresentanti unici della lotta per il diritto alla casa.  La questione è tanto maledettamente seria che non abbiamo bisogno di inventarci “nemici” nel nostro campo. Di nemici ci bastano quelli dell’altro campo la rendita immobiliare, la speculazione immobiliare, i latifondisti di aree che puntano alla cementificazione totale del territorio per puro ed esclusivo tornaconto, i proprietari di immobili che affittano a nero o che intendono applicare canoni di locazione da cappio al collo. Da questi soggetti è composto il nostro campo avversario, da loro e da chi intende rappresentarli politicamente.

Abbiamo rispetto per tutti e in particolare delle legittime autonomie.

Noi riteniamo che un fronte ampio di lotta per il diritto alla casa è tanto più forte se pur nelle forme organizzative e di lotta differenziate se riesce a operare per indirizzare gli enti locali e il governo verso il varo di politiche abitative che partano dalla necessità di rispondere esclusivamente alle necessità di stabilità abitativa dei precari della casa  e non delle lobby immobiliari e della rendita e della speculazione.

Si tratta di trovare forme e modi di confronto stabili e riconosciuti.

Ecco perché abbiamo sostenuto e stiamo lavorando perché il documento elaborato dal volontariato ( Emmaus, Caritas etc) divenga la base condivisa per far nascere a Roma il Comitato Roma Città Libera dagli Sfratti, come seguito  concreto e tangibile all’iniziativa della missione ONU.

Noi riteniamo che questo possa diventare uno dei luoghi di iniziativa neutro ma cogente. Così come l’altro aspetto che deve vederci tutti impegnati è la delibera programmatica sulle politiche abitative. Chiediamo che  sia approvata in un testo vero ed esigibile che recepisca le richieste della città, dei sindacati, delle associazioni, dei comitati.

In particolare propongo che l’Unione Inquilini si batta nei prossimi anni sui seguenti punti:

1)                  l’aumento dell’offerta di alloggi in locazione, con obiettivo di giungere al recupero o costruzione di 25.000/30.000 alloggi in particolare di quelli a canone sociale dell’edilizia residenziale pubblica e a canoni contenuti, e vista la legislazione oggi vigente, a canoni concordati nella fascia minima della convenzione locale firmata a Roma;

2)                  l’avvio di programmi e progetti di autorecupero di  immobili dimessi, sfitti e in degrado;

3)                  la sospensione di qualsiasi iniziativa di dismissione degli alloggi Atee e comunali di edilizia residenziale pubblica, e l’avvio di iniziative concrete di contrasto del mercato nero delle case popolari, che sottrae dai 500 ai 1000 alloggi di resulta all’assegnazione;

4)                  l’avvio di un tavolo istituzionale presso la prefettura al fine di permettere esclusivamente l’esecuzione di sfratti per i quali è garantito il passaggio da casa a casa;

5)                  il sostegno e la promozione di  iniziative sia di tipo politico che di mobilitazioni nei confronti del governo affinché si giunga alla revisione della legge 431/98 a partire dall’abolizione del canale libero mercato e della finita locazione;

6)                  la richiesta nei confronti del governo di finanziare congruamente un piano straordinario nazionale triennale per la costruzione e il recupero di almeno 200.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica;

7)                  l’aumento della tassazione nei confronti degli alloggi sfitti o per i quali non è dimostrato l’affitto con contratto registrato;

8)                  l’utilizzazione tutti gli strumenti urbanistici e concessori per indirizzare il recupero e l’eventuale costruzione di immobili  verso la locazione a canoni contenuti 

Se davvero partisse a Roma una vera programmazione getteremmo le basi per rendere effettiva la proposta di moratoria degli sfratti e concreto il  principio del passaggio da casa a casa.

Infine una nota organizzativa.

L’Unione Inquilini oggi è presente con  proprie sedi in importanti quartieri di Roma. Sedi come questa di Cinecittà, come Primavalle, Spinaceto, Fidene, etc ma mi piace ricordare il consolidamento della sede di Monterotondo che copre un importante bacino a nord est di Roma, così come il rafforzamento e rilancio di sedi come Frosinone e Latina. Sono l’effetto dell’operato degli ultimi tre anni.

Vogliamo continuare su questa strada aprendo nuove sedi come a Viterbo e Rieti,  ma anche dotando tutte e nostre sedi di Roma di strumentazioni idonee, computer, fax, linee telefoniche etc.

 Ma il tempo a disposizione di questo congresso non ci permette di affrontare compiutamente questo aspetto importante della vita della nostra struttura.

Propongo quindi che la segreteria eletta da questo congresso sia impegnata a promuovere una sessione di dibattito sul tema del rafforzamento organizzativo ed economico da tenersi entro giugno del 2005.

Infine, rivolgo un ringraziamento a quanti hanno dato il loro tempo, le loro energie, il loro cuore all’Unione Inquilini e che hanno consentito a me di lavorare in una “squadra” vera,  sempre in un confronto e un dibattito interno vero, vivace, franco e leale. Non faccio nomi per paura di scordare qualcuno ma il grazie arrivi a tutti.

Buon Congresso a tutte e tutti.




Data notizia18.03.2005