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ENPAM: Unione Inquilini non firma accordo su rinnovi contrattuali


COMUNICATO

 

L’UNIONE INQUILINI NON FIRMA ACCORDO SULL’AUMENTO DEGLI AFFITTI NELL’ENPAM

 

Il 31 gennaio, insieme agli altri sindacati inquilini ci siamo incontrati presso la sede dell’ENPAM per discutere il rinnovo degli accordi per i rinnovi dei contratti di locazione.

E’ bene precisare che le altre parti si erano già incontrate nel mese di dicembre. L’Enpam non ci aveva convocati perché non avevamo firmato l’accordo relativo alle vendite degli immobili e, quindi, non eravamo “degni” di sederci al tavolo.

La riunione è iniziata con la distribuzione delle due bozze di accordo, quella nazionale e quella per l’area metropolitana di Roma. Il presidente Oliveti ci ha subito salutato firmando la bozza dell’accordo dicendo che tanto se si faceva qualche modifica si cambiavano le altre pagine e non l’ultima.

In sostanza l’accordo ricalca quelli passati, vale solo per i rinnovi dei contratti non a canone libero; i canoni sono stabiliti aggiornando secondo l’indice ISTAT maturato su quelli del precedente accordo. L’unica differenza sta nella clausola sociale con l’applicabilità della stessa a tutti gli inquilini con un reddito ISEE inferiore a € 42.000,00, anche se prodotto da lavoro autonomo (prima lo sconto sul canone era riservato solo a chi aveva redditi da lavoro dipendente o pensione inferiore a tale limite).

All’inizio della discussione dell’accordo nazionale, l’Uniat ha chiesto di alzare dal 15% al 20% lo sconto per chi ricade nella clausola sociale; come Unione Inquilini ci siamo associati, chiedendo che venisse prevista l’applicazione del canone sociale non solo in fase di rinnovo del contratto ma anche se nel corso della locazione c’era una diminuzione di reddito.

Si è accesa una discussione in cui il Sunia si è schierato contro le nostre proposte, anche se giustificandolo con un atteggiamento realistico rispetto a quello che si poteva ottenere.

L’Enpam ha rilevato che l’aumento dello sconto era insostenibile economicamente e, tutte le misure richieste non salvaguardavano la redditività degli immobili, non tanto ora ma dopo l’eventuale vendita, riducendo, conseguentemente, le possibilità di cessione a terzi dell’invenduto perché poco redditizio.

Una tesi sicuramente non condivisibile ma che ha trovato solo la nostra opposizione. L’Uniat si è ritirata dalla proposta di aumento dello sconto del canone per chi rientrava nella clausola sociale; il Sunia ha aggiunto che l’importante  è firmare un accordo e che non si poteva ottenere di più, anzi stavamo perdendo tempo e che, se non volevamo firmare, potevamo andarcene; il Sicet non ha detto nulla su nessun argomento.

Come Unione Inquilini non crediamo che sia una politica sindacale degna di questo nome la pratica concertativa che porta a scambiare il riconoscimento del ruolo del sindacato a discapito dei contenuti che riguardano gli inquilini. E’ questa la vecchia pratica della concertazione che  fa dei sindacati una mera appendice dei desideri delle controparti padronali. Forse, in questa rincorsa ad accodarsi alle richieste della controparte, non è estraneo l’interesse ad essere partner privilegiati nelle dismissioni immobiliari.

L’Unione Inquilini ribadisce una posizione politica netta: attraversiamo la più profonda crisi economica e sociale dal dopoguerra e siamo in piena recessione, anche nel comparto edilizio.

In questa situazione, una revisione degli affitti può prevedere solo una coerente revisione verso il ribasso e, in particolare, rispetto alle fasce medio basse di reddito.

Una lievitazione, anche se mascherata “tecnicamente” rispetto agli incrementi ISTAT, non ha senso né sociale né economico e, ripetiamo, non è neanche in linea con l’andamento generale del mercato.

Noi non siamo d’accordo con questo modello concertativo per cui quando il mercato tira, la corsa al rialzo non può essere fermata e, quando siamo in recessione, invece di ridurre, al massimo, ci fanno la concessione di aumentare  un po’ di meno.

Non ci stiamo a questo gioco, in cui le regole non valgono per tutte e due le parti allo stesso modo e in cui alla fine chi perde sono sempre gli inquilini

       In conclusione l’accordo Enpam l’hanno firmato i sindacati che hanno scelto di rimanere subalterni alle logiche padronali, mentre a noi resta il compito di far ripartire un movimento tra gli inquilini per chiedere con forza la diminuzione dei canoni di locazione anche attraverso la revisione degli accordi territoriali.

                                                                            La delegazione trattante dell’Unione Inquilini




Data notizia17.03.2015