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Gaza -Israele-la strage. Manlio Di Stefano - M5S | Facebook - sulla guerra a Gaza. Un intervento ampio, circostanziato, da diffondere



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Presidente.
Ministro Mogherini.
Noi oggi parleremo di attualità, non perché la storia del conflitto
israelo-palestinese non ci interessi, tutt’altro, ma perché è lì che le
due parti cercano ognuna le proprie scuse.

Da 22 giorni, il quarto esercito più evoluto al mondo sta bombardando
con ogni mezzo e tecnologia a sua disposizione un’area di 360 chilometri
quadrati con un milione e ottocentomila persone al suo interno colpendo,
scientificamente, case, scuole, acquedotti, rete fognaria, campi
coltivati e TV di stato.

Dall’altra parte un esercito di paramilitari reagisce sparando razzi
che, fortunatamente, sono regolarmente intercettati dal sistema di
difesa israeliano Iron Dome.

Ma perché succede tutto questo?

Due cause.

Quella storica risale all’origine stessa del movimento sionista ebraico,
un movimento che, per definizione, si configura di stampo religioso ed
etnico e si fonda, quindi, sull’esclusività del popolo ebreo in un’area
geografica, a danno delle altre etnie religiose presenti.

La conseguenza diretta si manifesta, da parte del Governo israeliano,
con colonie illegali, muro di segregazione ed embargo. Tutte situazioni
condannate dall'ONU con oltre 80 risoluzioni.

L’altra motivazione dello stato attuale di cose, quella contemporanea, è
legata a doppio filo con l’approvvigionamento energetico.

Ecco qualche elemento chiave a riguardo:

1999: l’Autorità Nazionale Palestinese sigla un accordo con British Gas
Group per la gestione dei giacimenti di gas Marine 1 e Marine 2. Israele
si vede quindi costretto, suo malgrado, a dipendere da Hamas. Così nel
2007 il governo approva la proposta del vicepremier israeliano Ehud
Olmert per l’acquisto di gas dall’ANP per quattro miliardi di dollari.
C’è chi però non vuole che i proventi vadano ad Hamas così, il 27
dicembre 2008, l’operazione Piombo Fuso scatena l’inferno aGaza e si
blocca tutto;

2009 e 2010: vengono scoperti gli enormi giacimenti gassiferi Tamar e
Leviathan entrambi contesi tra Israele, Libano e Palestina;

2014: a gennaio Abu Mazen incontra Putin a Mosca e sei mesi dopo, con
l’accordo sul governo di unità nazionale e quindi con Hamas, stava per
affidare lo sfruttamento dei giacimenti alla russa Gazprom. Dieci giorni
dopo, a Hebron, vengono rapiti e poi uccisi i tre studenti ebrei.
Scoppia nuovamente l’inferno con l’avvio dell’offensiva israeliana
“Margine di sicurezza” e la conseguente interruzione della trattativa
con Gazprom.

Entrambe queste vie hanno un filo conduttore ovvero la volontà, da parte
del Governo israeliano, di annientare un gruppo nazionale, etnico,
razziale e religioso, attraverso l’attacco militare e la distruzione
delle strutture e dei beni necessari per svilupparsi.

In poche parole, secondo l’ONU, si tratta di genocidio.

Quindi, Ministro, lei è in questo ruolo da poco e le daremo fiducia ma,
di fronte a un genocidio programmato dal 1948 circa, lei non può, oggi,
dirci che il nostro Paese ascolta, valuta, ragiona e propone 5 punti per
la stabilità del Medioriente perché mentre voi ascoltate, valutate,
ragionate e proponete la lista dei morti trucidati in Palestina tocca
quota 1050 di cui oltre il 75% civili e tantissimi bambini e donne.

La vostra visione della politica estera italiana è quella di un
cittadino che vede un pugile prendere a pugni una vecchietta per strada
e alza le mani dicendo di non volersi intromettere, lo ritenete giusto?

No, questa è complicità col più forte.

Ancor di più se consideriamo che uno dei due guantoni, al pugile, lo
forniamo noi dato che l'Italia è il secondo fornitore europeo di armi
leggere ad Israele.

Ecco, con questo vostro ipocrita modo di governare voi rendete tutti i
cittadini italiani complici inconsapevoli del sangue versato da oltre
7500 palestinesi e 1000 israeliani solamente negli ultimi 14 anni.

Per non parlare dell'incoerenza che il vostro comportamento ha con il
nostro spirito di cooperazione internazionale riconosciuto nel mondo.

Infatti, Ministro, lei sa che poco più di una settimana fa l'esercito
israeliano ha smantellato l’asilo "La Terra dei bambini", fiore
all'occhiello della nostra cooperazione internazionale. Un centro per
l’infanzia costruito con fondi italiani.

Ministro, era un servizio a dei bambini, esattamente come la scuola
dell'ONU a Gaza bombardata senza misericordia alcuna dall'esercito
israeliano.
Altro che diritto alla difesa. Aggressione spudorata!

