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Unione Inquilini: lettera su proposta Piano Casa - Ministro Di Maio - inviata dal Segretario Nazionale Unione Inquilini al Ministro del lavoro e dello sviluppo economico in merito alla anticipazione alla stampa di un Piano casa che sarebbe allo studio del Ministro Di Maio


Unione Inquilini

Segreteria Nazionale
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Tel 064745711

                                                                                                       Roma 29 luglio 2019  

Al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico
Luigi Di Maio
c/o Ministero del lavoro e Ministero dello sviluppo economico

Oggetto: Piano Casa

Egregio Ministro Di Maio,

abbiamo letto con interesse una Sua dichiarazione nella quale annunciava: “Un nuovo Piano Casa che prevede di ricostruire e ristrutturare 600mila alloggi già esistenti e abbandonati per destinarli a giovani coppie, single, famiglie a basso reddito. Sono previsti 4 miliardi per 20 anni, per un valore di 80 miliardi di investimenti. Si tratta di edifici già esistenti e mappati. Si evita altro consumo di suolo. Parteciperà Cdp (Cassa depositi e prestiti) che ha fondi per housing sociale, Inail che si occupa di edilizia convenzionata e ci saranno contributi statali per edilizia abitativa”.

Tale notizia ha una portata strutturale, ma non ci è chiarissima la tipologia abitativa che si propone. A quanto abbiamo avuto modo di leggere si tratterebbe di un intervento di tipo social housing con partecipazione pubblica a progetti e programmi di privati per ricostruire e ristrutturare immobili da destinare a canone agevolato/convenzionato.

Se così è riteniamo che si tratti di una proposta che non coglie il fabbisogno reale che è composto certamente da famiglie a basso reddito ma che solo in parte, e non certo nella sua quota maggioritaria, trarrebbero benefici da canoni agevolati che oggi come oggi sono elevati per famiglie come dice Lei a basso reddito.

Lei che è anche Ministro del lavoro conosce assai bene, purtroppo, i livelli degli stipendi dei lavoratori italiani e conosce altrettanto bene i tipi di lavoro precario che vengono offerti ai giovani e a coloro che hanno perso il posto di lavoro.

I dati ci dicono che in Italia abbiamo certamente bisogno di abbassare il livello complessivo dei canoni di locazione e in tal senso un intervento che aumenti l’offerta di alloggi a canone agevolato può portare benefici. Ma c’è un ma.

Le priorità che vengono dalle aree metropolitane e dai comuni, anche quelli medi e piccoli, non riguardano solo la richiesta di unità immobiliari a minor costo rispetto ai livelli del mercato libero, ma sono quelle dettate dalle fasce povere, ovvero quelle che possono trovare una risposta al proprio disagio abitativo solo potendo accedere a case di edilizia residenziale pubblica a canone sociale.

Questo ci viene dal fatto che in Italia oggi almeno 600.000 famiglie (esattamente quante le case previste dal suo Piano Casa) sono collocate nelle graduatorie e queste possono sostenere solo il pagamento di canoni sociali rapportati al reddito.

Ogni anno circa 55/60.000 famiglie che vengono sfrattate con sentenza motivata al 90 per cento da morosità (derivanti proprio da licenziamenti, cassa integrazione, forme di mobilità che producono riduzione del reddito, lavoro precario e povero).

Ogni anno circa 30.000 famiglie vengono sfrattate con l’ausilio della forza pubblica.

Le recenti cronache di sgomberi avvenuti e programmati a Roma, ma che non investono solo la città di Roma, derivano dalla disperazione di migliaia di famiglie che spinte dalla precarietà abitativa e dalla precarietà lavorativa sono costrette perfino a ricorrere ad atti illegali, quali formalmente sono le occupazioni, ma queste sono l’effetto, non la causa,  della mancanza di politiche abitative strutturali, finalizzate all’aumento della disponibilità di alloggi a canone sociale, che hanno escluso ed escludono tante famiglie dal diritto alla casa.

Le occupazioni sono figlie della incapacità da parte dei Governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni, ma anche di Regioni e Comuni, di approcciare alla questione casa a partire dal fabbisogno reale, abbandonando l’idea che il mercato possa esso stesso essere promotore salvifico della situazione.

Lei Ministro afferma che si tratta di edifici inutilizzati già mappati e per i quali sarebbe possibile recuperarli avendo la possibilità di una cospicua dote finanziaria pari a 4 miliardi l’anno.

Non ci è dato sapere né chi ha stilato la mappatura alla quale fa riferimento, né dove sia queste elenco di immobili inutilizzati, né da dove derivino le enormi risorse economiche alle quali fa riferimento.

Noi riteniamo che serva nel nostro Paese un “Piano casa” che sia strutturale e che tenda a rispondere efficacemente al fabbisogno reale a tutti i suoi segmenti.

Noi temiamo che quello da Lei prospettato non sia un Piano casa esaustivo in quanto sembrerebbe rivolgersi solo ad interventi di privati. Quel social housing che nelle esperienze reali spesso è stato oggetto di inchieste da parte della magistratura, e che troviamo oggi, anche, parzialmente sfitto.

Altra cosa sarebbe un “Piano casa” che prioritariamente si rivolga alle famiglie collocate nelle graduatorie (che solo canoni sociali possono pagare), ma anche alle famiglie che non possono accedere al mercato, che possono trovare giovamento da una offerta di alloggi a canone agevolato, cosi come parzialmente all’acquisto convenzionato.

Un “Piano casa” o ha il respiro sopra descritto o diventa un regalo, inutile ai privati, anche se basato sul non consumo di suolo, che non risolve le questioni.

Per esempio noi vedremmo con favore, un Piano Casa articolato e basato su tutti i segmenti del fabbisogno: destinando la maggioranza delle risorse e degli immobili inutilizzati a recuperi e ristrutturazioni o anche autorecuperi, da  destinare all’edilizia residenziale pubblica a canone sociale, destinando una quota minore  per social housing ad affitto agevolato che veda la partecipazione degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica, tenuto anche conto che gran parte degli immobili abbandonati sono pubblici.

Le valorizzazioni che sono anche nel programma di governo possono avvenire in vario modo e le segnalo che esiste anche una valorizzazione sociale degli immobili inutilizzati, che può diventare un grande ritorno economico, sociale e occupazionale quando diventa bene comune e serve per affrontare le questioni centrali e le criticità nel nostro Paese a partire dal disagio abitativo che è una di queste.

Invece le presunte valorizzazioni che affrontino la questione abitativa con le modalità del ricorso ad un intervento di fatto privato i cui effetti negativi sono risultati negativi e sono sotto gli occhi di tutti ci consegnerebbero uno status quo e forse un ulteriore aggravamento delle condizioni abitative generali.

Ecco, ritenendo la sua proposta uno spunto da conoscere nel dettaglio e sulla quale aprire un confronto serio e approfondito sono a chiederLe di accordarci, unitamente alle altre sigle sindacali degli inquilini un incontro.

Nel ringraziare per la cortese attenzione, con l’occasione porgo distinti saluti

Massimo Pasquini
Segretario Nazionale
Unione Inquilini

Cell. 3475465566



Data notizia01.08.2019

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