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Roma: contributo al dibattito congressuale scritto e inviato da Rudy e dall’associazione “i blu” che sono i promotori dell’occupazione del palazzo Acea di Via Tor de Schiavi a Roma


CONGRESSO  UNIONE  INQUILINI

 

1.       L’occupazione come soluzione al bisogno primario di un alloggio

L’occupazione di Via Tor de’ Schiavi, 101, nasce come tutte le occupazioni, dall’impossibilità di larghe fasce di popolazione di poter accedere a un alloggio.  Costi proibitivi degli affitti, tempi interminabili per l’assegnazione degli alloggi popolari.  E’ bastato mettere insieme le forze, aggregare persone per bene ma disperate e cominciare a discutere sul da farsi.  L’appoggio di alcuni circoli di Rifondazione, la collaborazione con l’associazione I Blu ha garantito quel minimo di aggancio alle istituzioni e alle conoscenze del territorio affinché il progetto potesse prendere piede.

2.       La scelta di un partner affidabile come Unione Inquilini

Il primo passaggio è stato quello di affiancarsi a un sindacato, storico, competente, in grado di fornire tutte le informazioni necessarie, evitare errori irrimediabili, accedere alle facilitazioni normative, garantire una qualche copertura istituzionale nei confronti delle autorità precostituite.  Un conto è che ad occupare uno spazio privato siano 60 sconosciuti provenienti dalle più svariate parti del mondo, un conto è che a farlo siano le stesse persone accompagnate da un sindacato e da un partito anche se non di area governativa.

Rispetto alle tante realtà associative per il diritto alla casa, l’Unione Inquilini dava maggiori garanzie per portare avanti una lotta non estrema, adeguata alle condizioni familiari (presenza di bambini e anziani) che caratterizzavano il gruppo occupante.

3.       La ricerca di edifici lasciati al completo abbandono

La ricerca è stata la più libera possibile. Ogni aspirante occupante si è messo alla ricerca di un posto adeguato.  Dopo due settimane il posto era trovato e l’occupazione poteva partire

4.       La scelta dello strumento dell’autorecupero

Le condizioni dello stabile occupato non permettevano la vivibilità delle singole famiglie.  La scelta di modificare e bonificare gli ambienti è stata la sola scelta possibile.  Dalla necessità di apportare modifiche alla struttura, al progetto di auto recupero, il passo è stato breve, anche per la possibilità di utilizzare le competenze di Fabio Alberti, amico dell’occupazione ed esperto di auto recupero.

Con Unione Inquilini si è cominciato allora a studiare la possibilità di inserire il progetto all’interno delle politiche del Comune per l’abitare.  Da quanto emerso dalle riunioni con il governo capitolino è parso fin troppo evidente che i progetti per l’autorecupero sono di fatto bloccati per mancanza di risorse ma anche di volontà politica.

E’ stata quindi lanciata l’idea dell’autorecupero autofinanziato.  Gli occupanti intendono fare da se’.  Hanno progetto l’autorecupero e se lo stanno pagando con i loro averi.  La richiesta all’istituzione locale è solo quella di dare legittimità al percorso, a costo zero per le casse comunali, e, in un secondo tempo, regolarizzando il rapporto giuridico attraverso il riconoscimento al Comune di un canone a costo calmierato.

5.       Il consolidamento dell’occupazione attraverso il rapporto con la comunità circostante

E’ stato subito ben compreso da tutte e tutti che la riuscita dell’occupazione sarebbe stata possibile solo in concomitanza con un rapporto non conflittuale con il vicinato.  Tanto è stato fatto in questo senso.  Da subito è stato affisso un manifesto e distribuito e buchettato volantini per spiegare le ragioni degli occupanti, come sarebbe cambiato il luogo, quali conseguenze avrebbero interessato il quartiere.

Si è passati nelle settimane successive a organizzare eventi e ad intrecciare rapporti con le associazioni del quartiere.  Il corretto comportamento degli occupanti ha ben disposto gli abitanti della zona, che hanno digerito l’occupazione senza che mai si verificassero episodi di frizione.  Questo è stato un punto decisivo per il rafforzamento dell’occupazione.  Il buon rapporto con il vicinato si è dimostrato elemento dirimente per la riuscita dell’occupazione.  Niente allarme sociale, niente richiesta di sgombero.

 

6.       La sindacalizzazione degli occupanti nel rafforzamento del rapporto con l’Unione Inquilini

L’evoluzione dell’occupazione ha portato con se’ una crescita della coscienza politica di ciascuno.  L’abitudine alle riunioni e al confronto anche con soggetti della politica e del sindacato, ha maturato tra gli occupanti un impegno sociale che va oltre al perseguimento del proprio livello di benessere, ma che viene posto al servizio dei bisogni collettivi di altre persone con analogo disagio.  E’ così che da Via Tor de’ Schiavi, 101 viene il sostegno attivo ai picchetti anti-sfratto, alle manifestazioni per il diritto all’abitare, l’impegno dentro le iniziative del sindacato Unione Inquilini.

Il mio impegno, come animatore del gruppo di occupanti è quello di proseguire nel rapporto con Unione Inquilini portando l’esperienza positiva dell’occupazione.

 

 




Data notizia24.03.2015