Verrà il disgelo? Certamente. L’immagine è nevosa ed è anche pioggia ghiacciata: è la transizione trasposta sulla vera politica e non solo per quella italiana
Verrà il disgelo? Certamente.
L’immagine è nevosa ed è anche pioggia ghiacciata: è la transizione trasposta sulla vera politica e non solo per quella italiana.
Ha ragione chi afferma (ieri notte lo scaltro Verdini da Formigli a La 7) che il mondo è definitivamente cambiato e ci si scanna su tariffe incentivi blocchi riarmi e ogni vertenza ha questo segno. Altro che “inciuci”!
Che cos’è allora il disgelo? Può essere burrascoso ma cambia parecchio: è l’avvio verso un nuovo assetto. Sarei indotto a continuare con una specie di prosa poetica; mi devo contenere. Eppure mi sento contagiato da un altro, da un vitale Beppe Grillo, che lucidamente s’arrabbia per l’ignoranza di chi va per percezioni e non studia le tendenze e nelle tendenze non interviene.
In queste ore si discetta sulle fonti teoriche dei Cinque Stelle moderati (Di Maio): sarebbero i due premi Nobel per l’Economia, Stirglitz e Krugman, da alcuni detrattori furbeschi (David Parenzo stamattina) etichettati come liberisti di sinistra! Ma che vuol dire?
Stiglitz indicava nell’ignoranza “la tara dei fautori del fondamentalismo del mercato”. Ma era il 2002 e sei anni dopo di ben altro si trattava e Stiglitz stesso era costretto ad andar oltre alle raccomandazioni! Costretti “quasi” tutti a imparare nella prassi.
Ripenso in queste ore alle mie “aspirazioni”: per un movimento convergente verso una economia più che corretta, meno che rivoluzionata, con un interclassismo nella trasformazione come quello che anni fa veniva esposto da Occupy Wall Street!
Ho usato in questi ultimi anni dei termini che danno il prurito agli ortodossi, che pare ignorino i meccanismi che rovesciano i precedenti, che definiscono reazionari i conservatori che difendono una media dignitosa esistenza. E si straparla ancora sul “centro” politico, che rimanda all’antica DC, e non si capisce che governare dal centro è oggi impresa durissima, è uno spazio sociale nella quale le classi si scindono e si riaggregano, sono i conflitti tra chi esporta e chi produce per il mercato interno, tra chi sperimenta e chi protegge il proprio ambito vitale; ma sono conflitti e interlocuzione. Per andare fino a che punto? Si sa “per che cosa”, mentre son definiti solo alcuni strumenti.
Riflettete su quello che ci insegna, ora dopo ora, una vertenza totale: proviene dalla provincia torinese e procede con scatole cinesi all’incontrario: è l’Embraco. Schizza in Slovacchia, impatta in Brasile, risale agli USA, si allarga a tutta la filiera di un gruppo globale; Calenda non fa comizi, in queste ore è al ministero, Taviani telefona al capo di Whirlpool; non dico che è il cannone della rivoluzione; è solo un test globale.
E qui mi accingo a chiudere, perché suggerire è meglio che guidare; lo faccio ripescando da un “libretto” un passaggio che sembra ovvio non lo è. Ve lo propongo anche per questa vigilia:
“ Tutte le idee che si basano sull’immobilismo, il pessimismo, l’inerzia e la presunzione sono erronee. Sono erronee perché non corrispondono alla realtà storica dello sviluppo della società umana (…) né alla realtà storica della natura per quello che di essa conosciamo fino al ora…”
E’ di Mao Tse Tung, dall’intervento alla prima sessione della III Assemblea Nazionale del 21-22 dicembre 1964.
Arrivederci tra qualche giorno! V. S. 2 marzo 2018