Risoluzione edilizia pubblica
COMMISSIONE EDILIZIA PUBBLICA
Presenti compagne/i delle Regioni: Lazio, Lombardia, Campania, Toscana, Veneto, Abruzzo, Piemonte
1) Gestione ERP
La commissione ha preso atto che dal 1996 in poi la legislazione dell’ERP è diventata regionale pur mantenendo sino al 2003 alcuni criteri di gestione unitaria (Delibere CIPE). Dal 2003, in seguito all’introduzione del federalismo, sta prevalendo la tendenza a gestire con criteri privatistici ed economicisti anche l’ERP. In molte regioni, sia con amministrazione di destra che di centrosinistra, il fenomeno è in attuazione, in particolare la Toscana ha già introdotto la gestione dell’ERP con società per azioni, in molte province a capitale pubblico (Comuni) ma in alcune anche con presenza di privati.
In Lombardia mediante regolamenti della G.R. dal 2003 il patrimonio del comune di Milano è stato affidato in gestione globale a Romeo, Edilnord e Gefi (tutte S.p.A. private) ed esiste l’intenzione di fare gestire nello stesso modo gli alloggi ALER (Azienda pubblica) che a sua volta farebbe gestire praticamente i servizi e manutenzioni a società miste.
Gli alloggi del comune di Napoli, come quelli del Comune di Roma, sono gestiti dalla Romeo S.p.A., mentre gli alloggi dell’IACP e ATER dei rispettivi comuni sono ancora gestiti dagli stessi in modo forse migliore che quelli di proprietà comunale.
Anche nelle altre regioni, pur essendo rimasta la proprietà all’ATER e IACP c’è l’indirizzo di privatizzare la gestione dell’ERP.
E’ opinione comune la necessità di difendere le proprietà collettive da processi di privatizzazione e alienazione. Occorre una legge che sancisca la indisponibilità di tutti i beni e servizi sociali. Proponiamo di impedire, come è avvenuto nelle Marche, la trasformazione dell’ERP sociale a scopo di profitto e speculazione sulla pelle degli assegnatari con manifestazioni e propaganda sulla stampa e tv coinvolgendo i partiti e movimenti di sinistra. Proponiamo anche la lotta per unificare la gestione pubblica di tutto il patrimonio di ERP e che siano effettuate politiche di edilizia pubblica finanziate a livello nazionale e della Comunità europea. Per quanto riguarda la regione Toscana, dove la gestione dell’ERP è effettuata da S.p.A. occorre cercare di tornare alla gestione pubblica impedendo l’ingresso dei privati nei soggetti gestori.
2) Aumento offerta edilizia pubblica
Tutti d’accordo nell’evidenziare che in seguito agli alti canoni e prezzi d’acquisto di alloggi privati è indispensabile aumentare l’offerta di abitazioni pubbliche, perciò occorre bloccare le privatizzazioni, incrementare e qualificare il patrimonio di ERP portandolo in breve tempo almeno a livello della media europea sia con acquisti di nuovi immobili che con recuperi e ristrutturazioni anche di patrimoni privati non utilizzati o dismessi. Occorre inoltre una legge nazionale che stanzi fondi per l’ERP che derivino dalla fiscalità generale. Si ritiene necessaria una campagna di sensibilizzazione per l’acquisto e recupero alloggi privati da destinare all’ERP.
L’autorecupero da parte degli inquilini è considerata una esperienza positiva, auspicabile e da sostenere ma per rilevanti investimenti è necessario anche l’intervento pubblico.
Nelle nuove costruzioni occorre imporre alle imprese la cessione di una parte degli alloggi per la destinazione all’edilizia residenziale pubblica.
Auspichiamo nuove forme di finanziamento dell’ERP tra cui i contratti di quartiere, i piani urban e altri tipi di finanziamenti della Unione Europea. Anche le manutenzioni straordinarie dovrebbero essere finanziate come le nuove costruzioni.
3) Assegnazione alloggi
Occorre sconfiggere la tendenza di dare l’incarico di formare le graduatorie per l’ERP ad organismi esterni e/o a soli tecnici senza controllo da parte dei sindacati. Rivendichiamo la presenza dell’ U.I. e delle altre associazioni degli inquilini in tutte le commissioni casa. Occorre contestare il metodo ISEE per il calcolo dei redditi d’accesso all’ERP, redditi da elevare di una percentuale variabile da regione a regione.
Suggeriamo di tenere conto anche delle fonti di reddito, cioè del numero dei percettori di reddito. Per le detrazioni dei familiari a carico la Lombardia e la Campania sostengono che bisogna elevare la quota di detrazione da 1 a 3 milioni di lire come in Toscana.
Lo sfratto per morosità, se derivato da riconosciuta indigenza deve essere assimilato a quello per finita locazione per l’assegnazione del punteggio in graduatoria.
4) Canoni
Devono essere uguali in tutta l’edilizia pubblica in rapporto allo stato e della superficie dell’alloggio, all’anno di costruzione, alla presenza di servizi accessori (ascensore, giardino, garage ecc.), ma anche della situazione economica e sociale degli assegnatari, cioè con canoni rapportati alla capacità economica degli inquilini. Occorre, inoltre, che agli assegnatari meno abbienti venga concesso un contributo per servizi se questi gravano più di una certa percentuale sul reddito.
5) Manutenzioni
E’ un grave problema generalizzato, specie nei vecchi immobili che sono la maggioranza dell’ERP. La scusa della proprietà e dei gestori di non fare manutenzioni necessarie è la mancanza di fondi, sostenendo che per farle bisognerebbe aumentare adeguatamente gli affitti. Tale linea (avallata dai sindacati confederali) va contestata fermamente evidenziando che molte delle entrate da canoni servono per pagare gli alti stipendi dei dirigenti, per spese di rappresentanza e collaborazioni esterne, evidenziando che una parte dell’affitto, per legge, è destinata alle spese di manutenzione ma non viene tutta utilizzata a tale scopo.
In via eccezionale, quando la proprietà e gli enti gestori non effettuano le manutenzioni straordinarie dovute queste possono essere eseguite dagli assegnatari disposti a farlo scalando la spesa sostenuta dai canoni di locazione. Si propone che parte dell’ICI venga utilizzata per le manutenzioni dell’ERP.
In ogni caso occorre che vi sia un adeguato controllo dei rappresentanti degli inquilini sulla gestione dei lavori e dei fondi per le manutenzioni.
Se ben fatta, è auspicabile anche l’autogestione dei servizi e manutenzioni ordinarie comuni.