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Estate afosa e temporalesca: di che si tratta?


Vuol dire che il fronte è mobile, tra fratture, congiunzioni e apparenze. La politica è anch'essa una miscela scomposta nella quale le soggettività di casta, per innervare la sua resilienza, adoperano un armamentario spaventoso.

Calenda no. Ieri sera sul tardi esponeva a Bianca Berlinguer la sua traccia: non lo statalismo industriale ma una navigazione opportunista tra contendenti. Ha citato il caso Tim-Telecom: battuta la cordata Vivendi (francese) grazie allo sbarco azionario di un fondo americano; e prima ancora era ricordata l'Alcoa per l'alluminio. Quale linea? Quella mobile, tutta interna però al villaggio globale. E allora, lo Stato per che cosa? Un traghettatore per un liberismo più conveniente. Questa è del resto l'essenza del patto Calenda/Bentivogli. Adeguato?   Questo è il dilemma, affrontato nella proposta di politica industriale dall M5S, che affidava un ruolo propulsivo indipendente allo Stato; questa la sfida rappresentata nel mai-nato Governo Conte dal ruolo di Di Maio come ministro dello sviluppo economico e del lavoro con l'ostilità dichiarata di non tutta la Confindustria.

Dovremmo dunque demistificare lo scontro in atto: c'è di tutto; il potere sugli apparati dello Stato e una divaricata loro funzione e ovviamente i collegamenti internazionali.

Insomma, Calenda è anche Renzi ma nella variante Gentiloni; Di Maio è anche Macron nella variante Savona. E insieme rappresentano la riflessione sul possibile in una intera fase: in fondo era questo il terreno comune del naufragato accordo con il PD.

Purtroppo - ma è nella natura degli umani - ci sarà ben altro nel truogolo della campagna elettorale, e lo si è purtroppo verificato nel suo avvio con lo scenario a tinte fosche evocato dal presidente Mattarella per giustificare il rigetto del governo giallo-verde.   

Esagerazioni, si direbbe, di altri tempi; ma qualcuno ha già recuperato il 18 aprile del 1948, altri la Marcia su Roma, e dal PD si propone il fronte repubblicano contro le destre, mentre i giallo-verdi si oppongono ad un colpo di stato ... e infine c'è l'Anpi che sta innalzando qua e là le sue gloriose bandiere. Ci sarà di tutto, in un profluvio di micidiali fuochi artificiali.

Appunto, micidiali.

 

"Ed io speriamo che me la cavo" (1)

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(1)  "Io speriamo che me la cavo" è un film del 1992 diretto da Lina Wertmüller e interpretato da Paolo Villaggio. Il film è tratto dall'omonimo libro di Marcello D'Orta.

 

 

V. Simoni. 29 maggio 2018.   




Data notizia29.05.2018