Con quale coraggio ci venite a parlare di dolore e strazio
nell’assistere a queste scene quando poi, il 23 luglio, in seno alla
commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite vi siete astenuti sulla
risoluzione che chiedeva una commissione d’inchiesta indipendente per
indagare su tutte le violazioni del diritto internazionale e del diritto
umanitario da parte del Governo israeliano?

Persino la Cina ha votato a favore ma voi no.

Persino in Israele sono sempre di più gli israeliani oppositori del
Governo Netanyahu, sempre di più sono i disertori che scelgono la galera
alla violenza, sempre più alta si alza la voce del movimento
internazionale degli ebrei ortodossi antisionisti.

Ma voi no, voi non potete deludere l’alleato israelo-americano.

Ripeto, il vostro non è immobilismo, è essere complici di un massacro.

Quello che mi dispiace, Ministro Mogherini, è sapere che Lei, in fondo,
la pensa come noi, ci dimostri che Lei può agire liberamente senza
dottrina di partito e, soprattutto, non dipendendo dalle lobby che lo
alimentano.

E allora io oggi le racconto cosa farebbero al suo posto dei cittadini
liberi nelle istituzioni.

Il M5S le propone due strategie.
La prima, a breve termine, serve esclusivamente per cessare il fuoco:

1. Richiamo immediato del nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria
Talò;

2. Interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a
partire da quello militare dato che, in barba alla legge 185/90 secondo
cui non possiamo commerciare armi con Paesi in conflitto o che violano i
diritti umani, gli vendete armi per quasi 500 milioni di euro l’anno;

3. Interruzione degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora
Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata.
Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione
gazawa.

La seconda strategia, a lungo termine, è finalizzata al rispetto delle
risoluzioni ONU e dei più elementari diritti umani:

1. Stop agli accordi commerciali con le aziende israeliane operanti
nelle colonie. Se un territorio è considerato abusivo, illegale, allora
un Paese civile come dovrebbe essere il nostro non può farvi accordi;

2. Emanazione di nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti
israeliani in modo tale da bloccare l'importazione di quelli provenienti
dalle colonie illegali;

3. Revisione degli Accordi euromediterranei del 1998 che abbattono i
dazi per l’export israeliano senza distinguere se il prodotto è di
colonia o meno;

4. Risarcimento economico ai donatori di aiuti umanitari distrutti da
Israele o Hamas. Non è tollerabile che soldi nostri, dei cittadini
italiani, siano sprecati impunemente;

5. Revisione del diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’ONU.
Non è equo che, a parità di risoluzioni violate, alcuni stati siano
sanzionati e altri no in base all’amicizia con uno tra Stati Uniti,
Russia, Cina, Regno Unito e Francia.

Come vede, non si tratta solo di soluzioni politiche - dato che quelle
hanno sempre fallito sotto il ricatto, assolutamente da superare, della
strumentale correlazione tra Governo d’Israele, sionismo e antisemitismo.

Si tratta soprattutto di soluzioni giuridiche perché, riconoscendo lo
Stato di Israele, gli abbiamo concesso dei diritti ma dobbiamo
pretendere anche dei doveri rispetto al diritto internazionale che non
sono derogabili in nome della storia.

Se il Governo israeliano sceglierà di non rispettarli, semplicemente,
non avrà più nulla a che fare con l’Italia perché ilnostro Paese ha
tanti difetti sì, ma gli italiani non vogliono più sporcarsi le mani di
sangue innocente.

Queste sono le nostre proposte, Ministro Mogherini, siamo pronti a
confrontarci per sapere cosa ne pensa.

Siamo nel semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, ma anche
l’Europa sembra non avere una posizione sulla questione
israelo-palestinese, così come sull'Ucraina e sui nostri fucilieri di
marina Latorre e Girone.

Avremmo l’opportunità di dare una svolta concreta ad una storia lunga
100 anni ed invece tutto tace, si assiste impassibili all’escalation di
violenze, l’interesse unico sembra sempre lo stesso, il gas, le energie
fossili ed il commercio di armi.
Questa è la vostra real politik, ma non la nostra.

Il M5S oggi, sul Medioriente, vi ha presentato proposte concrete, come
mai si era visto in questo palazzo, il mio collega Carlo Sibilia ve le
sta portando stampate.

Se siete in buonafede, come dite, provate a risponderci nel merito.
Chiudo, Presidente, citando Vittorio Arrigoni, giovane reporter e
attivista italiano rapito e ucciso da terroristi a Gaza che, scrivendo
proprio sul silenzio internazionale diceva:

“Faranno il deserto e lo chiameranno pace. Il silenzio del «mondo
civile» è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città
come un sudario di terrore e morte”.

Noi non vogliamo più stare in silenzio.




Data notizia04.08.2014

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